DALL’INCHIESTA TOSINI-LOZZA LE INSIDIE PER L’IMPIANTO DI CASTELFORTE E LA PROVINCIA

Csa di Castelforte (foto da hinterlandweb.it)

Impianto di trattamento rifiuti a Castelforte sotto la lente della magistratura che indaga sull’ex Direttore Area Rifiuti di Regione Lazio Flaminia Tosini e l’imprenditore tra discariche ed editoria Valter Lozza

Da Roma le notizie fanno tremare un po’ tutti nel Lazio e anche la provincia di Latina. A sentire il sindaco di Albano Massimiliano Borelli l’emergenza è già di casa nella provincia romana, peraltro a due passi da quella pontina. E Borelli annuncia che no, non ci sarà nessuna riapertura della discarica di Albano arrivata a sette invasi il cui ultimo è chiuso da cinque anni dopo l’incendio che carbonizzò il Tmb realizzato nelle vicinanze. Per una città come Albano che – come dice Borelli in un’intervista rilasciata al Corsera Roma – ricicla all’80% e ha la Tarip l’ipotesi riapertura è fuori dal mondo. Per tale ragione, contro la profilata ordinanza del Sindaco di Roma Virginia Raggia per la discarica di Albano, ci saranno manifestazioni e carte bollate.

Eppure, la questione romana continua ad interessare non solo l’area metropolitana romana ma anche la provincia latinense. Dalle indagini che hanno portato agli arresti domiciliari l’ex potente Direttore Area Rifiuti della Regione Lazio Flaminia Tosini e l’imprenditore proprietario di due discariche su tre nel Lazio, Roccasecca e Civitavecchia, Valter Lozza, nonché concessionario pubblicitario di Latina Editoriale Oggi, parrebbe che tre Tmb laziali, tra cui quello di Castelforte controllato dalla Csa, accolgano o abbiano accolto materiali non autorizzati.

Ieri 2 luglio, sugli impianti – oltreché a Castelforte anche quello a Rocca Ciencia del gruppo Porcarelli (Roma) e il Saf a Colfelice (Frosinone) – era in programma una perizia in forma di incidente probatorio disposta dal Gip Annalisa Marzano che a marzo firmò l’ordinanza di custodia cautelare per Lozza e Tosini su richiesta della Procura di Roma

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Secondo i carabinieri del Nucleo tutela ambientale – così come riporta il Corriere della Sera edizione romana – coordinati dal pm Rosalia Affinito, i tre Tmb autorizzati a ricevere la frazione secca-indifferenziata avrebbero invece accolto rifiuti di altro genere con la conseguenza che la parte residuale della lavorazione, il cosiddetto Cdr, non sarebbe a norma.

Se la perizia dovesse dare esito positivo, cioè ragione alle ipotesi investigative, i tre impianti rischierebbero di essere bloccati con tutto il carico di choc del ciclo dei rifiuti che si può ben immaginare. Una catena sospesa che metterebbe in ginocchio decine di Comuni anche in provincia di Latina.

L’esame peritale si concentra sulla qualità del materiale in entrata, sulla loro lavorazione e su ciò che, alla fine del ciclo, esce fuori dagli impianti.
Un filone, questo delle violazioni, che ipotizza lo smaltimento illecito dei rifiuti causato dalla gestione Tosini. Secondo la magistratura che accusa l’ex Direttrice, con Lozza, anche di corruzione per il caso di Monte Carnevale, non l’aspetto più spinoso della vicenda penale che l’ha coinvolta.
Epperò insidioso, molto, per i cittadini e gli amministratori nel caso di una conferma.

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