Il 13 febbraio la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio il provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Latina e il contestuale rigetto della richiesta di dissequestro risalenti al 18 luglio dello scorso anno. La Cassazione ha ordinato inoltre la restituzione dei beni sequestrati ai legittimi proprietari.
Il socio Erasmo Paone ha subito diramato un comunicato stampa in cui ha espresso tutta la propria soddisfazione per la sentenza di 3° grado: “Dopo 8 anni di sequestro e innumerevoli battaglie legali, che non poche volte hanno avuto esiti sorprendenti, oggi la Corte di Cassazione ha deliberato l’annullamento del sequestro….Si tratta di una vittoria importante all’interno di una vicenda che ha visto sconvolgere la vita di una antica famiglia di imprenditori pontini e della più antica azienda del Lazio, vanto della città di Formia e del made in Italy in generale.
Purtroppo questa decisione lungamente denegata arriva dopo qualche mese dalla inaspettata decisione , anch’essa inutilmente contestata sulla base di più che validi motivi, del liquidatore di mettere in vendita come uno spezzatino una azienda storica ed oramai già completamente risanata dalla famiglia Paone con i propri unici mezzi con un marchio affermato da 142 anni!
Un danno- purtroppo molto grave- è stato comunque generato da questa lunga vicenda ed ora i nostri sforzi si indirizzeranno appunto a cercare di rimediare a questo danno ingiusto e notevole che è stato inflitto ad una famiglia ed ad una azienda storicamente appartenenti a questo martoriato territorio, anche tenendo conto della salvaguardia occupazionale che oggi non è affatto garantita.”
Il pastificio Paone, sfruttando la ricchezza d’acqua e la vicinanza dei mulini nel quartiere di Mola, era attivo a Formia dal 1878, nonostante preesistesse nel centro della città come piccola attività sin dagli anni precedenti. Nell’aprile 2012 tuttavia il Tribunale di Cassino con le ipotesi di reato di lottizzazione abusiva e di abusivismo edilizio aveva disposto l’apposizione dei sigilli sul Pastificio di Piazza Risorgimento. Provvedimento che venne eseguito da parte dei Carabinieri e dei Nipaf dell’allora Guardia Forestale.
Da lì una serie di decisioni da parte del Tribunale di Latina che videro soccombere la famiglia Paone e costringerla ad operare i primi licenziamenti del personale e a procedere alla vendita all’asta del nuovo stabilimento.
Nel marzo 2019 dopo più di 140 anni di attività la famiglia Paone, provata dall’annosa vicenda giudiziaria, dovette formalizzare la vendita all’asta di parte dei capannoni del nuovo stabilimento del pastificio ultimato poco più di dieci anni prima, tra non pochi investimenti e sacrifici economici, nella zona industriale di Penitro, ai confini del comune di Formia con quello di Minturno.
Pochi mesi dopo andò in vendita per un importo a base d’asta di 3 milioni, 838mila e 513 euro, il ramo d’azienda che comprendeva tutti i beni immateriali quali i marchi, le concessioni e le licenze, tutti i beni materiali come i macchinari, gli arredi e i magazzini, e poi i permessi, le autorizzazioni, le certificazioni, e pure il personale e le passività aziendali. Insomma dopo l’esterno si passava all’interno.
Lo scorso luglio il Tribunale di Latina (presidente Gianluca Soana) nella stessa udienza aveva revocato e ripristinato il sequestro dello storico stabilimento alimentare di piazza Risorgimento a Formia con le ipotesi di reato di lottizzazione abusiva e abusivismo edilizio. Due giorni fa finalmente la decisione dei magistrati di Roma di accogliere le istanze della famiglia di imprenditori formiani.