Non potevano mancare le propaggini in territorio pontino, tra i 126 arrestati ieri nei Clan Contini, Mallardo e Licciardi, da parte della Guardia di Finanza e dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli, che hanno inferto un colpo durissimo alla cosiddetta Alleanza di Secondigliano.
Figura infatti anche Nicola Rullo, arrestato la notte tra il 25 e il 26 ottobre 2017, in un casolare a Itri, dove aveva scelto di vivere la propria latitanza per una condanna a dieci anni di reclusione inflitta dalla Corte di Appello di Napoli per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Rullo era poi tornato incredibilmente in libertà il 18 aprile scorso per un cavillo burocratico, ovvero per la scadenza dei termini della custodia cautelare in attesa del processo in Cassazione per quella stessa estorsione. Poche ore e Rullo ha fatto il percorso inverso finendo di nuovo dietro le sbarre grazie ad un’un’ordinanza di carcerazione per fatti di droga risalenti al 2011. Una richiesta di fermo firmata dal pm anticamorra Ida Teresi e dal capo della Dda Giuseppe Borrelli, già rigettata in passato.
E proprio in carcere gli è stata notificata la nuova misura di ieri. Il 49enne Rullo infatti – meglio noto come “O’ Nfamone“ – è un fedelissimo di Edoardo Contini detto “O’ Romano” che insieme a Francesco Mallardo, soprannominato “Ciccio e’ Carlantonio” e da Gennaro Licciardi, alias “a’ scign”, sono stati i padrini fondatori sin dagli anni ’80 dell’Alleanza di Secondigliano.
Passiamo da Rullo a Vincenzo Crupi, passiamo dalle colline itrane alle migliare pontine. Sono infatti passati appena 20 giorni dall’assoluzione in Appello per i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti per Vincenzo e Rocco Crupi, i quali erano stati condannati a 20 e 21 anni di detenzione perché, secondo l’accusa, gestivano la propria azienda florovivaistica sulla migliara a Borgo San Michele, per importare cocaina dal sudamerica e distribuirla dall’Olanda, con i fiori, fino a Latina. Per questo furono arrestati nel 2015, “oltre all’importazione dello stupefacente, avrebbero ricettato circa 260 tonnellate di cioccolata Lindt sottratta da altri soggetti alla società madre e rivendendola sul territorio nazionale e olandese. Nel corso dell’indagine sono stati sequestrati 17 chili di cocaina, lo scorso anno tra Montesacro e Bergamo e 20 tonnellate di cioccolata ricettata a Latina e 15 sul territorio olandese”.
Alla fine saranno 126 persone arrestate nell’operazione di ieri, 214 indagate, 130 milioni il valore dei beni sequestrati, smantellati i clan Contini, Mallardo e Licciardi. Quella messa a segno è forse una della più importanti operazioni anticamorra della storia recente. La maxi operazione della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura di Napoli ha svelato i business più disparati per alimentare le casse dei clan. La triade dell’Alleanza di Secondigliano aveva letteralmente preso in mano la gestione dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, decidendo assunzioni, appalti e pure le relazioni sindacali. Il ministro della Salute Giulia Grillo ha perciò annunciato lo scioglimento dei vertici.
Ma c’erano pure le truffe assicurative realizzate nell’ospedale sotto controllo, la speculazione sui programmi di asilo per gli immigrati ospitati in strutture ricettive campane e pagati dalla Regione Campania ma i cui rimborsi finivano in parte nelle casse del clan. Eppoi l’associazione di tipo mafioso, il traffico di sostanze stupefacenti, l’estorsione, l’usura, il riciclaggio ed altri gravi reati. Talpe all’ufficio Gip e avvocati compiacenti.