Duplice omicidio di Cisterna di Latina, prosegue il processo al finanziere di 26 anni che, oggi, ha parlato in aula
È ripreso il processo che vede sul banco degli imputati il 27enne militare della Guardia di Finanza Christian Sodano, accusato dell’omicidio volontario di Nicoletta Zomparelli (46 anni) e della figlia Renée Amato (19 anni), rispettivamente madre e sorella di Desirée Amato, ossia la ex compagna del finanziere di Scauri. L’omicidio si è compiuto il 13 febbraio del 2024 a Cisterna di Latina, un episodio di tale entità che ha attirato l’attenzione di tutti i media nazionali. Un duplice femminicidio, l’ennesimo, in una città, Cisterna di Latina, colpita anni prima dal delitto del carabiniere Luigi Capasso che sterminò le sue due bambine, Alessia e Martina, e tentò di uccidere la compagna Antonietta Gargiulo.
Davanti alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Gian Luca Soana, a latere il collega Mario La Rosa e la giuria popolare, non solo il pubblico ministero Marina Marra, presente nelle prime udienze, ma anche il collega Valerio De Luca. In aula, come sempre, Christian Sodano, recluso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, e arrivato quest’oggi vestito con una tuta della squadra di calcio del Paris Saint Germain.
A parlare come testimone il cugino del killer, Francesco Conte, che ha confermato gli istinti di suicidio del parente dopo la morte dei genitori. Il cugino ha confermato anche gli smodati eccessi di Sodano nello spendere i soldi: fino a 500mila euro tra vestiti, orologi e, soprattutto, gioco d’azzardo. Confermato anche che nell’auto Sodano teneva un vero e proprio magazzino e con sé si portava dietro la pistola d’ordinanza: in auto, aveva praticamente un armadio in cui accumulava tutto.
“Lui e Desirée si erano conosciuti nel night club ad Anzio, ma lui non voleva che lei lo frequentasse”, ha detto il testimone. “Ha perso totalmente la capoccia, era innamorato perso di Desirée Amato. So che lui era molto attaccato anche alla sua famiglia, soprattutto alla mamma. Era felice perché si sentiva apprezzato. Era stato anche con loro a Natale”. Quando nacque il figlio del cugino,, a Bologna venne solo Christian Sodano, perché Desirée non si sentiva poco bene. “Quando è nato mio figlio, lui era stato con la famiglia Amato a Cuba”.
In un altro frangente, Sodano “mi raccontò che avrebbe voluto fare la proposta di matrimonio a Desirée e di volerla portare a Dubai. Mia zia lasciò l’anello a Christian prima di morire. Lui era innamorato e, tra virgolette, succube”.
“Nel frattempo, però, dopo che la mamma era morta, Sodano ha sempre continuato con il gioco d’azzardo. A causa del gioco, aveva sbalzi d’umore. Quando perdi 30-40mila euro a botta, con il Black Jack o altri giochi, non te la passi facilmente. Il gioco era un suo sfogo, quando litigavano con Desirée giocava somme più alti, ma giocava sempre. Il 90% dei litigi era perché lei lavorava nel locale. Gli ho prestato diverse volte dei soldi, anche 300-400 euro a volta, fino a mille euro. Poi, quando è nato mio figlio non ho potuto più aiutarlo”.
Un racconto, quello del cugino, che si snoda diretto, senza che i due cugini si guardino. È proprio il testimone a parlare, infatti, di un litigio piuttosto rilevante che hanno avuto nel 2023, causato dai comportamenti di Sodano.
Il secondo testimone di giornata è il professore di neurologia di Roma, Leoluca Parisi. La sua testimonianza è anche quella più controversa, avendo causato la reazione delle parti civili le quali, tramite le loro domande, hanno cercato di smontare il quadro descritto dal consulente psichiatrico.
“Lo scopo della mia indagine – ha spiegato in aula il professore Parisi – è stato quello di valutare la personalità di Sodano prima dell’omicidio”. L’esperto, che ha visto una sola volta in carcere Sodano, ha esaminato l’imputato dal punto psichico, anche con l’ausilio di test psicologici. Sono state valutate anche le varie testimonianze nelle due udienze precedenti, il rapporto con la fidanzata, il comportamento di Desirée, il rapporto con la famiglia di Desirée, l’incidenza del lavoro di Desirée sullo stato psichico, l’episodio della restituzione dell’anello e l’evento del duplice omicidio
Il professore ha insistito molto su determinati aspetti: la morte della madre di Sodano (sebbene abbia fatto un po’ di confusione a stabilire temporalmente il decesso della madre e quello successivo del padre), il tentativo di suicidio di Sodano, il lavoro come ragazza immagine che faceva Desirée nel locale notturno ad Anzio, dove peraltro si erano conosciuti.
“Desirée – è la tesi del consulente – lo ha portato sulle montagne russe, lo amava, faceva promesse, ma alla fine lui era succube di lei”. Secondo il neurologo romano, Sodano era soggiogato dalla ragazza avendo anche accettato che lei continuasse ad avere un rapporto con l’ex fidanzato. Sarebbe stato un crollo psicologico, dovuto anche alla personalità di Desirée ritenuta troppo forte e preponderante, a scatenare la destabilizzazione di Sodano. “Le sue sofferenze erano troppe – ha spiegato l’esperto – le chiedeva di prendere una decisione.. Sodano non ha mai minacciato nessuno”.
Importanza è stata data nella relazione del consulente tra le due spinte del Sodano: da un lato il suicidio, dall’altro l’omicidio consumato. “Il suicidio è un atto di liberazione, ultimo gesto d’amore. Lui percepisce la realtà in maniera alterata, è un dissociato, che soffre di sindrome abbandonica”. Nel gesto del duplice omicida che ha spezzato la vita della famiglia Amato, il consulente “non ravvisa elementi di premeditazione perché non sapeva dove si trovava”.
E allora, chiede il pm De Luca al professore: “Come faceva ad essere dissociato, se lui aveva già esposto la volontà a Desirée di farla soffrire e fare del male ai famigliari”. A questa domanda, la risposta del consulente è sempre la stessa: la dissociazione è uno stato temporaneo, tanto che il giorno dopo, interrogato dalla Squadra Mobile di Latina, Sodano è lucido.
“Quando Sodano ha conosciuto questa famiglia, lui ha preferito frequentarla perché era una seconda e nuova famiglia”. È su questa frase che dai banchi del pubblico, nella parte dei famigliari, si alza un leggero brusio e qualche protesta. Nell’analisi del consulente i due elementi – suicidio e omicidio – fanno parte di comportamenti anomali: “Effettua un omicidio perché aveva più volte espresso il desiderio del suicidio”.
Queste due tendenze, omicidarie e suicidarie, convivono in un soggetto ludopatico e fragile. E nel momento dell’omicidio, secondo il consulente, Sodano si sarebbe chiesto: “Perché queste persone mi vengono incontro, mentre io ho una pistola in mano”.
Il processo è stato rinviato al prossimo 3 giugno quando saranno ascoltati gli ultimi due testimoni della difesa. Dopodiché, come annunciato dalla Corte d’Assise, a luglio si andrà a discussione con la richiesta di condanna della pubblica accusa, le parti civili e le arringhe difensive.
