DUPLICE FEMMINICIDIO A CISTERNA, GIUDICI IN CAMERA DI CONSIGLIO PER LA SENTENZA

Christian Sodano
Christian Sodano

Duplice omicidio di Cisterna di Latina, il processo al finanziere di 27 anni. La Procura chiede l’ergastolo

Si conclude oggi, 29 settembre, il processo per il duplice omicidio commesso il 13 febbraio 2024 a Cisterna dal militare della Guardia di Finanza, Christian Sodano, 27enne originario di Scauri. A perdere la vita per mano del killer, accusato di omicidio volontario, Nicoletta Zomparelli (46 anni) e la figlia Renée Amato (19 anni), rispettivamente madre e sorella di Desirée Amato, ossia la ex compagna del finanziere.

Una vicenda di tale entità che ha attirato l’attenzione di tutti i media nazionali. Un duplice femminicidio, l’ennesimo, in una città, Cisterna di Latina, colpita anni prima dal delitto del carabiniere Luigi Capasso che sterminò le sue due bambine, Alessia e Martina, e tentò di uccidere la compagna Antonietta Gargiulo.

Davanti alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Gian Luca Soana, a latere il collega Mario La Rosa e la giuria popolare, lo scorso 16 settembre sono stati i due pubblici ministeri Valerio De Luca e Marina Marra a chiedere per Christian Sodano, recluso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere e assistito dagli avvocati Leonardo Palombi e Lucio Teson, l’ergastolo con l’isolamento diurno per sei mesi.

Renée Amato e Nicoletta Zomparelli
Renée Amato e Nicoletta Zomparelli

Diverse le parti civili: Giovanni, Massimo e Maria Pia Zomparelli, rispettivamente padre, fratello e sorella di Nicoletta, assistiti dall’avvocato Oreste Palmieri; Giuseppe Amato, marito e padre delle vittime, difeso dall’avvocato Marco Fagiolo; la ex compagna di Sodano, nonché figlia e sorella delle vittime, Desirèe Amato, difesa dall’avvocato Chiara Fagiolo; il Comune di Cisterna, alla presenza del sindaco Valentino Mantini, assistito dall’avvocato Nicodemo Gentile; infine l’associazione “Insieme a Marianna”, assistita dall’avvocato Benedetta Manasseri.

A distanza di un anno e sette mesi il processo si concluderà oggi. Sin dall’inizio (lo scorso 26 novembre 2024, data della prima udienza), in aula si è assistito alla contrapposizione delle parti sostanzialmente su due elementi: la premeditazione e la crudeltà dell’agire di Sodano, così come rappresentato dall’accusa, e le intenzioni suicide dell’uomo dopo aver commesso il delitto. La condanna di Sodano, reo confesso, dipenderà da come i giudici decideranno di valutare la sua azione: se premeditata e/o commessa con abietti e futili motivi, oppure un impeto che farebbe evitare al 27enne l’ergastolo e arrivare a una pena di 30 anni di reclusione.

Prima della camera di consiglio, si è assistito in aula alle repliche delle parti civili presentate in forma scritta. L’avvocato Marco Fagiolo ha depositato la sentenza sull’omicidio di Giulia Cecchettin. Dopodiché, a parlare sono stati gli avvocati Leonardo Palombi e Lucio Teson. I legali della difesa hanno ribadito che i giudici e la giuria popolare dovranno valutare a fondo la premeditazione eventuale del delitto. Sodano, secondo la difesa, deve anche aver visualizzato e immaginato ciò che stava per fare: è solo così che può essere dimostrata la premeditazione. A corredo della tesi difensiva sono stati citati alcuni casi di omicidio, come quello dell’infermiera che uccideva i pazienti iniettando loro dosi massicce di farmaco. In quel caso, è stata esclusa la premeditazione. “Sono eventi nefasti e occasionali che hanno inciso su ciò ch è successo. Se la signora Zomparelli si fosse attardata a parlare con l’estetista, non sarebbe stata uccisa. Manca l’elemento strutturale della premeditazione”. Non si configurano neanche, a parere della difesa, neanche i motivi abietti e futili: se manca la premeditazione, mancano i motivi abietti. “Se Sodano avesse voluto far soffrire Desirée, avrebbe ucciso davanti a lei la madre e la sorella. È un omicidio gravissimo, ma non aggravato”. La Corte d’Assise si è ritirata alle ore 10,35.

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LA PENULTIMA UDIENZA DLE 16 SETTEMBRE – Prima della requisitoria del pubblico ministero Valerio De Luca, Sodano rilascia spontanee dichiarazioni davanti alla Corte d’Assise: “Non so nemmeno se le mie parole possono far capire quanto dolore ho per quel che è successo, per aver causato la morte di Daniela e Renée. Quello era un periodo non facile, ho cercato di dare tutto il mio amore per Desirée, ma il mio amore era diventato una dipendenza. Quando ci siamo fidanziati, mi sono tatuato il suo nome al centro del petto e il suo volto sulla gamba. Soprattutto, di Natale, quando avevo smesso di festeggiare il Natale, era stato il primo anno che lo festeggiavo: ero felice con lei e la sua famiglia.

Colmarono il vuoto lasciato dalla morte dei miei genitori. Ero felice con questo amore, ma dall’altra parte ero indebolito: Desirée era il centro del mio mondo e avevo trascurato amicizie, oltre ad aver interrotto una relazione che durava da anni. Sono stato sempre una persona gelosa, ma metabolizzai il fatto che lei lavorava in un locale particolare. Lo stavo facendo per lei. Subito dopo le vacanze di Natale, scoprii che l’ex di Desirée era andato a casa sua, non mi arrabbiai anche se l’avevo scoperto per caso. Per una persona a cui tenevo così tanto, sono sono distrutto dal dolore perché a causa mia sono venute a mancare due persone a cui tenevo veramente”.

La requisitoria del pm De Luca comincia alle ore 9.43. Inizia da quel 13 febbraio 2024 quando ci fu l’omicidio e l’ammissione da parte di Sodano del delitto. “L’imputato ha riconosciuto la sua responsabilità, a seguito di una sostanziale costituzione. Sodano lascia l’abitazione di Amato, si mette a contatto con lo zio che lo ospitava in una casa a Latina. È lo zio che si mette a contatto con gli agenti della Squadra Mobile e si mettono d’accordo per la consegna del nipote”.

Il pm ricostruisce l’indagine, sottolineando i sequestri e i sopralluoghi: “La scena che si presentava in casa era difficile, con la presenza dei due cadaveri e l’enorme quantità di sangue. L’istruttoria ha ripercorso i vali livelli di indagine. Dapprincipio sono arrivati in casa gli agenti della Squadra Mobile. L’abitazione aveva l’uscio aperto perché la scena del crimine era evidente, vista la presenza del sangue su tutto il pavimento. Dopodiché è arrivata la Polizia Scientifica che ha proceduto a fare una serie di rilevamenti”.

La stessa Scientifica – spiega il pm – fa i suoi rilevamenti senza toccare lo stato dei luoghi, essendo la scena chiara così come si presenta. Le analisi della Scientifica romana invece hanno messo in rassegna tutti i colpi d’arma da fuoco sparati e in particolare si sono concentrati sulla morfologia del sangue trovato nelle varie macchie sul pavimento della casa. Ogni forma denota la possibilità di capire come sono stati sparati i colpi. E ancora, come di prassi, sono state analizzate le traiettorie dei colpi, valutandole balisticamente.

Le indagini hanno permesso di ricostruire quanti minuti, addirittura secondo per secondo, in cui Sodano si è mosso, prima parlando con Desirée per poi arrivare a compiere la strage. “La ragazza, Desirée, entra in casa per recuperare la maglia per Sodano. Nel frattempo, Sodano va in auto e prende la pistola, si presenta all’ingresso dove Desirée lo vede e scappa. Dall’ingresso alla stanza dove vengono uccise le due donne la distanza è breve. Ci sono urla che attirano la sorella e la mamma che si presentano davanti a Sodano: vengono colpite l’una da quattro colpi, l’altra da tre. Dopo aver sparato i colpi, tutto si riempie di sangue. Desirée non viene mai minacciato e si rifugia in bagno. Sodano sfonda la porta a calci che si rompe e loro parlano, ma non escono minacce verso Desirée. I due si muovono per massimo cinque minuti dentro la casa e Sodano fa il gesto di posare l’arma”.

Sodano, però, secondo la ricostruzione del pm, si macchia di un’altra azione criminale: vuole finire Renée Amato perché sia l’imputato che Desirée si rendono conto la sorella minore non è morta: “Sodano esplode l’ultimo colpo contro Renée a distanza ravvicinata: viene registrato il foro d’entrata e il segno sul suo corpo, rilevata dagli esperti di balistica come un colpo sparato dall’alto verso il basso. Il colpo scalfisce il pavimento: è stato l’ultimo sparo, quando Desirée era già scappata via”.

È Sodano a dircelo: “Vidi Renée che annaspava in una pozza di sangue. Ho rivissuto la morte di mio padre che è deceduto per arresto cardiaco e allora ho sparato”.

Dopo la parte tecnica della requisitoria, il pubblico ministero ricostruire brevemente la conoscenza e il rapporto sentimentale tra Christian Sodano e Desirée Amato, all’epoca 22enne: “Ci saranno tante parole di amore, poi un po’ meno, elementi di gelosia. È l’amica di Desirée che ci ha detto di aver detto subito alla ragazza che il suo rapporto con Sodano non si muoveva su binari ordinari. Qualche volta non le ha permesso di andare a lavoro e poi c’è il litigio sull’ex fidanzato di Desirée. Litigi normali, cose ordinarie. Ma non è ordinario che si scrivano minacce di morte ai famigliari di Desirée”.

In conclusione, il pm De Luca critica la ricostruzione del consulente psichiatrico della difesa: “Non le riesco proprio a capire. C’è nella sua relazione un salto logico inspiegabile, come sollevare la circostanza se Desirée si sia sentita o meno con il suo ex fidanzato. Ci sono salti logici enormi. Non c’è dissociazione in Sodano in quanto lui aveva annunciato di voler uccidere”.

La requisitoria di De Luca dura un’ora. A proseguirla, come annunciato, è il pubblico ministero Marina Marra che ha rappresentato l’accusa in tutte le udienze celebrate: “Non è un delitto d’impeto, è un omicidio volontario e plurimo, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Ci sono elementi probatori nel rapporto tra Desirée e Sodano”. Il primo punto approfondito dal pm è la testimonianza di Desirée che parla di un rapporto “tossico”: “Sodano non aveva equilibrio, sui social era soprannominato Psycho e c’è un’intera messaggistica a provare i suoi comportamenti. Messaggi in cui ci sono minacce gravissime. È la stessa Desirée a riferire che il 17 novembre 2023, nel corso della loro prima litigata, Sodano si lascia andare ad atteggiamenti evidenti, come tirare fuori la pistola d’ordinanza che ritrae in un video. Scrisse alla ragazza: “Ti farò veder quanto posso essere cattivo, vedrai molto preso, mo’ faccio una strage, mi devono fermare con tutto l’esercito italiano”.

La storia del finanziere, ricorda il pm Marra, è nota, avendo perso entrambi i genitori. Ad ogni modo, Sodano, sempre nella litigata di novembre 2023, palesa la sua volontà È Desirée a ricordarlo: “Lui mi disse che “pensi che ho paura dei tuoi?”. Non dice mai di ucciderla, ma minaccia le persone che le sono vicine. È questo il suo proposito: farla soffrire”. A supporto di quanto detto, ci sono le dichiarazioni dell’amica di Desirée: “All’inizio era un bravo ragazzo, poi ha iniziato a minacciarla, anche se non davanti a me”.

È Sodano a spiegare cosa è accaduto: “Il blackout arriva quando Desirée vuole restituirgli l’anello. Con freddezza chirurgica uccide la sorella e poi ad altezza uomo colpisce Daniela Zomparelli. Erano morti annunciate da ciò che diceva e scriveva Sodano. Quando vede Renée agonizzante, la fredda e la finisce con un colpo, perforandole il cervelletto. Non c’è pentimento da parte di Sodano, è quello che si evince dalle sue dicharazioni”.

“Sodano ha l’efferatezza della sua azione che chirurgica e fredda. Nella fase successiva alla strage, è freddo, si aggira calmo e serafico, come se non avesse fatto nulla. Lo abbiamo visto tramite le telecamere. Chiama lo zio e gli dice che ha fatto una cosa sbagliata, si dirige a casa e pur essendo fermato dai Carabinieri perché andava veloce, non mostra alcun segno di nervosismo. Questo è un comportamento di una persona in fase di choc o un killer freddo che ha portato a compimento il suo proposito? Lascio a voi il giudizio”.

I reati – spiega il pm – prevedono entrambi l’ergastolo: “Sono omicidi premeditati e sono due distinti omicidi. È prevista il massimo della pena: si applica la pena prevista per il duplice omicidio”. Il pm Marra, dopo mezz’ora di requisitoria, chiede ergastolo con isolamento diurno per sei mesi.

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PARTI CIVILI E DIFESA (UDIENZA DEL 16 SETTEMBRE) – Tra le parti civili, a parlare per prima è l’avvocato Chiara Fagiolo, che difende Desirée Amato. La legale ha chiarito che la sua assistita è stata anche vittima di stalking, avendo subito minacce, patendo molto di più di ciò che compare nel capo d’imputazione. Particolarmente forte la frase utilizzata dall’avvocato: “La famiglia uccide più della mafia”. A seguire l’avvocato Marco Fagiolo che parla di una “tragedia”, – “sarebbe sufficiente mettersi nei panni di Desirée”, e l’avvocato Oreste Palmieri che ha sottolineato la lucidità del killer che ha sparato sette colpi, ciascuno dei quali andati a segno. A parlare per ultimi l’avvocato Benedetta Manasseri e l’avvocato Nicodemo Gentile il quale, in rappresentanza del Comune di Cisterna, ha evidenziato la sensibilità dell’ente e del sindaco Valentino Mantini (sempre presente nelle udienze del processo) ai temi del femminicidio: “È una sfida culturale”. Tutte le parti civili chiedono che Sodano sia condannato all’ergastolo, oltreché al risarcimento dei danni.

Dopo una pausa, il processo riprende alle 14,30 con l’arringa difensiva dell’avvocato Leonardo Palombi che spiega come Sodano, dopo aver sparato alle due donne, si sarebbe voluto suicidare: “Poggia l’arma e si aspetta che la ragazza Desirée lo uccida”. Per quanto riguarda, le minacce, il legale sottolinea che su 51mila messaggi raccolti dalla Procura che ha scandagliato le interlocuzioni di Sodano con ex fidanzata, Desirée Amato e altri, solo il 17 novembre 2023, giorno della litigata tra l’imputato e l’ex compagna di Cisterna, ci sono parole a minacce. Parole che, però, sarebbero state molto simili a un modo di essere, più che una premeditazione, assolutamente messa in discussione dalla difesa.

L’avvocato Palombi menziona anche il cosiddetto “stress da Covid”. Ad ogni modo, come ha evidenziato l’altro avvocato difensore Lucio Teson, “in discussione non c’è il duplice omicidio commesso da Sodano, ma la premeditazione e i futili e abietti motivi, ossia le due aggravanti che, a parere della difesa, non sono state provate e che non sussisterebbero. È la difesa a ricorda che nella imputazione non vi erano contestate, in un primo momento, le due aggravanti che renderebbero certa la condanna all’ergastolo per Sodano. Le arringhe difensive sono durate oltre tre ore, puntando a scardinare le suddette aggravanti. Anche i comportamenti di Desirée, secondo la difesa, avrebbero influenzato quelli di Sodano il quale non avrebbe preparato niente: “La sera prima degli omicidi si trovava a casa degli Amato, avrebbe potuto sparare subito, ma non l’ha fatto”. La tesi è quella del gesto d’impeto, per nulla premeditato.

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