Lettera aperta al Vescovo Mariano Crociata da parte dell’Organizzazione giovanile del Partito Comunista Sezione Thomas Sankara di Latina
Abbiamo letto con molta attenzione il messaggio da lei rivolto ai giovani, in particolare quando dice che noi giovani non dovremmo avere paura di “sfidare gli adulti”, che sarebbero i veri responsabili delle nostre difficoltà a costruirci un futuro dignitoso.
Ci sentiamo di rigettare in buona parte questa Sua analisi che riteniamo, così posta, lontana dalla realtà, in quanto fa di tutta l’erba un fascio, e che dovrebbe risolversi in un’unione di forze tra generazioni. Ma non è una questione d’età.
Se la disoccupazione giovanile si aggira intorno al 30% e l’abbandono scolastico sul 13,5%, l’ascensore sociale è praticamente annullato e le condizioni ambientali disastrose, a pagarne il costo saranno i giovani che provengono da famiglie povere o comunque modeste, di piccoli lavoratori. Non si possono accomunare le vittime ai carnefici di ieri, non si possono accomunare le persone che hanno cercato di cambiare il mondo alle persone che hanno represso, molte volte nel sangue, quelle istanze di cambiamento, chi ha dato la vita o la libertà per un mondo migliore con chi gliel’ha tolta: noi non ci stiamo a questo scontro generazionale.
Parafrasando Don Milani le diciamo che non vogliamo dividere il mondo tra giovani e adulti, bensì tra oppressi e oppressori tra sfruttati e sfruttatori: i primi sono la nostra generazione, i nostri padri, i nostri fratelli ,gli altri i nostri estranei.
Questa è la nostra parte, che è anche la parte dei nostri genitori, dei lavoratori e dei disoccupati che come noi fanno fatica a vivere dignitosamente in un sistema economico classista e oppressivo, che soffrono, oggi ancora di più, il divario economico, la mancanza di lavoro, lo sfruttamento sul lavoro, che vedono una società che toglie ai propri figli il diritto ad una istruzione vera, l’accesso alla sanità ed ai beni primari.
Dall’altra parte, ci sono gli oppressori, i veri responsabili di ieri di oggi e di domani, che si uniscono anche a livello generazionale. Concordiamo su una cosa: nulla potrà cambiare senza una presa di coscienza, collettiva, e l’impegno di ognuno di noi.