Discariche in provincia di Latina e nel Lazio: il Commissario ad Acta Laura D’Aprile conferma il quadro attuale dei siti dove conferire il residuo di lavorazione
La dottoressa D’Aprile, Direttore del Ministero dell’Ambiente, fu nominata dal Tribunale amministrativo lo scorso gennaio contestualmente a un’ordinanza pronunciata nell’ambito di un ricorso amministrativo proposto da RidaAmbiente, società che si occupa di trattamento dei rifiuti con l’impianto di Via Valcamonica ad Aprilia dove conferiscono i loro rifiuti la maggior parte dei Comuni della provincia di Latina. Rida, in soldoni, chiedeva dove mettere lo scarto nell’ambito territoriale pontino e il Tar rispondeva che, in assenza di una rete di discariche, sarebbe stato un Commissario a decidere, vista l’inerzia degli enti preposti (su tutti la Regione, in subordine la Provincia).
Il Tar, considerando l’ordine impartito in precedenza (per il quale era stato individuato per l’esecuzione un termine di 180 giorni), e il fatto che Rida Ambiente aveva nelle more dedotto che l’Amministrazione regionale non aveva mai dato esecuzione alla sentenza ormai passata in giudicato che le dava regione, nonché la Regione aveva approvato il nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani, “il quale non individua nuove discariche a servizio dell’impianto di Rida nell’ATO “Latina”, aveva ritenuto che “la Regione Lazio non ha ottemperato all’ordine giudiziale di individuare la “rete integrata e adeguata” di impianti di discarica, presso cui Rida possa conferire i rifiuti derivanti dal trattamento svolto sui RSU conferiti dai comuni serviti e che la sua situazione si è, medio tempore, aggravata”.
Insomma, Rida Ambiente non aveva nessun sito a Latina e provincia verso cui depositare il suo scarto di lavorazione. Ecco perché, a distanza di quasi cinque mesi, il Commissario ad Acta ha stabilito, ribadendo peraltro ciò che aveva definito la Dirigente Area Rifiuti di Regione Lazio Flaminia Tosini, nel frattempo arrestata nell’ambito di un’inchiesta sui rifiuti romani insieme all’imprenditore con interessi anche nell’editoria pontina ciociara Valter Lozza.
Il Commissario D’Aprile, quindi, nella determina dello scorso 12 maggio, non può che individuare, nelle due discariche esistenti ed operanti nella Regione Lazio, gli impianti per lo smaltimento di residui del trattamento dei rifiuti urbani prodotti dall’impianto di proprietà R.I.D.A. Ambiente S.r.L. Ossia, la discarica della MAD S.r.L. in località Fosso Crepacuore (riconducibile a Lozza) con volumetria residua di circa 53mila metri cubi e la discarica della Ecologia Viterbo S.r.L. in località Le Fornaci con volumetria residua di 180mila metri cubi.
La scelta più ovvia, in assenza di un Ato di Latina e con la stasi ormai cronica che si vive in provincia dopo il fallimento del Piano Medici e della Conferenza dei Sindaci che aveva individuato a Latina (Borgo San Michele) e Fondi i due siti o, per come li chiamavano, le due discariche di inerti. Due scelte demolite dai rispettivi consigli comunali e, per quanto riguarda Latina, da una perizia tecnica che ha sancito il niet definitivo all’impianto eventuale di Borgo San Michele
Nella stessa determina, il Commissario D’Aprile richiama la nota acquisita del 14 aprile 2021 con cui la Regione Lazio ha rappresentato che: a) nessuna Provincia né la Città metropolitana di Roma Capitale ha provveduto ad
adeguare i propri piani Provinciali; b) sono dotati di discarica ATO – Viterbo e il sub ambito Città metropolitana di Roma Capitale (esclusa Roma Capitale) di volumetria non rispondente all’autosufficienza della Città metropolitana di Roma Capitale (esclusa Roma Capitale); c) non sono dotati
di siti di discarica attivi: il sub ambito di Roma Capitale (non è altresì sufficiente quella disponibile nella Città Metropolitana di Roma), l’ATO Latina, l’ATO Frosinone e l’ATO Rieti.
Praticamente nessuno è in regola con il famoso ciclo dei rifiuti da chiudere dentro i recinti degli Ato, coincidente con le 5 “province” laziali.
Lo scorso 23 aprile, Giorgio Libralato, peraltro uno dei due autori della perizia tecnica su Borgo San Michele, ricordava che, al di là delle scelte del Commissario ad acta, le quali non potevano che ribadire l’ovvio la provincia di Latina deve comunque individuare uno o più siti; non è detto che esista un sito probabile e quindi non è detto che non verrà indicato un nuovo sito nel comune di Latina o in uno qualsiasi degli altri comuni; la maggior parte delle cave (ndr: individuate nella relazione tecnica provinciale da cui effettuare la scrematura e scegliere i siti per la discarica di inerti) dovranno essere escluse in quanto, giuridicamente, tecnicamente non sono da considerarsi “esaurite” cioè che non hanno completato il loro ciclo e il loro iter amministrativo. Sempre che possano esserlo dal punto di vista geologico qualora vengano dichiarate ufficialmente esaurite. La cava quindi può essere considerata dismessa quando la polizza fideiussoria prodotta ai fini ambientali viene chiusa; deve essere definito l’ATO (che dipende dalla regione) e i tecnici della provincia dovranno essere incaricati ufficialmente.
Sulla base di queste ragioni, non si capisce come mai uno degli esponenti di uno dei due Comitati di Borgo San Michele esulti con comunicati e interviste a mezzo stampa. Va detto senza sarcasmo.
La realtà, sotto i cieli della provincia di Latina, è rimasta immutata: nessuno vuole la discarica ma comunque andranno opzionati almeno due siti (o forse ne basterà uno). Senza contare che per quanto riguarda la discarica di Borgo San Michele, rimane alquanto impensabile riproporla. Sono altri i territori che da ora in poi dovranno cominciare a preoccuparsi. Insomma, nulla è cambiato.