Sono diversi gli arresti eseguiti con l’indagine antidroga denominata “End to end” condotta dai poliziotti della Squadra mobile di Pescara, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, e che ha riguardato due organizzazioni criminali attive in Abruzzo e nel Lazio. La Squadra Mobile di Latina ha collaborato nelle fasi esecutive eseguendo a Cisterna un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto.
I primi 13 arresti sono stati effettuati in flagranza di reato nel corso dell’attività investigativa, avviata nel novembre 2023 e durata oltre un anno, mentre altrettanti sono stati effettuati al termine dell’indagine, in esecuzione di diverse misure cautelari emesse nei confronti di persone accusate di associazione per delinquere finalizzata alla detenzione e traffico di sostanze stupefacenti ed estorsione.
Nel corso dell’indagine, che ha preso il via subito dopo gravi episodi di estorsione compiuti in provincia di Pescara, gli investigatori della Mobile hanno sequestrato 266 chili di hashish, 9 di marijuana e 3,5 di cocaina. Effettuato anche il sequestro preventivo di denaro contante, conti correnti, oggetti preziosi, veicoli e immobili, per un ammontare complessivo di oltre 1.360.000 euro
Entrambe le organizzazioni criminali oggetto dell’attività operativa erano caratterizzate da una significativa disponibilità economica, che consentiva l’acquisto di ingenti quantità di droga, e da una capillare diffusione sul territorio, con basi logistiche e depositi utili a rifornire le due regioni del centro Italia. Gli indagati operavano sul territorio commettendo estorsioni e altri crimini violenti, come il tentato omicidio di un agente della Squadra mobile di Pescara nel tentativo di darsi alla fuga con un carico di droga.
Per comunicare tra di loro, gli appartenenti ai gruppi criminali utilizzavano unicamente telefoni criptati, appositamente programmati per non essere intercettati o analizzati anche in caso di sequestro (da questo deriva il nome dell’operazione). Altro particolare organizzativo era l’utilizzo di veicoli sempre diversi, presi a noleggio, e il reclutamento di giovanissimi corrieri incensurati e insospettabili, da utilizzare per il trasporto delle sostanze stupefacenti, in cambio di notevoli somme di denaro.
Ingegnoso il sistema di fidelizzazione escogitato dai criminali, che utilizzavano una particolare brandizzazione dello stupefacente, ottenendo anche il risultato di renderlo meno riconoscibile ai controlli grazie a un particolare confezionamento dei panetti che riproducevano fedelmente delle famose merendine e barrette di cioccolato. Entrambi i gruppi criminali agivano con efferata violenza, soprattutto nella riscossione dei propri crediti, sia nei confronti dei clienti che degli appartenenti alle associazioni criminali, rivolgendosi anche a familiari e amici dei loro debitori, con spedizioni punitive e pestaggi, arrivando anche all’utilizzo di bombe carta lanciate all’interno delle abitazioni delle vittime.
Alle fasi conclusive dell’operazione hanno contribuito i poliziotti delle Squadre mobili di Roma, Teramo, Latina, L’Aquila, Frosinone e Foggia, coordinati dal Servizio centrale operativo e, dei Reparti prevenzione crimine Abruzzo, Lazio e Puglia Settentrionale, posti a disposizione del Servizio controllo del territorio, oltre al Reparto di polizia penitenziaria della casa circondariale di Foggia.
Secondo quanto emerso dalle indagini, entrambi i gruppi operavano con metodi tipici della criminalità organizzata: spedizioni punitive, pestaggi, e persino bombe carta lanciate all’interno delle abitazioni dei debitori. Le minacce erano estese anche a familiari e amici delle vittime, con lo scopo di garantire la riscossione dei crediti e il reinvestimento continuo nel traffico di stupefacenti.
Gli indagati avrebbero anche cercato di avvicinare membri delle forze dell’ordine, tentando di introdurre droga e telefoni cellulari all’interno del carcere di Castrogno, a conferma di un livello di infiltrazione e spregiudicatezza particolarmente allarmante.
I 13 indagati colpiti da ordinanza di custodia cautelare in Abruzzo distinti in capi e gregari sono: Danilo Biancifiori, 60 anni, Giulianova, David Biancifiori 23 anni, Giulianova, Giandomenico Di Girolamo, 44 anni, Pescara, Daniel Gaetano Hodges, 21 anni, Giulianova, Alessandro Iezzi, 38 anni, Atri, Alessio Martella, 31 anni, Atri, Giovanni Massascusa, 38 anni, Pescara, Vincenzo Pallini, 39 anni, Atri.
Nel Lazio, invece, Nicola Creanza, 66 anni, Roma, Antonio Nardozi, 37 anni, Arpino, Mirko Tucciarone, 40 anni, Formia, Vincenzo Zompatori, 36 anni, Cori e Richard Dela Pena Bosetti, 36 anni, Cisterna. Complessivamente le persone coinvolte sono 34, l’inchiesta raccoglie numerosi episodi di passaggio di sostanze stupefacenti che si sono verificati tra la fine del 2023 e lo scorso anno.
Al vertice dell’organizzazione laziale c’era proprio il formiano, romano d’adozione, Mirko Tucciarone, mentre gli atri due pontini aveva ruoli di rilievo. Da Roma a Montesilvano in provincia di Pescara veniva trasportata la droga. arrivava di tutto. Il capo dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, era Tucciarone, soprannominato “Ing”. A uno spacciatore di 37 anni indebitato, Tucciarone, secondo l’ordinanza firmata da giudice per le indagini preliminari Marco Billi, mandava messaggi per costringerlo a pagare, dicendogli che “non doveva scherzare” e che avrebbe dovuto pagare il suo debito altrimenti loro “avrebbero messo una bomba sotto il letto di suo figlio”.
Tucciarone aveva i suoi complici per minacciare lo spacciatore, come Antonio Nardozi, detto “Serpente”. Nardozi avrebbe spostato “ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti” sull’asse Roma-Montesilvano e si occupava del recupero crediti. Secondo la ricostruzione della squadra mobile di Pescara, “Serpente” avrebbe mostrato allo spacciatore di avere una pistola e, “a scopo intimidatorio”, gli avrebbe fatto vedere anche foto dei familiari e della sua macchina.
Gli altri due complici pontini, Vincenzo Zompatori e Rechard De La Pena Bosetti, sarebbero stati “gli autori materiali” di un’aggressione ai danni dello spacciatore finito in ospedale con una serie di ferite. Un’aggressione fermata appena in tempo dalla polizia soltanto perché la suocera dello spacciatore aveva chiamato il 113 per denunciare “la provenienza di grida dall’abitazione del genero”. La Polizia ha trovato i due aggressori mandati da Tucciarone “in possesso di alcune fascette di plastica e di un rotolo di nastro adesivo”. Nei mesi successivi lo spacciatore taglieggiato è stato arrestato con 80 grammi di cocaina, 2 chili e mezzo di hashish e 6 e mezzo di marijuana oltre a 18.660 euro in contanti. Pochi mesi dopo e lo stesso spacciatore ha denunciato il gruppo criminale di Roma per il reato di estorsione.
Secondo il gip Billi, “la diffusione interregionale dei due sodalizi, la capacità di trasporto in tutta Italia dello stupefacente, la capacità di movimentare con costanza e frequenza cospicui quantità di stupefacenti, l’adozione scaltra e premeditata di forme mule comunicative studiate per eludere le investigazioni, l’assenza di remore a porre in essere condotte estorsive e violente per recuperare i crediti delle cessioni, l’assenza di redditi leciti, costituiscono tutti elementi concreti per ritenere certo il fatto che, in mancanza di applicazione di adeguata misura cautelare, le condotte illecite già poste in essere verranno sicuramente reiterate”.
Coinvolto nella maxi indagine anche l’agente di polizia penitenziaria, in servizio nel carcere di Castrogno, Domenico De Bellis, originario di Bari, 37 anni. A lui è contestato il reato di corruzione in quanto, da pubblico ufficiale, avrebbe portato nella casa circondariale “alcuni telefoni cellulari e un quantitativo imprecisato di sostanza stupefacente” che gli investigatori ritengono “superiore a un chilo di hashish e 100 grammi di cocaina”. Il tutto per tremila euro, in parte accreditati su una carta Postepay.