Un uomo di Fondi, 79enne, si è ritrovato di nuovo positivo dopo aver superato il Covid-19: il tampone a distanza di mesi ha rilevato il virus
L’uomo aveva accusato alcuni sintomi negli ultimi giorni tra cui febbre e respiro corto, così lunedì è stato condotto al Pronto Soccorso del nosocomio di Fondi, il San Giovanni di Dio. Qui è stato sottoposto al tampone, inviato per le verifiche di laboratorio al Santa Maria Goretti di Latina.
Ieri pomeriggio, fuori dal bollettino dell’Asl di Latina che non lo ha segnalato, la doccia fredda: il 79enne di Fondi è di nuovo positivo al Covid-19.
Un incubo per lui e la sua famiglia e un rebus per il mondo medico e scientifico proprio nel giorno in cui, dall’Università americana di Yale, arriva uno studio importante anche se inquietante: l’analisi dei ricercatori ha messo in luce, infatti, come alcuni pazienti, negativizzati al SarsCov2, potrebbero non guarire mai, o comunque cronicizzarsi e, in futuro, tornare positivi.
Secondo gli scienziati di Yale, si tratta di un particolare sottogruppo di quei pazienti che hanno sviluppato il Covid in forme lievi e moderate. Potenzialmente un numero enorme: fino al 10% di quell’80% di pazienti, che, appunto, si sono ammalati senza che fosse necessario il ricovero.
Lo studio si è orientato su giovani, super attivi, maratoneti, atleti, calciatori, e quindi escluderebbe il caso del 79enne di Fondi, ma, annaspando nell’incertezza scientifica, benché pletore di opinionisti ci spiegano dall’inizia della pandemia, a giorni alterni, le loro disparate versioni, è una risultanza, quella di Yale, di cui si deve tener conto, anche perché l’uomo fondano non è il primo caso di persona guarita che ripresenta sintomi (altri casi si sono presentati sempre nella città del sud pontino).
Secondo gli scienziati di Yale, i nuovi ripositivizzati non riescono quasi più a muovere e ad alzarsi dal letto da mesi. Si sono infettati, hanno apparentemente superato il Covid a casa, sono guariti, sono tornati negativi al tampone e poi si sono riammalati. Sono tornati i sintomi che persistono da mesi, ma la maggior parte di loro continuano a essere negativi sia al tampone, sia al test sierologico che rileva la presenza di anticorpi. Non riescono più a respirare bene, non riescono a camminare, sono talmente debilitati che non riescono a riappropriarsi di una vita normale o tornare al lavoro.
Come racconta a Il Fatto Alessandro Santin, oncologo della Yale University (Usa): “Tutto ciò che sappiamo fino ad oggi sul Covid deriva dallo studio di quel 20% che ha sviluppato la forma severa ed è quindi stata ricoverata in ospedale. Non ci si è concentrati per niente su chi era malato a casa. Ma ora vediamo che c’è un numero di persone enorme fuori dagli ospedali che non guarisce e che non sappiamo ancora se guarirà mai. Lo sappiamo dalle chiamate che da mesi continuano a fare ai pronto soccorso, negli Usa“.
Varie le ipotesi di Santin: “La prima è che il virus non sia più presente nell’organismo, ma il sistema immunitario continua a mantenersi attivato perché “vede” ancora pezzetti residuali di virus, non più attivi, ma ancora in circolo. La seconda è che il virus ci sia ancora, ma annidato in alcune cellule dei polmoni dette macrofagi alveolari dove si va a nascondere, come un cavallo di Troia. I tamponi risultano pertanto negativi, perché il virus è nascosto. Ma i sintomi non passano, potrebbero addirittura cronicizzarsi, trasformarsi in portatori cronici asintomatici. Alla prima influenza stagionale che abbassa la risposta del sistema immunitario, potrebbero tornare positivi, perché il virus rientrerebbe in circolo”.