Estorsione a un ragazzino 17enne di Terracina punito per aver denunciato il furto di una bici: Cassazione annulla sentenza
La Corte di Appello di Roma, con sentenza del 21 giugno 2021, ha confermato la sentenza del Tribunale di Latina lo scorso 10 dicembre 2020 per la quale Ousama Marzouki, Rayen Marzouki e Mohamed Daoui erano stati ritenuti responsabili del reato di estorsione aggravata ed altro e condannati oltre che al risarcimento del danno in favore della parte civile.
L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore di Latina Claudio De Lazzaro, era sfociata in una richiesta di rinvio a giudizio accolta dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina Giuseppe Cario. All’epoca, nel 2020, furono in cinque – un italiano e 4 di origine marocchina – ad essere rinviati a giudizio: Ousama Marzouki 25 anni, Rayen Marzouki 22 anni, Mohamed Daoui 28 anni, Mustaphà Benrouaoui 56 anni e Andrea Sanalitro 30 anni.
I primi tre – Ousama, Rayen e Mohamed – finirono in carcere con l’operazione dei Carabinieri della Stazione di Terracina, insieme ad altro personale della Compagnia Carabinieri di Terracina, che a dicembre avevano dato esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare (Daoui si trovava già dietro le sbarre a Frosinone). L’indagine era stata avviata nel mese di giugno 2019 dai militari della Stazione di Terracina, in accoglimento della richiesta di aiuto del 17enne che, esasperato dalle continue vessazioni e richieste di denaro rivoltegli dagli imputati e preoccupato per la propria incolumità fisica, si era rivolto all’Arma. Il 17enne, infatti, il mese precedente, a maggio 2019, era venuto a contato con due di loro da cui aveva acquistato alcune dosi di hashish.
Successivamente, era stato testimone del furto di una bicicletta elettrica del valore di 1500 euro asportata dai pusher ai danni del padre di un suo conoscente: un fatto di cui il 17enne aveva informato nel merito il genitore dell’amico individuando come autori del furto Sanalitro e Daoui.
Il suo senso civico, però, era diventato motivo di rancore e ritorsione da parte della “banda” che, di conseguenza, aveva cominciato a pretendere dal malcapitato un indennizzo per la delazione. Solo per il gesto ritenuto “infame” fu costretto da Ousama Marzouki a consegnarli 2mila euro.
Da qui era iniziato l’incubo del ragazzo, continuamente minacciato di essere pestato se non avesse rifornito la “banda” di soldi. Nell’impossibilità di corrispondere alle pressanti richieste, il ragazzo era stato costretto a rubare denaro contante e preziosi, poi finiti sul mercato dei “compro oro” (accusato di aver ricettato i gioielli è il più grande del gruppo, il 54enne Benrouaoui), ai propri familiari, per un valore stimato di circa 4.000 euro.
I tre – Ousama, Rayen e Mohamed – sono ricorsi contro la sentenza di Appello che confermava la loro condanna di primo grado. La Corte di Cassazione, a dicembre scorso, con una sentenza pubblicata a febbraio, ha annullato la sentenza impugnata nei confronti di Marzouki Ousama, Marzouki Rayen e Daoui Mohamed con rinvio per nuovo giudizio ad altra Sezione della Corte di Appello di Roma.