DAINI DEL CIRCEO. LEGAMBIENTE TERRACINA: COMUNI NON STRUMENTALIZZINO SULLE ADOZIONI

daino

Legambiente Terracina e la questione dei daini del Parco del Circeo: facili dichiarazioni dei Comuni sull’adozione degli animali ma il problema è più complesso

Di seguito il comunicato del Circolo Legambiente Terracina con le dichiarazioni di Anna Giannetti, Presidente del Circolo e Consigliere Nazionale di Legambiente.

Anna Giannetti
Anna Giannetti

“Sulla vicenda del brutale abbattimento dei daini previsto al Parco Nazionale del Circeo attraverso metodi davvero arcaici di prelievo era intervenuta già giorni fa Legambiente Lazio chiedendo di evitare pero’ anche ogni strumentalizzazione di una vicenda delicata e di grande impatto ecologico, visto che il tema della gestione faunistica all’interno di un’area protetta è questione assai delicata e secondo il “Piano gestionale di controllo del daino nella foresta demaniale” il Parco ospita ormai una densità complessiva di daino più che doppia (42 esemplari per 100 ettari)  rispetto alla capacità portante massima auspicata di 15-20 esemplari ogni 100 ettari. Giorni fa era quindi partita anche l’iniziativa dei Circoli Legambiente locali indirizzata verso l’Ente Parco Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi e l’Ente Parco Regionale Monti Aurunci per chiedere a gran voce la autorizzazione a trasferire lì i daini, proprio al fine di limitare gli interventi di contenimento della popolazione di daino del Parco nazionale del Circeo a forme non cruente di prelievo, individuando aree o contesti territoriali disponibili ad “adottare” gli animali prelevati”.

Paolo Cassola, Direttore dell’Ente Parco

“Ricordiamo che i daini del Circeo non sono originari del territorio del Parco, ma vi sono stati introdotti dal Corpo Forestale nel 1953 con l’intento di farli riprodurre come in un allevamento, per poi traslocarli in altri territori anche a fini venatori. Negli anni, il progetto non è stato più controllato e monitorato e gli animali sono riusciti ad uscire dai recinti di confinamento trovandosi in una zona ospitale con risorse a disposizione e senza predatori, condizioni che hanno favorito la loro riproduzione e il conseguente aumento degli esemplari. L’adozione quindi di un Piano di gestione e di contenimento è sicuramente una azione inevitabile se si vuole salvaguardare la stessa sopravvivenza dell’ecosistema Parco e diamo atto alla Direzione del Parco del Circeo di aver proceduto su questa linea, ma quello che non comprendiamo è perché non si siano evitati i rischi di una mattanza”.

Regione Lazio
Regione Lazio

“Legambiente Terracina fin dall’emergere della questione giorni fa ha espresso la volontà non solo di operare sull’emergenza dei trasferimenti, per evitare gli abbattimenti, ma di proporre almeno una temporanea sospensione del Piano di Gestione del Parco e di una revisione delle linee guida ‘Linee guida della gestione degli Ungulati – Cervidi e Bovidì dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), pur tenendo conto che il Piano ha una sua importante valenza ed ha avuto il parere positivo del ministero dell’Ambiente e della  Regione Lazio, al solo fine di introdurre metodi di prelievo meno cruenti (come quelli orribilmente descritti nel Piano) e più in linea con la contemporanea sensibilità animalista, considerando la possibilità – come indicato dalla Legge 157/1992 art. 19 “Controllo della fauna selvatica” – che definisce la necessità di valutare preventivamente eventuali operazioni alternative all’abbattimento”.

Daino (foto da Piero Vigorelli)
Una delle foto postate da Piero Vigorelli sul suo profilo social

“Non si vuole infatti dare per scontato che l’inserimento di specie alloctone, inserimento a volte indiscriminato ed effettuato senza tener conto degli equilibri ecosistemici, debba poi finire con una “mattanza” che si concluda con una macellazione che mira solo ad avere carne da mangiare, come nel caso dei cinghiali o adesso dei daini. È necessario quindi pretendere una gestione attenta dei problemi e non un lasciar correre per decenni per poi arrivare a soluzioni cruente e costose e questo per tutte le specie, ed è per questa ragione che come Circolo vogliamo continuare a pensare anche alla soluzione più semplice, ovvero l’allestimento di recinzioni, dissuasori e catarifrangenti in loco che impediscano ai daini di dirigersi verso la strada ed evitare cosi’ le problematiche di sicurezza stradale, oppure il ricorso all’immunoterapia con vaccinazione con sostanze specifiche, senza spostare i fragili daini i quali hanno un sistema cardiocircolatorio molto delicato, considerando che le pratiche cruente per la cattura, come quelle riportate sul Piano, già li decimerebbero per infarto, senza contare gli animali che comunque potranno ferirsi o restare con le zampe spezzate“.

“Nonostante le problematiche connesse con l’applicazione del controllo di fertilità per la fauna selvatica siano molte e complesse esistono contesti e specie in cui questo metodo rappresenta una soluzione praticabile e possibile e auspicabile. La questione delle sterilizzazioni è importante e contrariamente ai vaccini contraccettivi degli anni ’90, che prevedevano la somministrazione di due dosi a poche settimane l’una dall’altra, gli immuno-contraccettivi (o vaccini contraccettivi) dell’ultima generazione causano infertilità per vari anni dopo l’inoculazione di una singola dose pur funzionando come un normale vaccino che, una volta somministrato, causa la produzione di anticorpi che attaccano proteine o ormoni essenziali per la riproduzione. I vaccini mono-dose rappresentano così un importantissimo passo avanti per le applicazioni pratiche del controllo della fertilità della fauna selvatica. L’efficacia e la durata dell’azione di questi contraccettivi sono in parte dovute alla presenza di nuovi adiuvanti, sostanze che stimolano la produzione di anticorpi negli animali vaccinati. In tutti i casi di popolazioni isolate o di animali la cui gestione non può, per varie ragioni, essere condotta attraverso abbattimenti, come ad esempio in molte aree protette, l’impiego dei contraccettivi rimane infatti uno dei pochissimi metodi validi dal punto di vista dell’efficacia e del benessere ambientale e animale”.

Inoltre, in merito al trasferimento e alle cosiddette adozioni, affermiamo che non è facile fare recinti, poiché il daino utilizza, di norma, tra i 200 e i 300 ettari come spazio vitale e le femmine utilizzano spazi differenti dai maschi e non possono essere inseriti in piccole aree altrimenti andremmo a creare condizioni da zoo assolutamente non compatibili con il loro benessere. Le reti di recinzione devono essere alte circa 250 cm e in caso di terreni declivi l’altezza effettiva della recinzione dipende dell’altezza del terreno a monte mentre vanno fissate saldamente al suolo con ancoraggi in ferro. Poiché il benessere degli animali è l’obiettivo, tutte le alternative di sistemazione devono tener in conto la libertà degli stessi, per consentire ad animali selvatici che possono vivere anche 17 anni di manifestare il loro comportamento naturale (anche se non più come riproduttori)”.

Roberta Tintari, Sindaco f.f. di Terracina

“Mentre la nostra Associazione Legambiente nazionale con i propri settori di Parchi e Aree protette e Fauna, Tutela e Benessere Animale, consapevole dei problemi e della complessità della situazione, si preoccupa di trovare le soluzioni migliori e lo fa da anni cercando di indirizzare le azioni di contenimento, e mentre i Circoli Legambiente locali si prodigano per trovare aree protette dove poter trasferire in totale sicurezza e secondo metodiche collaudate i daini, e mentre i Parchi e le loro direzioni cercano le soluzioni migliori per tutelare l’ecosistema e la fauna, e in particolare mentre il Parco del Circeo, per bocca del suo Direttore Paolo Cassola apre con giudizio a tutte le possibilità alternative agli abbattimenti, assistiamo invece ad una rincorsa facile delle Amministrazioni, come quella di Terracina o anche di San Felice Circeo, le quali sull’onda emotiva e, senza alcuna considerazione degli impatti ecologici e degli aspetti tecnici assai complessi, si propongono per adozioni sul proprio territorio, senza peraltro specificare su quali aree demaniali e con quali costi, oppure pensano a delocalizzare gli animali attraverso l’adozione di privati, aziende agricole e agrituristiche che ne potrebbero far richiesta. Ricordiamo però che non devono essere gli eventuali interessi elettorali a delineare il destino di questi animali, tra l’altro già soggetti ad attività di bracconaggio, ma piuttosto il loro benessere e soprattutto dobbiamo evitare che in tutto questo quadro si introduca surrettiziamente, come del resto abbiamo sperimentato a Ravenna, nella Pineta di Classe, con la concessione di un abbattimento ingiustificato di 67 esemplari di daino, l’attività venatoria, sempre pronta, con il suo corredo di fucili per divertimento, dichiara Anna Giannetti, Presidente Circolo Legambiente Terracina e Consigliere Nazionale di Legambiente.

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