FORMIA. MALA-SANITÀ E PERIZIE SBALLATE NEL CASO “BEDENDO”

formia Dono Svizzero
Dono Svizzero

Non deve essere stato semplice per i parenti di Cristina Bedendo morta all’età di 65 anni al pronto soccorso dell’ospedale Dono Svizzero di Formia il 18 gennaio 2019. Non solo per la perdita di una persona cara, ma per l’ultima archiviazione del pubblico ministero di Cassino che trattava il suo caso su un’ipotesi di mala-sanità che l’avrebbe coinvolta.
Cristina Bedendo, dopo un malore che la colse dodici mesi fa (gennaio) e varie analisi effettuate che diedero esito negativo, morì inaspettatamente.

Ma perché ci sarebbe un surplus di sofferenza in una storia già di per sé drammatica? L’archiviazione del magistrato si baserebbe su una perizia autoptica (un esame dettagliato che viene effettuato post mortem per poter individuare le cause di un decesso) relativa a quella di un’altra persona. Uno scambio di autopsie.

A raccontare la storia è Brunella Maggiacomo sull’edizione odierna di Latina Oggi.

Qulche settimana fa la Procura di Cassino ha notificato all’avvocato Lorenzo Montecuollo, che tutela i famigliari come parte civile, la richiesta di archiviazione per assenza di profili di colpa di cui sarebbero responsabili i sanitari del Dono Svizzero.

Ma il punto, come accennato, è che secondo l’avvocato la richiesta sarebbe da rigettare in quanto si fa riferimento a un esame necroscopico eseguito a novembre 2018, tre mesi prima dei malori della signora Bedendo, che portarono, a gennaio ’19, al ricovero e al decesso.

Non solo la data ma anche un orario sbagliato nella perizia dei consulenti del pm e vieppiù la data anagrafica della signora Bedendo non compatibile con l’età di quest’ultima. A “condire” la questione con l’ultima beffa è anche la descrizione di un tatuaggio sulla spalla destra della signora da parte dei periti che, in realtà, non è mai esistito. La Bedendo, infatti, non aveva nessuna parte del corpo tatutata.

Insomma, un disastro analitico in piena regola, se le rilevanze dell’avvocato fossero confermate. Un pugno secco alla credibilità della giustizia, una bordata ancora più consistente alla sanità in provincia già fiaccata da storie che Latina Tu ha raccontato recentemente.

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