Comune di Roma e Regione Lazio, oltre a due associazioni come “Insieme con Marianna” e 2Don’t worry – Noi possiamo Onlus”, sono stati ammessi come parti civili nel processo per l’omicidio di Desirée Mariottini, la sedicenne di Cisterna di Latina trovata senza vita il 19 ottobre scorso in uno stabile abbandonato nel quartiere romano di San Lorenzo.
È il giudice delle indagini preliminari, Clementina Forleo, ad averlo stabilito, oggi, nella prima udienza preliminare del procedimento che vede imputati Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe. Nei loro confronti, come noto, le accuse di omicidio, violenza sessuale e spaccio di stupefacenti. È l’Ansa a riportare che all’esterno del tribunale di Roma ha avuto luogo un sit in al quale hanno partecipato parenti e amici di Desirée.
Secondo gli inquirenti capitolini che hanno istruito il processo, alla ragazza era stato dato, nel giorno tragico della sua dipartita, un mix di psicofarmaci per patologie come bipolarismo e schizofrenia. Gli indagati sarebbero stati consapevoli che quella miscela avrebbe potuto uccidere la giovane, ma non gli sarebbe importato. E l’ipotesi, ancor più truce, è che lo abbiano fatto apposta per poterla violentare a turno.
La giovane Desirée, in astinenza da eroina, avrebbe ingoiato tutto, assumendo anche gocce di metadone. Contro gli indagati, ci sono diverse prove tra cui anche il Dna di alcuni di loro trovato sul corpo della ragazza, su un flacone di metadone e su una cannuccia utilizzata anche da Desirée per fumare crack. A condurre le indagini sono stati gli agenti della Squadra mobile, coordinati dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Stefano Pizza.
Solo la scorsa settimana, è stato accertato il secondo episodio di aggressione subito da alcuni testimoni della triste storia che ha ha messo fine alla vita dell’adolescente di Cisterna.