HOTEL GANIMEDE: CHIESTO IL DISSEQUESTRO. CUSANI E GLI ALTRI VERSO LA PRESCRIZIONE

Hotel Ganimede
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Lottizzazione abusiva all’Hotel Ganimede: escusso il testimone dell’accusa nell’udienza presso il Tribunale di Latina

Ad essere ascoltato, davanti al giudice Fabio Velardi, l’architetto Micheloni, già consulente della Procura di Latina e principale testimone nel procedimento che coinvolge, tra gli altri, il Sindaco di Sperlonga Armando Cusani difeso dall’avvocato Panella, il vice Sindaco Francescantonio Faiola e l’imprenditore Antonio Pignataro, quest’ultimi due difesi dall’avvocato Vincenzo Macari.

L’inchiesta, che portò al sequestro dell’Hotel Ganimede nel maggio 2017, contesta il reato di lottizzazione abusiva vede sul banco degli imputati Faiola come amministratore unico pro tempore della società “Resort&hotels Sperlonga srl”, gestore dell’albergo in Via Ulisse, Cusani in quanto detentore della quota del 50% della predetta società e Pignataro che ha rivestito, anche lui, la funzione di amministratore della srl.

Oltre a loro, imputati nel processo, ci sono Antonio Faiola e Massimo Pacini, rispettivamente responsabili dell’ufficio tecnico urbanistico del Comune di Sperlonga nel 2008 e 2014 e firmatari degli atti contestati, i tecnici progettisti Luca Conte e Antonio Camerota, e i funzionari della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici Francesco Paolo Zannella e Giorgio Palandri, autori dei pareri propedeutici alle autorizzazioni comunali.

In base alla ricostruzione della sostituto procuratore della Procura di Latina Giuseppe Miliano, la struttura alberghiera è stata realizzata con permesso a costruire rilasciato nel 2008 ed incrementata con l’autorizzazione paesaggistica. Atti da ritenersi, secondo gli inquirenti, “illegittimi ed illeciti in quanto autorizzanti una volumetria pari a 4.125 metri cubi rispetto a 2.494 metri cubi (volumetria attribuita al lotto), incremento determinato dall’omesso computo di superfici coperte e chiuse su tre lati, del corpo scala del corpo di fabbrica delle camere, delle superfici dei porticati, nonché di un ulteriore incremento di volumetria pari a 285 metri cubi”. Si sarebbe trattato, anche secondo la consulenza del testimone escusso ieri, di un incremento complessivo di 1.631 metri cubi concorrenti progressivamente alla prosecuzione dell’attività lottizzatoria già commessa mediante l’adozione e l’approvazione del Programma integrato di intervento, approvato attraverso Accordi di programma nel 1999 e nel 2004, alla base del rilascio del permesso a costruire del 2008.

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Prospettazioni che, però, ieri, hanno trovato alcuni ostacoli, sopratutto nell’eventualità, piuttosto concreta, che tutto si avvii verso la prescrizione.
Secondo lo stesso teste dell’accusa, l’architetto Micheloni, la lottizzazione e l’occupazione abusiva sarebbero consistite nell’apposizione di vetrate confermando il fatto che, dopo il 2014, non sono state più compiute opere suppletive o di variazione. Ecco perché, in base ai conti del collegio difensivo, tutto sarebbe prescritto, il che vale, da parte degli avvocati degli imputati titolari dell’albergo (Cusani e Pignataro), Macari e Panella, anche per la richiesta di dissequestro del complesso che insiste in quel Piano Integrato oggetto di un altro procedimento di cui Latina Tu ha riportato diffusamente dinamiche e interessi coinvolti.

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Il giudice Velardi si è riservato rispetto alle richieste degli avvocati, mentre la prossima udienza è stata fissata per il 2 febbraio presso il Tribunale di Piazza Buozzi.

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