I Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Latina, guidati dal tenente colonnello Antonio De Lise, hanno notificato un decreto di applicazione della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza nei confronti del 40enne di Sabaudia, Leonardo Corni
Il provvedimento è stato emesso dalla III sezione Penale – sezione specializzata – misura di prevenzione del Tribunale civile e Penale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Latina.
Corni viene ritenuto pericoloso in quanto soggetto che vive abitualmente con i proventi di attività delittuosa e dedito alla commissione dei reati che pongono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica.
L’attività d’indagine, eseguita dai carabinieri del Nucleo Investigativo sotto la direzione della Procura pontina, ha consentito di dimostrare come l’uomo sia stato una persona dedita ad attività delittuosa quali reati contro la persona, la pubblica amministrazione, in materia di inquinamento ambientale e di stupefacenti.
Il provvedimento obbligherà Corni, per i prossimi 2 anni, a non uscire dalla propria abitazione nell’arco orario compreso dalle ore 22.00 alle ore 06.30, di non partecipare a pubbliche riunioni e da non associarsi a persone che hanno subito condanne e sono sottoposte a misure di prevenzione.
Lo scorso ottobre, il giudice per l’udienza preliminare Mario La Rosa ha deciso per il rinvio a giudizio di Corni, coinvolto insieme ad altre sette persone in una indagine per spaccio di sostanze stupefacenti. Il processo è iniziato lo scorso 14 febbraio. Oltreché all’imprenditore di Sabaudia, Leonardo Corni (nel frattempo raggiunto da un provvedimento giudiziario di divieto di dimora nella provincia di Latina), sono stati rinviati a giudizio l’agente di Polizia presso il Ministero dell’Interno, Marco Veglianti, Ben Salah Samir, Ala Eddine Ben Achour, Ettore Basile, Daniele Fedeli, Gianluca Silvestri e Veronica Mastracci.
Diverso, invece, il destino giudiziario per l’altro indagato, ritenuto “leader” del sodalizio dedito allo spaccio: per il fratello di Corni, Francesco Corni, la difesa ha scelto la strada del patteggiamento accolto dal Gup La Rosa. Corni junior è stato condannato alla pena di 3 anni e 10 mesi di reclusione. Patteggiamento anche per Fabio Serrapiglio (la cui famiglia fu citata dal collaboratore di giustizia, Agostino Riccardo, come referente a Sabaudia per i clan della provincia) che ha rimediato una condanna a 3 anni e 2 mesi.
A ottobre 2022, Leonardo e Francesco Corni, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia dopo gli arresti, avevano optato per due scelte diverse: il più grande, Leonardo, 39 anni, imprenditore e titolare de “La Rapida 2004 sas””, si era avvalso della facoltà di non rispondere.
Tuttavia, l’operazione di polizia che ha fatto emergere lo spaccio gestito dai Corni all’ombra del Circeo non è l’unica che ha riguardato l’imprenditore di Sabaudia.
Leonardo Corni, infatti, proprio in qualità di imprenditore con la società Rapida, è a processo anche per il pesticida pericoloso utilizzato nelle scuole di Sabaudia. Corni è stato rinviato a giudizio per il reato di delitto colposo contro l’ambiente, in quanto la sua ditta fece la disinfezione negli 11 plessi scolastici di Sabaudia del Cencelli e del Giulio Cesare a settembre del 2019. Molti giorni dopo, grazie ai rilevamenti dell’Arpa, sarebbero state trovate tracce del pesticida organofosfato del Clorpifiros metile (CPS), notoriamente utilizzato in agricoltura contro vermi e parassiti.
Corni, il proprietario della ditta, risultava indagato anche perché non avrebbe permesso ai Carabinieri Nas di entrare nei locali della società per effettuare le verifiche del caso. Un’accusa per la quale l’imprenditore di Sabaudia è stato sollevato. In seguito alla disinfezione delle scuole, l’allora Sindaco Giada Gervasi fu costretta a chiudere i plessi.