GAETA. “PORTO SICURO”: TUTTI ASSOLTI DALLE ACCUSE DI CORRUZIONE E REATI AMBIENTALI

Porto di Gaeta (foto da www.logisticanews.it)
Porto di Gaeta (foto da www.logisticanews.it)

Si risolve con assoluzioni e una lieve condanna il processo derivante dall’inchiesta “Porto Sicuro” che vedeva alla sbarra, tra gli altri, il Presidente di Intergroup Nicola Di Sarno

Le accuse del pm di Cassino Alfredo Mattei erano gravi: si andava dai reati ambientali al falso ideologico, dalla corruzione al traffico illecito dei rifiuti. A rimanere in piedi solo la rivelazione di segreto d’ufficio per cui è stato condannato uno dei quattro imputati a quattro mesi di reclusione con sospensione condizionale della pena: l’ex dirigente responsabile della Sede di Gaeta dell’Autorità Portuale di Civitavecchia, Franco Spinosa.

Il collegio presieduto dal giudice del Tribunale di Cassino Massimo Capurso, e composto dai magistrati Olga Manuel e Marco Gioia, ha assolto gli altri imputati da ogni accusa: gli imprenditori Nicola Di Sarno e Andrea Di Grandi, e il ragioniere Daniele Ripa. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Vincenzo Macari, Alfredo Zaza d’Aulisio, Bartolo Iacono, Claudia Magliuzzi e Filippo Visocchi.

Nicola Di Sarno
Nicola Di Sarno, fondatore e Presidente di Intergroup nata nel 1986

L’annosa vicenda andava avanti da quando, nel 2013, la Guardia Costiera di Gaeta diede l’avvio alle indagini. Poi, nel 2015, scattò l’operazione conosciuta come “Porto Sicuro” che vide le 4 persone succitate indagate, oltre a 3 società nel mirino degli investigatori – la Interminal, la Di Grandi Catania srl e la Ela – e un sequestro di beni per un milione di euro. Gli investigatori ritenevano che vi fosse la presenza sospetta di 4.500 tonnellate di materiali ferrosi sulle banchine del Porto di Gaeta che, in realtà, nascondeva 8 tonnellate di rifiuti pericolosi da spedire in Turchia.

Le indagini, dunque, furono avviate a seguito di irregolarità nella movimentazione, gestione e stoccaggio nel porto dei “rottami ferrosi” provenienti dal Basso Lazio e dalla Campania e una serie di esposti/denunce di cittadini e associazioni di settore che denunciavano diverse episodi ritenuti sospetti, almeno dalla Procura di Cassino, nella gestione del pubblico demanio marittimo portuale.

Il clamore dell’indagine coordinata dalla Procura cociara fu elevato. E ieri il pubblico ministero Mattei aveva confermato le accuse, chiedendo di condannare Spinosa a 7 anni e mezzo, il patron di Intergroup Nicola Di Sarno a 6 anni, l’imprenditore siciliano, originario di Ragusa, Andrea Di Grandi (considerato l’intermediario degli affari messi ai raggi x dall’accusa) a un anno e cinque mesi, e Daniele Ripa, il ragioniere cociaro di Castrocielo, a un anno e cinque mesi.
Non lievi le richieste del pm anche per quanto riguarda le sanzioni: 630mila euro relativamente a 700 quote, più la confisca di 685mila euro come ipotesi di profitto del reato, per la Intermineral (gruppo Intergroup); 405mila euro pari a 450 quote, sia per la Di Grandi srl che per la controllata Ela srl, più la confisca del profitto del reato, ammontante a poco meno di 364mila euro.

Nulla di fatto, come detto, se non per la condanna di Spinosa il quale è stato assolto, sia nel merito che per prescrizione, dagli altri reati di cui era imputato, insieme agli altri tre accusati, tutti prosciolti per assoluzioni nel merito e intervenuta prescrizione. “Scagionate” anche le tre società per gli illeciti amministrativi che si contestavano loro.

 
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