Due dottoresse delle Cardiologia sacrificate al Pronto Soccorso con l’ambulatorio che appena riattivato è reso inattivo. Proteste dell’utenza e del Comitato Pro Ospedale a Fondi
Scritto e a cura di Orazio Ruggieri
“Roba da matti e, se vogliamo essere coerenti, materia da Procura della Repubblica”. Con queste testuali parole molti pazienti e, con loro, sindacalisti del settore e componenti del Comitato a difesa del “San Giovanni di Dio” di Fondi hanno commentato la decisione della dirigenza sanitaria di destinare le due preparate e disponibilissime dottoresse del riattivato ambulatorio di Cardiologia, gestito con conclamata deontologia e professionalità, dal dott. Salvatore Valente fino al suo pensionamento, al Pronto Soccorso, con turnazione alternata.
In altre parole, tra defatiganti turni al sempre intasato primo punto di accoglienza per le emergenze sanitarie e i dovuti riposi, l’ambulatorio di Cardiologia, dipendente dal reparto del “Dono Svizzero” di Formia, resta inattivo.
“È stata l’ultima pugnalata alla già tormentata agonia del “San Giovanni di Dio, condannato a morte certa” – ci hanno riferito, oltre a sindacalisti, pazienti e componenti del battagliero Comitato ”Pro Ospedale San Giovanni di Dio”, medici e paramedici, opportunamente in maniera riservata dato il clima di caccia alle streghe contro chi evidenzia le storture, seppure in buona fede, della competente dirigenza.
Tutto questo mentre Fondi, con i suoi dodici chilometri di litorale e i quasi quarantamila abitanti stimati per difetto, ha già fatto registrare una crescita rapidissima di presenze che inevitabilmente si ripercuotono sul carico di lavoro di chi opera in un settore, quello della Cardiologia, più esposto, per i ben noti rischi delle emergenze estive.
Questa dello spostamento al Pronto Soccorso delle due dottoresse cardiologiche è l’ennesima decisione che ha fatto sollevare critiche rabbiose e appelli a rivedere le decisioni aziendali, cui viene addebitata una errata visione della consistenza quantitativa dei pazienti che gravitano, provenienti anche dall’entroterra ciociaro, sul nosocomio di via San Magno.