Il consigliere regionale Stefano Parisi, ex candidato per il centrodestra come Governatore del Lazio, ha scritto la sua personale ricetta per ripartire: tra i punti, abolizione di reato di abuso d’ufficio, Anac e reddito di cittadinanza
Manager d’azienda, con un passato da tecnico in ministeri e dipartimenti di Stato, Stefano Parisi, ex direttore generale di Confindustria, nel 2018 ha rischiato di diventare Presidente della Regione Lazio.
Dopo che nel 2016 aveva perso al ballottaggio l’elezione come sindaco di Milano sostenuto da tutto il centrodestra, la coalizione lo candida nuovamente contro Nicola Zingaretti e Parisi non va molto lontano dalla vittoria. Anzi, nonostante tutti lo piazzassero come terzo nel duello PD-M5S, l’ex manager di Fastweb arriva secondo scalzando la candidata grillina Roberta Lombardi dietro al centro-sinistra a trazione Partito Democratico. È così che Parisi, eletto in qualità di candidato presidente, siede in consiglio regionale per il gruppo “Lazio 2018”.
Ma non è in qualità di consigliere regionale del Lazio che Parisi ha redatto, insieme a un gruppo di esperti, e sulla scorta di alcune idee messe sul piatto dall’ex Ministro dell’Economia nel Governo pentaleghista pre-sbornia Papeete Beach, Giovanni Tria, e dall’economista Pasquale Lucio Scandizzo, un prontuario in nove punti per uscire dalla crisi da Covid-19 e passare all’ormai mitologica “Fase 2”.
Memore del suo passato confindustriale, Parisi non poteva che essere un fautore di una Fase 2 “maledetta e subito” che ci porti fuori in un batter baleno dal virus del XXI secolo, in barba a medici e scienziati che ancora oggi mettono in guardia da soluzioni facili e tascabili, non ultimo il test sierologico che non garantisce, alle conoscenze attuali, la agognata “patente di immunità”. Anche se qualche sindaco della provincia pontina come Cosimino Mitrano, che dice di aver comprato dei campioni per sottoporli ai dipendenti comunali, sembra non averlo capito.
Al di là di alcune idee non nuove – finanziamenti a fondo perduto alle imprese – ne campeggiano, nel prontuario Parisi, altre che non sono, per così dire, proprio di primo pelo.
Nel documento di nove pagine, vergato da Parisi e dal “gruppo di esperti” (solo una in meno delle leggi che Mosè ricevette sul Sinai), che, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, sarebbe già sulla scrivania della Presidenza del Consiglio e del Quirinale, ci sono regole eccezionali (visto il momento di crisi) per evitare i fallimenti attivando misure straordinarie per le procedure concorsuali (copyright del giurista, legato al giornale di Via Solferino, Piergaetano Marchetti) e un immediato intervento sui principi contabili delle imprese (Dipartimento di Scienze economiche dell’università di Padova), consentendo la capitalizzazione e il successivo ammortamento dei costi sostenuti nel periodo di blocco della produzione.
E fin qui siamo ancora nel terreno tecnico dove si può discutere, nonostante i finanziamenti a fondo perduto vadano in controtendenza con gli ammonimenti dei Magistrati del settore Corruzione e Antimafia che si sgolano da qualche settimana a dire di stare attenti con i soldi messi in campo dal Decreto Liquidità del Governo obiettivi di mafie e intrallazzini; provvedimento che, rispetto ai soldi alle imprese elargiti a fondo perduto, è “robetta” per educande. Ma qualcosa, questo è sicuro, va fatto.
È, infatti, in altri passaggi che il consigliere regionale del Lazio Parisi dà il meglio di sé, tanto che qualcuno potrebbe domandarsi il nesso con il Coronavirus e la crisi che morde le imprese. Sperando che tra i qualcuno ci siano anche Conte e Mattarella che si sono ritrovati il papello sulla scrivania.
Parisi immagina in un sol colpo la cancellazione di Quota 100 per le pensioni in modo da avere più coperture economiche e, per non essere troppo poco “hard”, l’azzeramento completo del Reddito di Cittadinanza.
La lotta alla burocrazia non poteva mancare perché rischia di paralizzare la messa a terra degli interventi dei decreti Cura Italia e Liquidità.
“Grazie“, dirà sempre quel qualcuno che starà compulsando avidamente al Quirinale e a Palazzo Chigi il documento in nove pagine, “non ci eravamo arrivati“.
Ma non è finita perché la crema del prezioso manoscritto deve ancora venire e in un sol boccone Parisi dichiara, pur avendo qualche dubbio che l’attuale maggioranza non gradirebbe, “abrogazione del nuovo Codice degli appalti utilizzando la banca dati per i costi standard con automatica applicazione delle direttive comunitarie” sebbene il Viminale, in una recentissima circolare ai prefetti d’Italia, ha chiesto “un’attenta e accurata valutazione di tutti i possibili indicatori di rischio di condizionamento dei processi decisionali pubblici funzionali all’assegnazione degli appalti”, e, ancora, senza troppo lesinare in eufemismi, “soppressione dell’Anac, l’authority anticorruzione“.
Eppure, per chi crede che sia finita qui, la chicca finale è un cavallo di battaglia che più volte Parisi, negli anni, sin da quando per un periodo fu pupillo di Silvio Berlusconi, ha sciorinato in dibattiti tra giornali e televisione. Ed ecco arrivare “la cancellazione del reato di abuso d’ufficio introducendo una copertura assicurativa per i dipendenti pubblici. Spingerebbe i cantieri e gli investimenti pubblici, fermi da anni. Un modello Genova, usato per il nuovo ponte Morandi, da applicare per le opere immediatamente cantierabili (nei primi tre mesi) con importo da 2,5 milioni di euro per intervento in modo da sbloccare 15 miliardi di euro già deliberati dal Cipe delegando la gestione ai Commissari nominati dal ministero delle Infrastrutture“. Che delizia!
E qui, tanto per rimanere ancora in provincia, in brodo di giuggiole vanno tutti gli ossessionati che hanno scambiato per Pornhub opere inutili come l’autostrada a pedaggio Roma-Latina i quali non vedrebbero l’ora di avere un bel Commissario unico con poteri speciali pronto ad elargire soldi (nostri) così da fare un’infrastruttura che non colleghi neanche la Capitale al capoluogo di provincia. E tutto in tempi di smart working: una genialata, non c’è che dire.
Il documento si chiude su proposte per ricerca scientifica, emissioni obbligazionari (più debito), sicurezza sul lavoro nelle imprese (lo invitiamo a farsi un giro dentro le fabbriche del Lazio) e, da ultimo, anche un pensierino rivolto ai “più piccoli” per cui Parisi dimostra buon cuore: si devono impegnare “in attività ricreative”. Per farli giocare all’aria aperta dopo un mese e mezzo di arresti domiciliari? No, “in modo da consentire ai genitori di riprendere le attività lavorative“.