FINANZIERI INFEDELI A LATINA, LA SURREALE TESTIMONIANZA DI APRILE: “GLI DAVO IL VINO PERCHÈ ERANO ASSAGGIATORI”

Antonio Aprile
Antonio Aprile

Finanzieri infedeli: nel processo che vede sul banco degli imputati due militari di Latina, ascoltato come testimone il patron di Recoma

È il fondatore della nota azienda di tecnologia, attrezzature e servizi per il gas dal 1991, Antonio Aprile, ex presidente del Sermoneta Calcio, ex presidente del Latina Calcio con Pasquale Maietta, ex candidato sindaco e imprenditore molto noto nella provincia di Latina. Aprile, che si è costituito parte civile nel processo che vede alla sbarra i due finanzieri considerati corrotti, Tarcisio Dell’Aversana e Ciro Pirone, è stato ascoltato oggi, 17 aprile, come testimone.

Una escussione surreale, tanto che è lo stesso presidente del terzo collegio, dove si svolge il processo, Mario La Rosa, a chiedere al testimone se è veramente sicuro di essersi costituito parte civile. Il perché è semplice: Aprile, praticamente, ha scagionato i due militari, sostenendo che le sue regalie furono elargite per sua volontà, senza mai essere minimamente pressato. La sua costituzione di parte civile è avvenuta per la simbolica cifra di 1 euro, spiega l’avvocato Giudetti. Un particolare che viene sottolineato dal pm Bontempo, come a dire che il reale motiva della costituzione di parte civile sia un altro. Forse evitare di finire imputato anche lui per corruzione? Quasi lo dice Aprile: “Sono parte civile per non rimanere solo e avere una figura (nda: un avvocato) a fianco”.

Furono arrestati (domiciliari) nel 2015, Tarcisio Dell’Aversana e Ciro Pirone: l’accusa era di concussione nei confronti di una coppia di imprenditori e Aprile, tutti costituiti parti civili. I provvedimenti, richiesti dai pm Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro, furono eseguiti dalla Guardia di Finanza, su disposizione del Gip Matilde Campoli, che notificarono ai colleghi “infedeli” e procedettero al sequestro di beni per un valore di circa un milione di euro.

I due militari, secondo la ricostruzione della Procura di Latina, contattavano e incontravano gli imprenditori/professionisti per ottenere dagli stessi vantaggi personali o altra utilità, comprese somme di denaro. Gli indizi avrebbero trovato successivo riscontro nelle dichiarazioni rese in atti da due coniugi entrambi imprenditori di Latina, i quali confermavano di essere stati costretti, a partire dall’agosto 2012, periodicamente a dare ai due Pubblici Ufficiali denaro o regalie.

Ad aprile 2021, a distanza di quasi sei anni dai fatti, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Pierpaolo Bortone aveva deciso per il rinvio a giudizio per entrambi. I due finanzieri sono difesi dagli avvocati Angelo Farau, Armando Calabrese e Gaetano Marino.

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Oggi, Aprile, assistito dall’avvocato Luca Giudetti, interrogato dal pubblico ministero Giuseppe Bontempo, ha dato sfoggio di uno spaccato all’italiana, in cui le regalie date a due finanzieri che si recano nella sua azienda per fare dei controlli, diventano spontanei pacchi dono. E le cassette di vino? “Gliele davo perché erano buoni assaggiatori”.

“Nel 2011 – ha raccontato Aprile – abbiamo avuto un controllo della Guardia di Finanza, anche se io non ero già più rappresentante legale di Recoma, che però rimane una mia creatura. Si presentarono in tre, tra di loro c’erano Ciro Pirone e Tarcisio Dell’Aversana“. Fatto sta che i finanzieri fecero dei rilievi sull’azienda. Successivamente, spiega Aprile, “l’ho rivisti a un funerale di un colonnello della Finanza e ci siamo salutati e ci siamo scambiati il numero di telefono. Alla fine ci sentivamo solo in prossimità delle feste, più spesso mi chiamava Pirone, ma ci facevamo solo gli auguri”.

E ancora: “Venivano in azienda, per le feste. Saranno venuto per 2 o 3 anni, in tutto cinque o sei volte. Pirone veniva pure da solo“. Dichiarazioni che costringono il pubblico ministero Bontempo a redarguire il testimone: “Lei sta facendo solo dichiarazioni generiche”.

Il rapporto tra Aprile e i finanzieri era semplice: loro venivano in azienda una volta ogni tanto e l’imprenditore gli regalava le cassette di vino. In una occasione, secondo gli inquirenti, poco prima di Ferragosto, Aprile chiamò un dipendente della Recoma per aprire l’azienda e fare il pieno di nafta a Pirone. “Perché lo ha fatto?”, gli domanda il pubblico ministero. “Ma niente – spiega Aprile – era estate, poco prima delle feste, che male c’è?”. Sui motivi di tanta generosità, tra vino e nafta, Aprile rimane vago. Sarebbero state solo cortesie, senza aspettarsi nulla in cambio, sebbene, a sommarie informazioni rese a chi indagava, l’imprenditore aveva detto “che i regali li faceva per evitare qualche seccatura“. Tuttavia, interrogato dagli avvocati difensori, Aprile ricorda di quando fu escusso dal pm Luigia Spinelli, dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza. Si sentiva oppresso, anche se non lo dice esplicitamente, ma lo fa capire con un gesto.

Si riprende a luglio con un processo che ha visto le parti civili dimostrarsi più che parti offese, parti vicine agli imputati.

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