Aveva tentato di estorcere un anziano nei pressi delle Autolinee di Latina, poi le minacce all’uomo e alla Polizia: condannato dal Tribunale
Il giudice Gian Luca Soana, accogliendo la richiesta del pm Antonio Sgarrella, ha condannato il 33enne tunisino, e residente a Latina, Nadhir Ben Mohamed Alì Hablani, già noto alle Forze dell’Ordine, alla pena di 4 anni di reclusione.
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Il 16 dicembre, il personale della Squadra Volante si era recato in Via Romagnoli, nei pressi del parcheggio prospiciente il McDonald’s, dove era stata segnalata la presenza di un uomo, di carnagione scura, alto e con vari tatuaggi, il quale, con in mano una pistola, stava palesemente minacciando una persona.
Nel sopraggiungere immediatamente sul posto, i poliziotti furono avvicinati da un uomo che riferì loro di essere la vittima delle gravi minacce e che l’autore, alla vista della Polizia, si era dato a precipitosa fuga, nel tentativo di far perdere le proprie tracce.
Scattate le ricerche e individuato il 33enne, quest’ultimo tirò fuori dalla cintola dei pantaloni una grossa pistola semiautomatica, puntandola contro gli agenti che lo avevano raggiunto.
La fulminea reazione dei poliziotti permise di disarmare e bloccare il 33enne per poi trarlo in arresto.
Negli uffici della Squadra Volante, dopo che la persona minacciata aveva formalizzato la denuncia, emerse che la notte precedente, il tunisino, conosciuto dalla vittima qualche giorno prima, aveva perpetrato un furto all’interno della sua abitazione, asportandogli il cellulare, un tablet ed un portafogli contenente denaro e documenti personali e si era poi ripresentato pretendendo una cospicua somma di denaro per la restituzione del maltolto e inscenando la più classica delle estorsioni nota come “cavallo di ritorno”.
L’arma, che poi risultò trattarsi di una perfetta replica della Beretta 92 FS, privata del previsto tappo rosso, pertanto identica alle pistole in dotazione alle Forze dell’Ordine, con colpo a salve in canna e caricatore munito, fu sottoposta a sequestro insieme al cellulare e al tablet che lo straniero deteneva all’interno di uno zaino e che aveva ancora con sé.