Elezioni Latina, le primarie perdute continuano a segnare tempesta all’interno del Partito Democratico: tiene banco il caso De Amicis
La tregua era forzata, questo si sapeva. In nome delle imminenti elezioni, il Partito ha cercato di compattarsi con un direttivo, svoltosi ieri, 7 aprile, che non ha convinto nessuno. I nove firmatari del documento al veleno contro il segretario comunale 22enne di Latina, Leonardo Majocchi, con cui si chiedeva la testa del giovane esponente, non si sono presentati neanche presso il cosiddetto direttivo (già la parola allontana la gente dalla politica). Ed era immaginabile che non poteva concludersi tutto con la stringata nota con cui ritiravano sì la richiesta di dimissioni, ma non quella di “fare la pelle” politica a Majocchi e al cosiddetto nuovo corso, a elezione terminata e perduta. Che poi sia un nuovo corso quello di Majocchi e dei giovani, questi stessi dovranno dimostrarlo. Al momento, si rimane vigili, con la consapevolezza di conoscere chi da anni, invece, occupa il PD del capoluogo di provincia con risultati sconfortanti. A Latina, si sa, le perdono tutte anche quando si veniva fuori dal momento più basso a marca Maiettopoli.
De Amicis e Visari in testa hanno guidato una fronda che si è risolta nel nulla e a cui ben presto hanno rinunciato, non certo per convinzione e per la fede nel partito unito. Quella è roba da photo opportunity a cui neanche il più fedele dei loro elettori, nel segreto della propria anima, crede più. La richiesta di dimissioni per Majocchi è stata ritirata perché non vi erano i numeri per farlo saltare e perché, a meno di due mesi dalle elezioni, dopo aver imbarcato gli ellebiccini Campagna, Proietti e Ranieri, il PD vuole puntare forte all’unico obiettivo al ribasso che si propone: ossia superare la lista di Lbc, ottenere più consiglieri e guidare l’opposizione nella prossima consiliatura. Che le elezioni amministrative del 14 e 15 maggio saranno un “bagno di sangue” in cui il centrodestra pasteggerà a preferenze bloccate e voti, in casa Dem lo sa anche l’ultimo dei militanti (sempre che ne esistano ancora, a parte il re dei volantinaggi che un tempo votò per Tiero, o Tierro come lo chiamava lui).
Il PD, soprattutto nei vertici, vale a dire nella convinzione di coloro che occupano i posti istituzionali, non vuole neanche provare a vincere, figurarsi a Latina dove ha sempre perso. Elementi tipo Majocchi e Daniela Fiore, quantomeno, hanno provato a criticare i capibastone che da sempre stanno nel partito a vocazione perdente, il cui unico scopo è farsi eleggere per fare cosa ancora non si è ben capito. Anche se nessuno, compresi loro due, ha detto una parola sul fatto che nel giorno delle primarie, in bella vista e attorniato da tutti, c’era l’ex senatore Claudio Moscardelli, imputato per corruzione nel processo sulla concorsopoli Asl. Una sorta di re decaduto verso cui tutti nel Partito Democratico continuano ad avere rispetto politico e magari sperano in una sua mobilitazione per le preferenze alle primarie.
Detto ciò, la bomba di giornata è che Enzo De Amicis – l’ex consigliere comunale a cui si imputa di non essere di sinistra (e in effetti non lo è), ma a cui nessuno ricorda della sua auto-sospensione quando venne beccato a parlare di suo cognato con l’ex patron di Ecoambiente, nel bel mezzo della protesta dei cittadini contro la quarta discarica del Lazio a Montello – rischia di essere fatto fuori dalla lista del PD in appoggio a Coletta.
Casus belli un messaggio via Whatsapp inviato a un elettore per far sì che, invece di votare alle primarie la Dem Daniela Fiore, votasse Damiano Coletta. Il messaggio è inequivocabile: un fac simile con i nomi di Filippo Cosignani, Daniela Fiore e Damiano Coletta. Una bella croce rossa su quest’ultimo e l’invito di De Amicis all’elettore affinché voti per il due volte sindaco, con la prece della riservatezza. Insomma, invece di appoggiare Daniela Fiore, verso cui tutto il partito si diceva compatto, l’ex consigliere comunale, considerato un acchiappa voti alle amministrative, indicava l’avversario (in teoria).
De Amicis, come noto, è stato il grande escluso alle primarie. Voleva essere lui il candidato sindaco di una coalizione del centrosinistra, o quantomeno voleva essere lui a sfidare Coletta alle primarie. Il partito ha scelto Fiore e da lì è iniziata la fronda.
Ora, l’esclusione dalla lista di De Amicis è certa al 99%; si vocifera tra i militanti persino una petizione per farlo depennare. Dunque, non solo perdere alle elezioni come il PD ha sempre fatto, stavolta farlo anche con disonore in un fango di cui i cittadini (pochi) che ancora votano proprio non hanno bisogno. E con un carico di ipocrisia politica senza precedenti: De Amicis produce un documento imputando a Majocchi di aver fatto perdere Fiore, quando lo stesso De Amicis brigava per far votare Coletta. Di esponenti che hanno svolto il doppio gioco la storia cittadina dei Dem è piena, farlo precedere da un documento del genere è un unicum piuttosto imbarazzante.
A margine, una breve riflessione: ma i cittadini sono cittadini o polli a cui dire chi votare? Ecco, almeno questa, è solo responsabilità di chi senza coscienza critica prende una matita e segna il nome che gli viene detto di marcare.