DENUNCIARONO L’INQUINAMENTO AD APRILIA: RIDA OTTIENE LO STOP AI PAGAMENTI

Causa di Rida Ambiente contro i cittadini di Aprilia: la Corte d’Appello di Roma “blocca” il pagamento a favore dei cittadini

La prima sezione civile della Corte d’Appello di Roma ha sospeso l’efficacia esecutiva della sentenza impugnata dalla società Rida Ambiente srl, che, come noto, gestisce l’impianto di trattamento meccanico biologico di Aprila, nel quale confluiscono i rifiuti indifferenziati della gran parte dei Comuni pontini, compresi i maggiori in termini di quantità, ossia Latina e Aprilia stessa.

Lo scorso dicembre, Rida Ambiente è risultata soccombente dopo aver intentato causa contro decine di cittadini che avevano denunciato, tramite una lettera pubblica, l’inquinamento prodotto dall’impianto stesso. Furono i cittadini dell’area apriliana a sollevare il problema dell’inquinamento, il rischio oncologico e le autorizzazioni per l’impianto stesso.

“Il preoccupante deterioramento della qualità ambientale, paesaggistica, territoriale del Comune di Aprilia che si è venuto a determinare da oltre 10 anni a questa parte nei pressi di via Gorgona/via Valcamonica in Aprilia, Loc. Sacida-Campoverde e parte di Genio Civile, – scrivevano in un passaggio della articolata denuncia pubblica i cittadini, condita da diverse testimonianze – ha trasformato la vita di circa 5000 abitanti della zona, originariamente a carattere rurale, in un incubo più volte segnalato – ma ignorato“.

I cittadini, ad ogni modo, dopo aver firmato la denuncia pubblica, furono citati in giudizio dalla società Rida Ambiente per ottenere un risarcimento di danno riconducibile ad una presunta diffamazione a mezzo stampa. La società e il suo dominus, l’imprenditore Fabio Altissimi, si ritennero diffamati dallo scritto e la causa civile finì davanti al giudice del Tribunale di Latina, I sezione civile, Concetta Serino.

Rida Ambiente chiedeva al Tribunale di Latina di condannare ciascun cittadino sottoscrittore della lettera al risarcimento di 5.100 euro da “devolvere in beneficenza”. Alla fine, il giudice civile diede torto alla società di Altissimi che lamentava diffamazione e divulgazione su giornali e siti d’informazione.

Secondo il Tribunale civile di Latina, “le affermazioni contenute nella lettera aperta oggetto di lite possono considerarsi espressione legittima del diritto di critica“, in quanto “è evidente l’interesse sotteso alle tematiche oggetto della lettera, attesa la prospettata violazione di beni di rilevanza costituzionale come il diritto alla salute e ad un ambiente salubre, quali diritti soggettivi di rilevanza collettiva“.

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Il patron Altissimi avrebbe dovuto risarcire a circa 64 cittadini la somma di 4.100 euro ciascuno, oltreché alle spese. “Avrebbe” perché la sentenza è stata impugnata davanti alla Corte d’Appello che, rinviando la discussione di merito al 9 luglio 2026, ha sospeso il pagamento delle somme a favore dei cittadini stessi, difesi dall’avvocato Barbara Ori.

Secondo l’ordinanza della prima sezione sussistono “i presupposti per la sospensione dell’efficacia esecutiva della sentenza impugnata (recante un capo di condanna al pagamento delle spese di lite), dal momento che la decisione relativa alle spese di lite appare in contrasto con i criteri di liquidazione dei compensi di avvocato“.

In sostanza, il capo di sentenza relativo alla liquidazione delle spese appare del tutto non conforme. Tradotto: la Rida Ambiente è stata condannata a pagare una cifra abnorme. Ad ogni modo, questo non significa che i cittadini non abbiano ragione nel merito. Ci vorranno due anni per saperlo.

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