FESTA DELLA LIBERAZIONE, MA AL CASTELLO DI GIANOLA SI FESTEGGIA L’ENNESIMO AFFRONTO ALLO STATO

CASTELLO GIANOLA

Un altro affronto. L’ennesimo. Si vede che da queste parti è proprio un’abitudine. Ordinanze, sentenze, divieti e tutti gli altri strumenti di Stato non servono a nulla contro l’arroganza dell’illegalità. Così, nonostante numerose ordinanze di demolizione e tre sentenze di ripristino dello stato dei luoghi, in una battaglia in nome della legalità che dura da un decennio, non solo l’avvocato napoletano Gennaro Orefice non ha ottemperato alle disposizioni delle autorità competenti, ma oggi, come se nulla fosse, ha ugualmente aperto le porte del Castello di Gianola di cui è proprietario, al pubblico, nonostante avesse avuto dapprima l’ardire di partecipare alla manifestazione della Regione Lazio per ottenere l’inserimento del Castello delle “illegalità” tra le Dimore Storiche, eppoi essere estromesso dalla manifestazione dopo che finalmente anche la Regione, su segnalazione del Comune, si è accorta del colpevole, grave ed imbarazzante errore. Una Regione, inconsapevole, negligente e del tutto assente, come se il fatto non fosse il suo mentre invece parliamo di un’area protetta regionale. Incredibile. Peraltro intervenendo con un provvedimento di sospensione soltanto temporaneo. Durissime anche le parole del sindaco di Formia Paola Villa, lasciate a un commento su Facebook.

“UN ABUSO NON È UNA BELLEZZA…
Castello di Gianola in spregio alla richiesta di chiarimenti e alla sospensiva data dalla Regione Lazio sull’essere annoverata tra le Dimore storiche, oggi ha aperto al pubblico. Ovvio che il tutto fatto da un privato con oneri a proprio carico, ma il tutto fatto come affronto non certo al Comune o all’Ente Parco, ma un vero affronto allo Stato. D’altronde è solo la conferma di quello che l’avvocato Orefice perpetra da anni, abusi edilizi, disboscamenti non autorizzati, colate di calcestruzzo, scalinate di travertino, finti pantheon e statue spostate e inventate. Solo una cosa è chiara ai visitatori, che oggi sono andati, nulla di tutto quello che è stato possibile vedere è realmente messo al posto giusto, niente rispecchia i vincoli ambientali e paesaggistici, niente è attinente alla verità, niente di tutto quello che avete visto è legale e non lo dico io, ma una sentenza di un tribunale. Ma almeno il tutto non è stato pagato con soldi pubblici, altrimenti al danno pure la beffa. Mi auguro che tutte le istituzioni, oltre al Comune, intervengano e mi auguro che dopo tale gesto la sospensiva diventi definitiva”.

Tutto si è svolto senza alcun disturbo e anzi qualcuno ha addirittura plaudito all’iniziativa (quale pubblicità li abbia avvisati dell’apertura resta un altro mistero), senza accorgersi dell’arroganza del gesto e come se questo non appaia invece per quello che è, ovvero un pacchiano tentativo di riabilitare una storia di abusi e illegalità che calpestano il rispetto dell’autorità giudiziaria e dello Stato stesso. Anche nel giorno in cui si festeggia la nazione e la sua libertà.

(foto in evidenza dal profilo Facebook di Kevin Pimpinella)

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