Marco Massimi, candidato per Azione al consiglio comunale, è intervenuto sul tema dell’area cani e, in generale, dei progetti che Azione propone sul tema relativo agli animali, facendo riferimento alla gestione che ha riscontrato all’estero: “Quando visitai Istanbul, oltre a tutte le sue meraviglie architettoniche e i kebab divorati, ci fu una cosa in particolare che mi rimase impressa: cagnoni medio-grandi che sgambettavano per la città! Per le strade, le piazze di Istanbul, lungo le rive del Bosforo, i cani randagi erano liberi di gironzolare. Erano animali mansueti e abituati alla presenza dell’uomo, adottati dall’intera città, periodicamente controllati dai veterinari, sterilizzati e registrati all’anagrafe canina. Non solo! In giro per la città c’erano distributori di crocchette ed acqua, erogati in cambio di bottiglie di plastica”.
Massimi prosegue, contestualizzando il suo discorso alla situazione di Sabaudia: “Nella sua semplicità, è una straordinaria soluzione etica, sostenibile ed educativa, che incontra diversi aspetti della quotidianità, dalla gestione degli animali all’educazione del cittadino a prendersene cura. Certo, ci saranno stati degli aspetti da affrontare, come la pulitura delle deiezioni, la fornitura di un ricovero, la gestione del rapporto con chi ne ha paura e non sto affermando di voler adottare la stessa soluzione a Sabaudia, ammesso che sia sostenibile, soprattutto in una città immersa in un Parco Nazionale. Vorrei solamente lanciare un invito a riflettere su un fatto: così come i canili non sono l’unica soluzione al randagismo, così le aree cani possono essere concepite in tanti modi”.
Il candidato si sofferma anche sul problema del randagismo: “Quello del randagismo, non solo canino ma anche felino, purtroppo è una problematica grave sotto molti punti di vista, ma non è questo il momento di discuterne. In questa sede vorrei intercettare un’esigenza molto avvertita tra la cittadinanza, ossia la mancanza di un’area dedicata ai cani. La sua realizzazione, peraltro, offrirebbe un’alternativa a chi porta i cani a passeggiare nel bosco. Sono un naturalista e so che questo non va bene per svariati motivi, ma non se ne possono biasimare le persone se non viene loro offerta un’altra possibilità. Più che come la risposta ad un’esigenza, quindi, la destinazione di alcune aree della città, o della spiaggia, ai cani e ai loro padroni vorrei vederla come un’opportunità”.
E prosegue: “Non vorrei, infatti, che un’area cani divenisse semplicemente un recinto. Un recinto che può essere reso sicuramente il più gradevole possibile, per animali e persone, con zone all’ombra, fonti d’acqua e fornitura di prodotti per la pulizia. Senz’altro andrebbero prese le dovute precauzioni, per evitare problematiche sanitarie e di altro tipo. Non vorrei, però, che la faccenda si limitasse a questo”.
Massimi propone quindi di includere altri progetti, e finalità, a quello dell’area cani: “Oltre a questo, infatti, un’area cani può essere un’occasione per iniziative di tipo informativo, con servizi di consulenza periodica da parte di professionisti (magari volontari, o magari possono essere considerate altre forme di retribuzione con donazioni ed offerte), come educatori cinofili o veterinari. Si potrebbero prevedere campagne educative, dedicate per esempio ai bambini per insegnare loro a prendersi cura degli animali, coinvolgendo le associazioni. Non voglio parlare di pet therapy, che è un aspetto molto complesso e assolutamente non improvvisabile, ma è innegabile che gli animali da compagnia possano conferire un tipo di conforto che non può arrivare da altre parti. Perché allora non concepire, con la supervisione di figure professionali, la gestione dell’area in modo che le esigenze di padroni e persone in difficoltà (emotiva, psicologica) possano trarne un reciproco aiuto?”.
Infine, conclude: “Sono tutti spunti di riflessione, ovviamente, non panacee inconfutabili. È solo che non vorremmo che le aree dedicate ai cani rimanessero solo dei dolcetti elettorali, per poi ritrovarci con una staccionata piena di ortiche e abbandonata a sé stessa. Vediamo un’opportunità sostenibile ambientalmente e socialmente per la città, per le persone e per gli animali e vorremmo provare a coglierla”.