FULMINATO DA UNA SCARICA ELETTRICA E RIMOSSO DAL CANTIERE: 7 ARRESTI PER OMICIDIO

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Operazione Blackout: eseguiti sette arresti per omicidio volontario. Spostarono un operaio dal cantiere fulminato da una scossa elettrica

I carabinieri del Nas di Latina, guidati dal Capitano Felice Egidio, a conclusione dell’indagine denominata “Blackout”- coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Latina, Giuseppe Miliano – hanno dato esecuzione, nei comuni di Latina e Sonnino, a 7 misure cautelari (di cui 3 custodie in carcere e 4 agli arresti domiciliari) nei confronti di altrettante persone, indagate, a vario titolo ed in concorso fra loro, per i reati di omicidio volontario con dolo eventuale, favoreggiamento personale aggravato continuato, rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.

L’attività investigativa è scaturita a seguito del rinvenimento a Sonnino il 23 giugno dello scorso anno, in località “La Sassa”, nelle adiacenze di un cantiere edile, di un operaio di 67 anni, Umberto Musilli, in stato di incoscienza poi deceduto dopo diversi mesi di ricovero in terapia intensiva presso il Santa Maria Goretti di Latina.

I provvedimenti restrittivi emessi dal Gip del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, sono stati eseguiti anche con il supporto, nella fase esecutiva, di militari del Comando Provinciale CC di Latina e con Tecnici della Prevenzione Asl Latina distaccati presso la Procura della Repubblica di Latina, i Tecnici dell’UOC Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (P.e S.A.L.) del Dipartimento di Prevenzione Asl di Latina, che hanno collaborato nell’esecuzione del sequestro preventivo dell’area del cantiere edile.

Il decesso dell’uomo faceva inizialmente presupporre trattarsi di un evento legato a cause naturali, ma la denuncia-querela sporta dai familiari della vittima, gli accertamenti preliminari relazionati in modo dettagliato dal personale dell’ASL pontina e gli approfondimenti medico legali disposti dal pm titolare dell’indagine, mettevano in luce evidenze che inducevano a ipotizzare una diversa dinamica dei fatti, facendo decidere, pertanto, di delegare le relative indagini a personale del Nas di Latina.

Dalle indagini svolte dai militari emergeva che l’evento era da ricondursi a un infortunio sul lavoro verificatosi all’interno del cantiere edile di Sonnino in provincia di Latina, a seguito di una scarica elettrica accidentale ad alta tensione mentre erano in corso lavori relativi ad un getto di calcestruzzo commissionato da una società di autotrasporti, per la realizzazione di un parcheggio: la betoniera urtò accidentalmente i traliccio dell’elettricità e si propagò una scossa fino alla pompa manovrata in quel momento dall’operaio. Le indagini hanno consentito, secondo gli investigatori, di appurare il successivo rinvenimento del lavoratore al di fuori del cantiere era da ricondursi a una messa in scena operata nel tentativo di inquinare quanto realmente accaduto.

L’uomo fu portato fuori dal cantiere e gli furono persino cambiate le scarpe da lavoro, bruciate dalla scossa, in modo da far credere che non si trovasse all’interno del cantiere nel momento della folgorazione elettrica. L’uomo fu posizionato vicino al suo motorino, sulla strada, in modo da far credere che si fosse trattato di un malore. In seguito, dopo la morte di Musilli, i famigliari hanno voluto vederci più chiaro e tramite un medico legale hanno accertato che l’uomo non solo era morto in quel modo, ma che la messinscena ha rallentato i soccorsi e l’uomo è spirato al Goretti senza la possibilità che i medici potessero salvarlo.

L’indagine ha anche permesso di verificare che nella stessa azienda molti lavoratori erano stati assunti in nero e che non era stata predisposta nessuna misura di sicurezza a tutela degli operai. Le tre persone finite in carcere – il committente dei lavori Sebastiano Dei Giudici, il datore di lavoro Giuseppe Soale e un altro operaio Alessandro Del Monte – sono ritenuti responsabili di non aver adottato misure di sicurezza e di aver quindi causato la sua morte. Ai domiciliari sono finiti gli amministratori di fatto della ditta, Latina Beton, vale a dire Federica Libanori e Roberto Orsini, oltreché a due dipendenti dell’azienda accusati di favoreggiamento, Vincenzo Soale (figlio dell’uomo finito in carcere e operatore del 118 con la San Paolo della Croce) e Luca Antonetti. Ad essere indagati anche altri due dipendenti della Latina Beton, tra i quali l’opera che manovrava il braccio dell’autompompa che a contatto con linea elettrica ha causato la morte di Musilli. Infine, indagata anche la legale rappresentante Antonella Libanori, a cui la Procura contesta la circostanza di non aver chiesto la documentazione necessaria alla ditta esecutrice del lavori.

Oltre agli arresti i militari del Nas hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo dell’area del cantiere edile dove è avvenuto l’incidente mortale, per il pericolo di reiterazione del reato. 

Nette le parole del Gip Cario che ha firmato gli arresti. Ciò che viene evidenziato nell’ordinanza sono i depistaggi per nascondere quanto accaduto e il tempo per la messa in scena che avrebbe provocato la morte di Musilli: “Quando è rimasto folgorato gli avrebbero potuto salvare la vita se lo avessero tempestivamente soccorso“. Invece, dalle intercettazioni emerge un quadro agghiacciante. Uno degli indagati alla moglie rivela: “C’era la bentonpompa, ha chiappato i fili, è caduto a terra e nessuno lo ha soccorso”. E ancora più inquietante il dialogo tra due arrestati. “Io ho fatto gli esposti alla Asl e ai Carabinieri”. “Ma hai firmato?”. “Sì”. “Allora le dobbiamo ritrattare“. “Mica l’abbiamo voluto noi l’infortunio di questo”. “Nega sempre, hai capito?”. “Ce ne andiamo in carcere mo”. “Diciamo quello dell’altra volta”. “Comunque ci sta un morto di mezzo”. “Embe’ cosa vogliono da noi”.

E, infine, in una spirale sempre più inquietante, i depistaggi degli arrestati quando chiamarono i soccorsi. “L’abbiamo trovato qui per terra lungo la strada, stava per terra, passando con la macchina, non so che gli abbia preso”.

“Un piano ben predisposto e organizzato sin da subito nei dettagli”, annota il Gip Cario.

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