EX CONSIGLIERI REGIONALI CONTRO IL TAGLIO DEL VITALIZIO: PRESENTE ANCHE MOSCARDELLI

Claudio Moscardelli
Claudio Moscardelli

La mattina a parlare di mafia, il pomeriggio a difendere il vitalizio regionale: Claudio Moscardelli insieme ai suoi ex colleghi contro la decurtazione

Claudio Moscardelli, ex senatore PD

Ex senatore, ex consigliere comunale, ex componente della Commissione Antimafia, due volte candidato sindaco a Latina, ma sopratutto ex consigliere regionale. Sì perché proprio in quest’ultima veste, l’attuale segretario provinciale del PD, negli ultimi giorni sugli scudi dopo le dichiarazioni del pentito Riccardo sui politici di centro-destra, ha partecipato alla rimpatriata di ex consiglieri regionali, sopratutto a marca Partito Democratico ed ex Partito della Libertà, tenutasi a Roma venerdì 9 gennaio. Tema: gli eventuali ricorsi da presentarsi in ogni sede – dal Tar fin su alla Corte Costituzionale – per contestare la decurtazione del vitalizio subita sul conto mensile di ciascun ex consigliere della Pisana, in ragione della legge regionale del maggio 2019.

A scrivere della presenza di Moscardelli all’Hotel Nazionale di Roma, nell’incontro di venerdì scorso (ore 17,30), è il Fatto Quotidiano.

Regione Lazio
Regione Lazio

In tutto, una sessantina di ex consiglieri regionale del Lazio che si sono dati appuntamento nello storico e lussuoso albergo romano per fare fronte comune contro i tagli agli assegni mensili decisi dalla Regione Lazio la quale, tramite la legge succitata, ha decretato il ricalcolo del vitalizio passando dal sistema retributivo a quello contributivo: ossia come ogni comune lavoratore post Legge Fornero. I propositi dei “vitaliziati”, dichiarati ufficialmente venerdì scorso, sono quelli di adire le vie legali per ovviare alla decurtazione della “pensione”.

Ciò che non va già a lorsignori è che il Consiglio regionale, con la decisione presa nella scorsa primavera, ha abbassato drasticamente la pensione a 251 ex consiglieri già beneficiari dell’assegno, tra cui, in provincia di Latina, uomini politici del passato e del presente come Vincenzo Zaccheo, Laura Scalabrini e lo stesso Claudio Moscardelli .
L’Aula della Pisana ha votato la riforma all’unanimità: un provvedimento dettato per tutte le Regioni dalla legge di Stabilità statale del 2018 (con la pena, nel caso non fosse attuata, di perdere i contributi statali indirizzati alle amministrazioni regionali), recependo gli accordi sottoscritti il 3 aprile 2019 dalla Conferenza Stato-Regioni. Il taglio medio orizzontale si attesta sul 35%, con decurtazioni che vanno dal 13% al 51%, e con un risparmio per le casse regionali di circa 6,6 milioni di euro annui a partire dal 2020, spostando la spesa annua da 18,8 milioni a 12,1 milioni.

Tuttavia gli ex consiglieri regionali, alcuni dei quali già avevano fatto ricorso per il contributo triennale di solidarietà varato nel 2014 che rendeva la pensione più “magra”, hanno percepito, nel dicembre scorso, il primo accredito col vitalizio tagliato. Il taglio più cospicuo, circa del 50%, è stato per chi percepisce un doppio assegno (oltre in Regione, un ex scranno in Parlamento italiano o europeo). Per tutti gli altri le decurtazioni sono tra il 35, 36, 38%. Talché tanti consiglieri si sono visti accreditare in banca 1.400-1.500 euro in meno.

Armando Di Silvio, detto Lallà

Sarà che si vedono in un hotel al centro di Roma, lontani dalla città profonda o dalle province abbandonate del territorio, fatto sta che Moscardelli, in buona compagnia dei colleghi, ha passato un venerdì bifronte: di mattina al convegno “Parlateci della mafia”, tenutosi nella sede nazionale del PD, a tuonare contro il voto di scambio delle amministrative 2016 nel capoluogo pontino; poche ore dopo, insieme ai colleghi che compongono l’associazione degli ex consiglieri del Lazio (sì, hanno un’associazione), a rimbrottar una di quelle scelte peraltro votate dai suoi stessi colleghi di partito che compongono la maggioranza che sostiene il suo segretario di partito, il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. 

Certo, si dirà, le due cose non si oppongono. Ma come si fa, di questi tempi, a lottare ancora per un privilegio odiato da tutti gli elettori da Aosta a Palermo, e pensare di mantenere credibilità politica anche per la sacrosanta lotta contro la mafia?

 
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