Arresti a Sabaudia: gli operai dell’Ente Parco trasformati in operai del Comune di Sabaudia, tutte le responsabilità dell’appuntato Giuseppe Gianni Polidoro, padre del segretario personale del Sindaco di Sabaudia Giada Gervasi
Arrivate le dimissioni da parte del Sindaco Gervasi alla fine di una giornata lunghissima iniziata con un “Buongiorno” sulla sua pagina Facebook e finita con la dipartita politica, l’inchiesta di Procura e Carabinieri di Latina ha avuto la capacità di far emergere alcune accuse gravi a carico di alcuni Carabinieri Forestali in servizio all’Ente Parco.
Su tutte, le posizioni dei Carabinieri della Stazione del Parco del Circeo Alessandro Rossi, minacciato nel 2019 dal padre di uno dei concessionari di un chiosco a Sabaudia (l’uomo verrà poi condannato in primo grado nel 2020) e poi, rivelatosi, secondo l’inchiesta dei militari dell’Arma, come responsabile di corruzione. Un coinvolgimento nell’indagine che è stato festeggiato, insieme a quello degli altri, dal figlio dell’uomo che era stato arrestato per aver provato a dare fuoco all’Ente Parco, con tanto di lettere minatorie all’indirizzo del Comandante. Il figlio di Scavazza (questo il nome dell’uomo condannato in primo grado per tentato incendio e minacce a pubblico ufficiale) ha voluto esternare la sua gioia bevendo fresco spumante in spiaggia, rigorosamente a favore di telecamera e pubblicazione sui social conseguente.
Tuttavia, il caso che ha visto come protagonista il Carabiniere dei Forestali Gianni Polidoro (per lui disposto il divieto di dimora a Sabaudia e l’interdizione dal lavoro per 12 mesi) può essere semplificativo di quello che gli inquirenti chiamano “Sistema Sabaudia”. È forte il legame tra l’appuntato e il sindaco Gervasi poiché quest’ultima, all’interno del suo staff, aveva il figlio Stefano. Non solo concessioni balneari per cui Polidoro aveva particolare interesse, ma anche un episodio di peculato che vedrebbe come beneficiario il Sindaco, ormai dimissionario, Giada Gervasi. Secondo il Gip Castriota che ha firmato l’ordinanza che ha terremotato l’amministrazione della Città delle Dune, Polidoro avrebbe sfruttato la sua posizione di responsabile del Nucleo Operai Forestali dediti alla manutenzione del verde all’interno del Parco Nazionale del Circeo. L’appuntato si sarebbe servito più volte di mezzi e personale del proprio Corpo di appartenenza così da effettuare lavori non per conto dell’Ente Parco ma per quello del Comune di Sabaudia.
E in un caso il lavoro di manutenzione del verde sarebbe venuto a favore proprio del Sindaco Gervasi.
Uno dei Carabinieri Forestali intercettati, non indagato, lo dice a chiare lettere che gli operai del Parco: “Fanno solo lavoro per il Comune“. Il problema è che non potevano farli.
Le occasioni finite sotto la lente degli investigatori sono due: una si consuma il 7 febbraio 2020 in località Belvedere, l’altra, quattro giorni dopo: l’11 febbraio, infatti, in Via Caracciolo, gli operai del Parco eseguono lavori di potatura con l’automezzo militare e le attrezzature dell’Ente Parco in una via adiacente Via Oddone, dove risiede il Sindaco Gervasi. Peraltro in via Caracciolo, risiede proprio uno dei Forestali raggiunti dalla misura cautelare più dura: Angelo Mazzeo (domiciliari).
Ed è Polidoro a dire a Mazzeo: “Dove cazzo stai, io sto a casa tua a tagliatte le piante, sono venuto a fatte il lavoro…“. E Mazzeo di rimando: “Sei un grande Peppe“. Una pratica, quella di venire a tagliare le piante in via Caracciolo, con mezzi e personale dell’Arma, che, secondo gli inquirenti, era frequente da parte di Polidoro. Più un imprenditore che un appuntato dei Carabinieri, sottolinea il giudice per le indagini preliminari.
E proprio con Gervasi, Polidoro riassumeva tutti i lavori eseguiti tra Via Caracciolo e il Belvedere per conto del Comune di Sabaudia. “L’ho visto – diceva al telefono intercettata Giada Gervasi – è strepitoso!”. Un rapporto tra Forestali e Comune di Sabaudi che era di mutuo soccorso, tanto che il 12 marzo 2020 il Responsabile Lavori pubblici Bottoni liquidava tre fatture, tramite determina del Comune, per un importo di 7mila euro per acquisti in favore del Reparto Carabinieri Biodiversità di Fogliano: ossia il corpo dell’Arma per cui lavorano Polidoro, Rossi e gli altri Carabinieri coinvolti nell’inchiesta della Procura.
Ma il rapporto do ut des tra Comune e Carabinieri Forestali si esplicita anche in una delibera risalente al 2019 in cui si stanziavano 30mila euro in favore proprio dei militari. Epperò, come già accennato, questi ultimi erano a disposizione dell’Ente Parco, non dell’ente guidato fino a oggi 21 febbraio da Giada Gervasi. Un vero e proprio schema di accordo macchiato dall’ombra del peculato contestato a Polidoro il quale, secondo la Procura, tagliava l’erba al Comune di Sabaudia per ottenere benefici come, ad esempio, la mancata revoca della concessione balneare del chiosco della moglie “La Rosa dei Venti” sul lungomare di Sabaudia. “Appare più che verosimile affermare – sottolinea il Gip – che i lavori d manutenzione indebitamente eseguiti dal Forestale su commissione della Gervasi vadano ben oltre i due episodi di peculato contestati (ndr: Via Caraccciolo e Belvedere)”.
Non da meno l’attività dell’altro Carabiniere Forestale Angelo Mazzeo finito ai domiciliari. Secondo gli inquirenti, Mazzeo aveva a che fare con l’attività di manutenzione del verde privato tra Sabaudia e San Felice Circeo, in barba alle Linee Guida dell’Ente Parco (le aree sui cui si muoveva ricadevano nella competenza del Parco, con precisi vincoli paesaggistici), avendo “messo in piedi un collaudato sistema illecito fondato sullo scambio reciproco di favori con soggetti privati“.
L’appuntato della Forestale Mazzeo, in sostanza, “era solito proporsi ai ai privati, al fine di agevolarli nell’inoltro della richiesta di lavori e nel conseguente rilascio del nulla osta“. In cambio della velocizzazione delle pratiche, di regola più lente poiché sottoposte ai vincoli dell’Ente Parco, l’affidamento dei lavori di potatura era ottenuto dall’amico Stefano Malinconico (indagato) della ditta “Paesaggio Urbano”. Uno, Mazzeo, procacciava, l’altro, Malinconico, eseguiva i lavori (regalando al primo come segno di riconoscenza anche capretto e salsicce): il tutto, sottolinea il Gip, “grazie alla connivenza del Comandante della Stazione Forestale di Sabaudia“: il Luogotenente Rossi destinatario delle minacce di Scavazza nel 2019 ma a cui, da oggi 21 febbraio, è vietato mettere piede a Sabaudia e lavorare nell’Arma.