DENUNCIARONO L’INQUINAMENTO AD APRILIA: “LEGITTIMO DIRITTO DI CRITICA”. RIDA PERDE LA CAUSA CON I CITTADINI

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In rosso, l’attuale superficie occupata da Rida

Causa di Rida Ambiente contro i cittadini di Aprilia: il Tribunale civile di Latina dà torto alla società che gestisce l’impianto Tmb di Via Valcamonica

Una causa che si originò da una corposa denuncia, firmata da 143 cittadini, di cui poi alcuni ritrattarono, che evidenziava un lungo cahiers de doleance nei confronti dell’impianto di trattamento meccanico biologico che accoglie i rifiuti indifferenziati di buona parte dei comuni pontini e oltre.

Una lettera/denuncia intitolata “Rida Ambiente e il diritto alla salute”, inviata tramite pec, che fu trasmessa, nel 2021, all’allora Sindaco di Aprilia Antonio Terra, e a Provincia di Latina, ARPA Lazio, Regione Lazio, Ministro della Transizione Ecologica, Procura della Repubblica di Latina – Nucleo Antimafia, Commissario ad acta per i Rifiuti Lazio e, infine, al Presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti e Alla Commissione europea.

Un parterre de roi istituzionale chiamato a visionare la denuncia dei 143 cittadini apriliani che ripercorrevano la storia dell’impianto, con tanto di testimonianze di diversi cittadini che sollevavano il problema dell’inquinamento, il rischio oncologico e le autorizzazioni per l’impianto stesso che coinvolsero l’ex direttore regionale per l’ambiente e rifiuti Flaminia Tosini, nel 2021 rinviata a giudizio, insieme all’ex concessionario delle pubblicità di “Latina Oggi”, e imprenditore dei rifiuti, Valter Lozza. Un processo a cui Rida Ambiente è del tutto estranea.

“Il preoccupante deterioramento della qualità ambientale, paesaggistica, territoriale del Comune di Aprilia che si è venuto a determinare da oltre 10 anni a questa parte nei pressi di via Gorgona/via Valcamonica in Aprilia, Loc. Sacida-Campoverde e parte di Genio Civile, – scrivevano nella denuncia pubblica i cittadini – ha trasformato la vita di circa 5000 abitanti della zona, originariamente a carattere rurale, in un incubo più volte segnalato – ma ignorato“.

“Quelle nuvole – si leggeva in una delle testimonianze rese dai cittadini – sono emissioni in atmosfera, al cui palesarsi si diffonde un odore nauseante. Noi non possiamo dimostrarlo, perché non vi sono strumentazioni degli enti atte a rilevarlo, così come non esistono rilevatori per il rumore notturno. Anche esprimere il disgusto per quanto respiriamo, che procura conati di vomito e continui mal di testa, è divenuto difficile, poiché alcuni di noi sono stati querelati e diffidati.”

I cittadini (anche candidati alle ultime elezioni amministrative tra le fila di CambiAprilia), ad ogni modo, furono citati in giudizio dalla società Rida Ambiente per ottenere un risarcimento di danno riconducibile ad una presunta diffamazione a mezzo stampa. La società e il suo dominus, l’imprenditore Fabio Altissimi, si ritennero diffamati dallo scritto dei cittadini e la causa civile è finita davanti al giudice del Tribunale di Latina, I sezione civile, Concetta Serino.

Secondo Rida Ambiente, i cittadini avrebbero espresso affermazioni false e gravemente lesive della propria reputazione e immagine commerciale, “in una serie di allusioni ed insinuazioni aventi quale unica finalità quella di danneggiare la reputazione dell’azienda ovvero ottenere provvedimenti interdittivi infondati“. Intollerabili per Rida, l’accostamento dell’attività dell’impianto a espressioni quali “miasmi e polveri sottili”, “rumori e molestie” e “rivoltanti esalazioni”, riferite all’impianto Tmb dai cittadini.

Rida Ambiente chiedeva al Tribunale di Latina di condannare ciascun cittadino sottoscrittore della lettera al risarcimento di 5.100 euro da “devolvere in beneficenza”. Una somma cospicua se si considera che la causa è stata mossa nei confronti di decine e decine di cittadini apriliani che, assistiti dai propri legali, hanno rivendicato il legittimo diritto dell’esercizio di critica evidenziando, inoltre, “che gli abitanti del quartiere denominato Sacida-Campoverde – luogo in cui la Rida Ambiente S.r.l. svolge la propria attività di trattamento e recupero dei rifiuti urbani ed assimilati – lamentavano, da tempo, di subire molestie a causa dell’inquinamento ambientale che affligge il territorio“.

Ora, dopo la discussione avvenuta a luglio, e qualche disconoscimento della lettera denuncia da parte di qualche firmatario, probabilmente intimorito dalla richiesta risarcitoria da parte di Rida Ambiente, è arrivata la sentenza. Il giudice civile ha, infatti, dichiarato estinto il giudizio per coloro che hanno rinunciato a costituirsi ma, al contempo, ha dato torto alla società di Altissimi che lamentava diffamazione e divulgazione su giornali e siti d’informazione.

Secondo il Tribunale civile di Latina, “le affermazioni contenute nella lettera aperta oggetto di lite possono considerarsi espressione legittima del diritto di critica“, in quanto “è evidente l’interesse sotteso alle tematiche oggetto della lettera, attesa la prospettata violazione di beni di rilevanza costituzionale come il diritto alla salute e ad un ambiente salubre, quali diritti soggettivi di rilevanza collettiva“.

“Il contenuto della lettera – prosegue la sentenza – esprime comprensibili preoccupazioni dei cittadini in ordine all’attività di trattamento dei rifiuti svolta dalla società attrice, prospettando il rischio di un impatto negativo sul diritto alla salute dei residenti della città di Aprilia e chiedendo, a tal fine, l’intervento delle Autorità competenti per vigilare sul corretto operato della società”. Senza contare che, sottolinea il giudice, i cittadini “hanno offerto prova di molteplici articoli di giornale pubblicati sulla stampa locale negli anni precedenti alla redazione della lettera, a riprova dell’interesse pubblico da sempre sussistente intorno alle attività svolte dalla Rida Ambiente e al loro possibile impatto negativo sull’ambiente limitrofo allo stabilimento”. E, peraltro, “appare indubbiamente di pubblico interesse anche la questione relativa al procedimento di rilascio dell’autorizzazione all’ampliamento della capacità di stoccaggio della Rida Ambiente”.

E Il Tribunale dà torto a Rida anche quando afferma che due cittadine tra i firmatari – l’esponente politica apriliana Carmen Porcelli e l’attivista Rosalba Rizzuto – , avrebbero più “colpa” per via della della loro “formazione culturale tale da non poter far ritenere che il comportamento adottato possa essere qualificato incolpevole”.

Insomma, per il giudice Serino, “va, dunque, escluso il carattere diffamatorio della lettera aperta“, tanto che la causa di Rida viene rigettata e il legale rappresentate della società condannato al pagamento delle spese di lite sostenute dai cittadini citati a giudizio. In tutto, calcolando che sono i cittadini, il patron Altissimi dovrà risarcire 64 cittadini per la somma di 4.100 euro ciascuno, mentre a cittadini spetterà la somma di 2600 euro, al netto dell’Iva, spese generali e cassa previdenza avvocati.



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