GOLFO DI GAETA INQUINATO DAI RETINI: AMMESSA LEGAMBIENTE COME PARTE CIVILE

Il tribunale di Cassino

Retini di plastica smaltiti in mare: si è svolta la prima udienza davanti al Tribunale di Cassino che vede sul banco degli imputati 18 persone 

L’udienza ha visto la costituzione di parte civile da parte di Legambiente, ammessa dal Tribunale. “Per dare un segnale forte in questa occasione – ha spiegato Dino Zonfrillo, presidente del Circolo Sud Pontino di Legambiente – ci siamo costituiti con il  presidente nazionale Stefano Ciafani e abbiamo rafforzato in modo significativo il fronte che sta prestando grande attenzione all’intera vicenda”.

Nel febbraio 2019, finirono nel registro degli indagati gli attuali 18 imputati. Si tratta di persone residenti tra Gaeta e la provincia di Napoli, molti dei quali concessionari, dipendenti degli impianti di miticoltura nell’area tra Gaeta e Formia oltreché a comandanti e marinai delle unità di pesca. A condurre le indagini il sostituto procuratore di Cassino Emanuele De Franco che ha formulato a carico dei 18 imputati le accuse di inquinamento ambientale, abbandono e smaltimento irregolare dei rifiuti. Gli accusati, secondo la Procura, “cagionavano una compromissione significativa e misurabile di un ampio specchio acqueo del golfo”.

Le indagini scaturirono dagli accertamenti della Guardia Costiera di Napoli e Gaeta che appurarono un diffuso inquinamento dei fondali del Golfo di Gaeta, tra plastica e altri scarti che sarebbero stati gettati dopo la raccolta dei mitili. L’operazione degli inquirenti prese il nome di “Retini alla deriva”.

Oltreché a Legambiente, ammesso come parte civile anche il Comune di Formia il quale, due anni prima dell’operazione, nel 2017, recapitò un esposto in Procura per il ritrovamento degli scarti sulle spiagge locali.

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