Sgominato il clan di Romolo, c’è un’informativa della Squadra Mobile che cristallizza due mondi immutabili: da una parte il sodalizio rom della città, dall’altro il gruppo che dal 2010 sopporta ed è temuto
Ci sono diversi passaggi nell’ordinanza firmata dal Gip di Roma Rosalba Liso, che ha concretizzato l’indagine “Scarface” negli arresti di molti appartenenti al clan retto dal bosso Romolo Di Silvio, in cui si fa menzione, prendendo spunto dai racconti dei collaboratori di giustizia e dalla attività di intercettazioni, a personaggi che non hanno alcuna origine rom.
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Si tratta, ad esempio, di Carlo ed Enzo Maricca: il primo individuato dal clan di Gionchetto come il mandante dell’autobomba contro Ferdinando detto il Bello Di Silvio (l’erede al trono stroncato dall’attentato); il secondo è il fratello del primo e pregiudicato per omicidio e tentato omicidio. Per quanto riguarda l’omicidio de Il Bello, sul quale la DDA ha concluso un’indagine che ad oggi pare sia su un binario morto proprio a carico di Carlo Maricca e altri, da alcune conversazioni captate in carcere, nei dialoghi tra il boss Romolo, il fratello Carmine e i loro visitatori, sarebbe stato Fabio “Bistecca” Buonamano a piazzare la bomba. Ipotesi già venuta fuori ma mai confermata del tutto.
Tuttavia ciò che viene cristallizzato anche in questa inchiesta si trova in una preziosa informativa della Squadra Mobile che fotografa un mondo criminale che, a Latina, è incastonato in due fazioni: da una parte i rom e i loro clan che si fanno anche la guerra ma che sanno stare insieme per necessità e potere; dall’altra il gruppo contro cui quei rom avevano sferrato un attacco a colpi di morti e gambizzazioni nel 2010, durante la guerra criminale pontina.
Senza ripercorrerne la storia – Ciarelli/Di Silvio contro il gruppo di Moro, Nardone e Marchetto (anche loro legati da parentele) – ci sono due funerali che fanno capire tanto. Due cerimonie religiose, che saccheggiate dal cinema per raccontare la mafia, assumono qui un ruolo decisivo per comprendere Latina.
“Di particolare rilievo investigativo – annotano gli investigatori della Mobile di Latina – appariva la circostanza che Costantino Di Silvio detto Costanzo l’unico appartenente alla famiglia Di Silvio in quel momento in libertà, accompagnasse il feretro per tutta la funzione, rimanendo al fianco dei figli Antoniogiorgio, Carmine “Porchettone”, i nipoti Roberto, figlio di Ferdinando detto Furt e Pasquale, fratello di Macù. Il successivo 23 novembre (anno 2020) i predetti Costanzo Di Silvio e Roberto Ciarelli venivano visti confabulare insieme a Piazzale Carturan, segno di una stabilità di rapporti”. Costanzo, fratello di Romolo, partecipa al funerale di Giacinta Spada, moglie di Antonio Ciarelli il capostipite del casato divenuto Clan. E lo fa perché, pur essendo un Di Silvio, il rapporto tra le due congreghe criminali si cementa in quei momenti. Proprio come al cinematografo o nei petali dagli elicotteri per il Padrino Casamonica.
Quasi nello stesso periodo, il 10 settembre 2020 – scrive nell’informativa la Squadra Mobile – “venivano celebrati i funerali di Erik D’Arienzo, figlio di Ermanno D’Arienzo detto Topolino, personaggio di spicco della malavita pontina: le esequie erano partecipate tra gli altri dai fratelli Maricca, Mario Nardone, Maurizio Santucci, Antonio Chinchio e Pietro Mazzucco, esponenti del cosiddetto gruppo rivale non rom”. Praticamente tutti coloro che nel 2010 il gruppo Ciarelli/Di Silvio voleva far fuori per il predominio del territorio.
Come noto, Erik D’Arienzo è il giovane, già coinvolto in fatti di spaccio di droga, ucciso a settembre 2020 e lasciato in fin di vita sul ciglio della strada all’altezza di Borgo San Donato. Per quell’omicidio, la Procura di Latina e i Carabinieri hanno stabilito che il responsabile è Fabrizio Moretto detto Pipistrello. Solo che il pipistrello, tre mesi dopo la morte di Erik, è stato freddato. Un’esecuzione impartita dal Tribunale della malavita.
“Non può sottacersi – concludono i detective della Squadra Mobile – la circostanza che questi due eventi (ndr: i funerali di Spada e D’Arienzo) non siano stati partecipati dai membri appartenenti al gruppo rivale, segno di una contrapposizione e rivalità tuttora esistente, figlia di tensioni e dissapori non ancora sopiti”.