Ancora narcotraffico e spaccio nel sud pontino: 59 avvisi di garanzia tra Minturno, Formia, Gaeta, SS Cosma e Damiano e San Felice Circeo
La Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ha inviato l’avviso di conclusione indagine a 59 persone accusate di far parte di un vasto sodalizio dedito allo spaccio di hashish e cocaina. A riportare la notizia è il sito d’informazione h24notizie.com, con un articolo a firma di Clemente Pistilli. Le indagini dei Carabinieri di Formia, coordinate dal sostituto procuratore della Procura di Roma Stefano Luciani, si sarebbero concentrate nell’arco temporale tra il 2008 e il 2015 e vedrebbero al centro la figura di Giuseppe Fedele, detto Geppino o Geps, ma chiamato negli ambienti anche come ‘o viecchio.
In realtà, dopo il 2015, secondo investigatori e inquirenti, Fedele fu la parte soccombente della guerra per il controllo dello spaccio tra Scauri e il sud pontino.
Secondo gli inquirenti, Fedele è legato ai clan campani stabilitisi da tempo nel sud pontino (Gallo di Boscotrecase, Antinozzi/Mendico di SS.Cosma e Damiano che ora si sa essere scisso in due sodalizi distinti). È verso ‘o viecchio, infatti, che si scatenò l’offensiva dei fratelli Scotto, i cosiddetti capi dell’organizzazione smantellata dall’operazione dei Carabinieri di Formia “Touch&Go”. Gli Scotto, prima nell’orbita del clan Licciardi della Masseria Cardone (Alleanza di Secondigliano), e poi del clan Sacchetti/Bosco/Mallo -sodalizi gravitanti nell’area nord di Napoli e particolarmente agguerriti – presero il posto di Fedele nel controllo dello spaccio a Scauri e in parte del Golfo, per spingersi persino fino all’isola di Ponza tramite un loro affiliato.
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È chiaro che per scalzare Fedele ci fu bisogno di azioni violente che non se non furono una guerra rappresentarono una vera e propria faida sul lungomare di Scauri.
“È evidente – scrivevano gli inquirenti nel provvedimento cautelare “Touch&Go – che anche Mallo, che quella sera viaggiava in auto in compagnia di Walter Palumbo, fosse ben consapevole del fatto che in casa di Clemente i sodali detenessero le armi con cui effettuare l’attentato intimidatorio. Le intenzioni del gruppo erano quelle di colpire Geppino Fedele (ndr: Giuseppe Fedele)”. Nell’inchiesta “Touch&Go”, venivano descritti vari tentativi di attentati e minacce nei confronti della fazione rivale da parte del gruppo degli Scotto. E in un passaggio piuttosto significativo Massimiliano Mallo, tra gli esponenti di spicco del sodalizio del Rione Don Guanella impiantato a Scauri, insieme a uno dei fratelli Scotto, e ad Amedeo Prete (arrestati tutti e tre nella medesima operazione Touch&Go) cerca di immaginare l’azione ai danni del nemico Geppino Fedele: “Adesso – dice Mallo – Geppino se ne va…perché io quei pallettoni…mi devono morire i figli miei…sul lutto di papà, il terrazzo dove si affacciava Ugo glielo butto per terra… mi deve morire Walter e Rosy con un tumore… che può mettere quello, 7…8…10 pallettoni…:ce li sparo tutti quanti“.
Ma Fedele, di cui parla anche il boss Antonio Antinozzi in un altro frangente della recente inchiesta anti-camorra denominata “Anni 2000, non è l’unico che compare tra quelli enumerati da h24notizie.com.
Troviamo, infatti, anche Stefano Forte detto “Fortone” indagato in questo nuovo filone ma, come noto, destinatario del provvedimento di custodia cautelare in carcere nell’operazione succitata “Touch&Go”. Ma mentre qui Forte sarebbe alleato di Geppino Fedele per lo spaccio di Scauri, nell’inchiesta “Touch&Go” il 47enne minturnese era passato con la fazione dei napoletani di Don Guanella. in una conversazione captata dagli investigatori, era “Fortone” stesso a riportare, raccontando dello scontro in atto con Fedele, di aver avuto contrasti con Luigi Pandolfo – vicino al clan Antinozzi/Mendico di SS. Cosma e Damiano e quindi a ‘o viecchio – il quale gli avrebbe detto a chiare lettere: “se non sei caduto è solo per rispetto di tuo cognato“. Che altro non è se non l’ex consigliere della Regione Lazio con Forza Italia e attuale dirigente dell’Asl di Latina Romolo Del Balzo, comunque estraneo ad ambedue le indagini.
Nell’inchiesta di cui dà conto h24notizie.com, “Fortone” avrebbe avuto un ruolo di peso insieme a Lidia Caiazzo, compagna di Geppino Fedele, Rossella Fedele (figlia di di Geppino), Ugo Emilio Di Nardo (genero di Geppino) e Giovanni Cardillo. E a mandare avanti i traffici del sodalizio ci sarebbero stati anche Italo Laracca e Paolo Matano come custodi degli stupefacenti e Olindo Testa e Francesco Occhibove in “qualità” di corrieri. A fornire cocaina e hashish alcuni uomini legati ai clan di camorra: Gaetano Milano, Carmine D’Andrea, Agostino Tartaglia, Pasquale Gallo, Gennaro Sorrentino, Ignazio Piscitelli ed Espedito Abate. Coinvolti, inoltre, Carlo Barra, Anna Monti, Luisa Pirozzi, Luigi Cavuoto e Romualdo Di Lanno. Come spacciatori Antonio Di Rosa e Daniele Riso e tasselli dell’organizzazione sarebbero stati anche Rosario Fedele e Giancarlo Di Meo (arrestato quest’ultimo in Touch&Go ma poi scarcerato).
Così sarebbe stata la mappa dello spaccio e dei pusher nel sud pontino (e oltre) in quei sette anni (2008-2015) gestiti da Giuseppe Fedele, prima di essere detronizzato dagli Scotto. A Minturno Domenico Castaldi, Mariano Palmieri, Alessio Carnevale, Massimo Di Toro, Umberto Somma, Angelo Fedele, Domenico Fimiani e Manuel Morlando; a Formia Salvatore Fustolo, Giovanni Pimpinella, Stefano Petricone e Marco Morabito; a Santi Cosma e Damiano Valentino Miosotis (citato come acquirente della droga nell’inchiesta Anni 2000) ed Erasmo Di Biasio; a Sessa Aurunca Bruno Ambrogioni; a San Giorgio a Liri Marco Oconi; a Sora Edmondo Cirfi; a Gaeta Stefano Usei ed Eric Di Biase, e a San Felice Circeo Gianluca Calisi.
Nomi, molti dei quali, che si rincorrono e tornano incrociandosi nelle varie inchieste portate avanti da forze dell’ordine e magistratura che rivelano il remunerativo mercato della droga del sud pontino. E un assaggio a questa inchiesta si era già avuto quando si era saputo, a fine agosto 2020, che i Carabinieri di Formia avevano inviato atti d’indagine alla DDA capitolina. Anche lì, come ora, Fedele e i suoi e ad essere menzionati persino nomi eccellenti. Quegli atti erano una propaggine di questa indagine, denominata Themis, che ha chiuso un cerchio, insieme all’altra inchiesta sul litorale chiamata “Touch&Go”, sul mercato della droga scaurese e di parte del sud pontino. Un decennio.