Arriva da Fabrizio dell’Associazione Beatrice Aps il grido di dolore frammisto a dignità riguardo al problema delle passerelle per disabili in spiaggia a Sabaudia (e non solo). Un problema che molti dei nostri litorali scontano, non avendo attrezzature e logistica adeguate atte ad agevolare un percorso in sicurezza per chiunque abbia problemi di mobilità. Il messaggio è netto: un disabile non può e non deve ricorrere all’assistenzialismo, ma è necessario possa raggiungere la spiaggia (e ogni luogo presente in una città) con le sue possibilità motorie come chiunque di noi.
“Avrei tanti modi per iniziare questo post” – scrive Fabrizio sulla pagina Facebook dell’Associazione Beatrice Aps – “Vi invito solo e ancora una volta a devolvere il vostro 5×1000 nella prossima, ahimè, imminente dichiarazione dei redditi a favore della nostra piccola piccolissima associazione che, anche grazie al vostro aiuto, entro questa stagione estiva 2019 riuscirà ad realizzare il proprio sogno. Il mio sogno. Il primo circolo remiero a Terracina, onorando la concessione balneare a loro destinata e non era certo una decisione scontata, riserverà una parte della spiaggia a uso sociale. Il nostro progetto condiviso con l’associazione a promozione sociale. Con slancio ospiterà 25 ombrelloni per circa per 50 metri lineari, 4 sedie job e sarà una spiaggia inclusiva e accogliente dove le persone disabili avranno pieno e totale accesso nella massima possibile indipendenza. La nostra spiaggia “inclusiva” si pone l’obiettivo di essere totalmente gratuita per la persona disabile. E inizia a concretizzarsi con questo primo passo il mio obiettivo che è quello di avere un posto in cui andare al mare con tutta la mia famiglia, il cui accesso e la cui fruizione hanno la priorità di far sentire le persone come me un po’ più “normali”. Uso volutamente un termine politicamente scorretto perché quello che, per esempio, voglio assolutamente evitare è ripetere l’esperienza che ho avuto l’anno scorso nella cosiddetta spiaggia adibita per disabili in quel di Sabaudia. La passerella era così poco a norma che si è dovuta mobilitare mezza spiaggia, persone gentilissime compreso il ragazzo dell’assistenza bagnanti, per trasportare me e la mia carrozzella dalla fine della passerella al camminamento, che inidoneo, mi ha impedito di andare avanti. E sono tornato indietro”.
La spiaggia cui si riferisce Fabrizio è la passerella 30 di accesso al pubblico Demanio Marittimo sita in via Lungomare km. 27 che, anche quest’anno, la Sindaca di Sabaudia, Giada Gervasi, ha rilanciato come esempio virtuoso: “La spiaggia è un bene comune e proprio per questo dev’essere accessibile, affinché tutti possano godere della sua bellezza e viverla in un clima rilassato e piacevole. Questo è un obiettivo costante della nostra amministrazione, in linea con il mandato elettorale – ha commentato il sindaco Giada Gervasi dopo la delibera di Giunta del 3 maggio che ha demandato al settore Qualità della Vita l’attuazione di una serie di procedure atte a realizzare tratti di arenile accessibili anche alle persone con disabilità – Stiamo provvedendo a realizzare tutta una serie di procedure per fare di Sabaudia una città accessibile, dunque accogliente e includente. Siamo partiti nell’agosto del 2017 a meno di un mese dall’insediamento e proseguiamo quest’anno con la realizzazione di due accessi. Un altro piccolo ma fondamentale passo di un percorso più ampio e incisivo, che abbiamo intrapreso in stretta collaborazione con l’Ente Parco, i Carabinieri Forestali e i balneari. Ci sono tante criticità da affrontare, è indubbio, a partire dai vincoli imposti in una zona a tutela integrale e dalla morfologia del paesaggio dunale, con una pendenza non idonea a creare passerelle accessibili per i disabili, ma la strada imboccata è quella giusta ed è rispondente agli obiettivi che vogliamo raggiungere”.
Un proposito giusto ma parrebbe non completamente veritiero leggendo cosa denuncia nel suo post l’Associazione Beatrice Aps.
“Io non voglio che si ripetano queste scene“- scrive ancora Fabrizio – “Né per me e il mio orgoglio di uomo, né davanti alle mie bambine. Siamo una famiglia unita e la nostra “normalità” è aiutarci a vicenda, uno per tutti e tutti per uno. Mamma aiuta papà, papà aiuta Bea a fare i compiti. Vedere il loro padre trasportato come uno scatolone su e giù sulla sabbia rovente da estranei seppur cortesi, perché quella spiaggia propagandata e pubblicizzata per disabili in realtà è escludente e piena di barriere, è una scena che voglio evitare alle mie figlie. E quindi per me, niente mare con loro. Privarmi e privarle di esperienze condivise per colpa dell’ottusità e della strafottenza dei “bipedi” umani, tra l’altro stipendiati con soldi pubblici cioè i nostri, in certi momenti mi riempie di rabbia e frustrazione. Non è giusto, è una prepotenza. E così, tenacemente, ho portato avanti la mia idea. Spero prestissimo di poter ringraziare tutti quelli che l’hanno resa possibile e concreta e chi devolverà questo 5 x1000 sappia che servirà per questo, magari migliorando di anno in anno questo progetto piccolino per farlo diventare sempre più grande e più bello. Grazie! Fabrizio”.