DAI CASALI DI SEZZE VEDO TUTTA LA PIANURA PONTINA

Da Via Nuova (le “Coste”) è una discesa in direzione Bassiano, la Via Ninfina, a condurre fino alla rotatoria del “Ponte della Valle della Culla”. Qui fino a due anni fa lo slargo era piuttosto anonimo, poi senza passare per alcuna gara d’appalto fu un appello alla comunità a indurre operai, artigiani, piccoli imprenditori, addirittura dipendenti pubblici ad abbellire a titolo gratuito la rotonda: un muretto circolare di pietre calcaree, un’aiuola verde sulla quale emergono un albero di ulivo e un piccolo ponte ornamentale in muratura.

SCENDENDO DA CROCEVECCHIA FINO A VALLE

Dalla rotonda è una lieve salita a guidare all’altezza di Crocevecchia. Sulla sinistra la stretta Via Collemeso ( “a metà del Colle”), dopo aver trascurato la deviazione a destra di Via Fontana d’Oro, accompagna fino ad un ripido tornante in discesa che sfocia su un pontile. Il ponte è posto in posizione perpendicolare rispetto alla Valle della Culla nel cui letto durante le stagioni estive l’acqua è pressoché assente. È questa l’unica via d’entrata e di uscita per il traffico veicolare de “le Casale” (in dial.setino),

L’ALLUVIONE DEL ’95

Il 17 settembre 1995 tuttavia un temporale nel giro di poche ore portò un enorme quantitativo di acqua, gonfiò la Valle Culla che da Monte Cerro taglia i Casali, causando una “bomba” di fango che, scendendo a valle, straripò oltre gli argini travolgendo le case della parte “bassa” del quartiere. Quel giorno Vincenzo Serra era lì a fotografare le conseguenze provocate dall’alluvione come a filmare dal suo balcone con una piccola “handi-cam” era un giovane Armando Uscimenti, non ancora consigliere comunale.

Fotografia di Vincenzo Serra del settembre 1995

CEMENTO E VEGETAZIONE INCOLTA AD OSTRUIRE IL CORSO DELLE ACQUE

A monte le costruzioni sregolate in cemento degli anni precedenti, la presenza di scarichi fognari non autorizzati e l’accumulo di materiali di derivazione edile, oltre alla vegetazione incolta senza alcuna manutenzione, finirono per ostruire il normale corso idrico provocando l’esondazione sul centro abitato. Un nuovo depuratore in Pianura di prossima inaugurazione, collegato al sistema fognario dei Casali tramite un collettore che corre ai piedi di “Rifugio Roberto”, dovrebbe quantomeno servire a meglio convogliare le acque reflue rispetto al vecchio depuratore molto spesso “bypassato”.

LA CAVITÀ DEI CASALI

Oltrepassare il ponte impone una scelta: o sinistra Via Casali o destra Via Quarto La Macchia. In realtà si tratta di due direzioni opposte che racchiudono uno stesso agglomerato. Un quartiere che volgendo le spalle alla Valle della Culla e a Sezze è racchiuso a nord-est dal Monte di Quarto della Macchia, mentre sul versante sermonetano-bassianese nord-occidentale dalla sequenza dei Monti Pizzarolo piccolo, Pizzarolo grande, Monte Monte Cerro e Monte Acqua Puzza. Incassati all’interno della “conchiglia” quasi 2mila abitanti. 

DAI CASALI L’AGRO PONTINO

Salendo a sinistra per Via dei Casali fino all’altezza del Ristorante “il Faraone”, e del sottostante “Circolo del tiro al piattello”, si apre una veduta da brividi sull’Agro Pontino. Promontorio del Circeo verso sud, Latina e “la galassia” dei suoi borghi in mezzo e Cava Petrianni e Sezze Scalo ai piedi. Da Via dei Casali a Via Monte Pizzarolo tirando dritto con la spalla destra “punta” dai “ficorapizza” (fichi d’India) siamo sull’Antignana (“Antoniana”), il versante pontino del Monte Cerro.

LA VIA FRANCIGENA

Siamo lungo la Francigena. In direzione opposta rispetto a quell’estenuante tragitto che già più di mille anni fa indicava ai pellegrini da Canterbury la strada per la “Terra Promessa”, non senza però aver prima attraversato Sermoneta e Sezze. Ai Casali l’unico mini-market e il solo bar presenti sembrano abituati agli escursionisti da tutta Europa che nelle stagioni più calde scendono ad acquistare bottigliette d’acqua, bevande di vario tipo e panini. Rimane un mistero contemporaneo il perché in un “fazzoletto” di terra così densamente popolato esistano solo due esercizi commerciali a cui vanno aggiunte due ferramenta lungo Collemeso. Due ferramenta che la dicono lunga sulla propensione dei residenti verso i lavori manuali, quantomeno fino ad una decina di anni fa.  

I ROGHI DELL’ANTIGNANA

Tornando sulla “grande finestra” che affaccia sull’Agro Pontino si è detto dell’Antignana. Porzione del Monte Cerro che al pari di Quarto la Macchia, nelle vicinanze, e Monte Trevi, sul fronte opposto di Sezze, quest’estate al pari degli altri anni è stata bersaglio preferito dei piromani. Zampironi, scatole e bicchieri bucherellati contenenti fiammiferi all’interno sono tutti inneschi a distanza che consentono a coloro che danno fuoco alle aree di pascolo di dileguarsi agevolmente sottraendosi agli occhi di Vigili del Fuoco, Protezione Civile e Carabinieri forestali.

Incendio dell’Antignana di quest’estate

IL SACRIFICIO DI COTTIGNOLI

Proprio ai Casali il 12 luglio 1973 il beneventano brigadiere della Forestale Felice Cottignoli, dopo aver domato assieme ai suoi colleghi e a due squadre di Vigili del Fuoco un vasto incendio divampato ai Casali, decise di effettuare un giro di ricognizione di eventuali focolai residui. Sceso nel fosso della Valle della Culla, dove era presente una leggera nube in corrispondenza di un costone roccioso, un improvviso vortice di vento riattivò il focolaio sprigionando un’intensa fiammata che investì l’uomo in divisa. Ogni anno presso la Caserma del Comando Forestale di Sezze a Via Piagge Marine, che a Cottignoli è intitolata, viene commemorato quel sacrificio.  

Innesco ritrovato quest’estate sull’Antignana

LA RICERCA DELLE ORIGINI

All’inizio del XX secolo ai Casali le abitazioni in muratura si contavano sulle dita di una mano. Il resto erano capanne di strame (paglia, rami ed erbe secche). Non esiste una bibliografia sulla storia dei Casali, bisogna necessariamente provare a ragionare per analogia rispetto alle recenti pubblicazioni sulle immigrazioni ciociare nella conca di Suso nel corso    dell’ ‘800. Ciampini, Truini, Morichini, Nardecchia sono i nomi di famiglia più ricorrenti nella contrada e si tratta di tutti cognomi provenienti da Ceprano, Monte San Giovanni Campano, Sora, Arpino, Arce, San Giovanni Incarico, Pontecorvo, Ripi, Pofi. Molti di questi comuni sono inseriti nella Valle del Liri.

LA TRANSUMANZA DALLA CIOCIARIA

Il percorso della transumanza dei pastori durante il XIX secolo è quello che più facilmente può spiegare un processo migratorio verso Colli, Suso e Casali, ma come tutte le spiegazioni “facili” presenta sempre delle carenze. Roberto Vallecoccia Presidente dell’associazione “Memoria storica” individua due fasi storiche fondamentali: il tentativo di bonifica dei territori della palude di Sermoneta, Sezze, Priverno e Terracina da parte di Pio VI tra il 1777 e il 1798 da una parte; le invasioni delle truppe napoleoniche del Regno di Napoli (1806) dall’altra.

“Ciociare alla fontana”. Dipinto del pittore francese Édouard Brandon risalente al XIX secolo (olio su tela).

LA BONIFICA DI PIO VI E NAPOLEONE

L’opera proclamata da Papa Braschi attirò probabilmente molta manodopera anche dal frusinate, mentre le successive occupazioni da parte dei soldati francesi guidati da Giuseppe Bonaparte dei territori di quella parte della Ciociaria sud-orientale sotto i Borbone provocarono sconvolgimenti tali nelle strutture socioeconomiche da costringere parte delle popolazioni della Valle del Liri a riversarsi verso i territori più prossimi alla Palude (Sezze e Priverno).

LA CRISI ECONOMICA DELLO STATO DEI PAPI

Se si aggiunge che gli anni ’20 del XIX secolo furono caratterizzati da una grave crisi economica nei territori rurali della Delegazione pontificia di Frosinone, provocando un’ulteriore spinta nei decenni successivi di popolazioni in direzione della costa tirrenica, si può iniziare a comprendere quali furono i fattori che innescarono un flusso migratorio che ebbe termine solo negli anni ’60 del secolo Novecento.

Ficorapizza lungo Via di Monte Pizzarolo

SOLO CAPANNE DI STRAME NELL’ ‘800.

In una prima fase i “nuovi venuti” si limitarono a prestare la propria opera come braccianti nei terreni della Chiesa e dei nobili o notabili locali raccogliendo legna, frutta, castagne. Dimoravano solo stagionalmente od occasionalmente nella campagna setina, le stagioni più fredde erano trascorse all’interno delle mura storiche. La chiusura dopo l’Unità d’Italia nell’area di Sora delle imprese manifatturiere attive durante il Regno delle due Sicilie non fece altro che intensificare l’esodo verso i Lepini.

GLI “SPICOLATORI” E “ANDARE DI SPICA”

Tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento i Casali erano già una realtà. Di sicuro una delle più povere almeno fino all’immediato Secondo Dopoguerra dal momento che i casalesi non erano proprietari di alcun terreno e avevano ancora negli anni ’50 fama di “spicolatori”. “Andare di spica” significava depredare le spighe non raccolte, i carciofini, la legna, le zucche, le patate e le mele dei terreni agricoli altrui. Questi ultimi solitamente ubicati a Suso o ai Colli. Sottrarre parte del raccolto ai contadini (i “mezzaroli”) significava garantirsi l’intero inverno dallo “spettro” della fame.

Felice Cottignoli, il brigadiere della Forestale che perse la vita nell’incendio dei Casali del ’73 (fonte www.vittimedeldovere.it)

L’ACCAMPAMENTO MILITARE TEDESCO

Vallecoccia sul mito dei casalesi intesi come predoni individua invece un’altra origine. Nel maggio del ’44 i soldati tedeschi, di fronte al sopravanzare delle truppe Alleate a seguito della vittoria di Cassino, dovettero lasciare a Monticchio il proprio accampamento militare. A scendere lungo la collina per accaparrarsi i generi alimentari ormai abbandonati furono prevalentemente i sezzesi, e tra questi anche i casalesi data la vicinanza geografica.

L’EFFERATO OMICIDIO DI ANTONIO ORELLI

Chi ancora sostiene che a pesare sulla cattiva fama dai casalesi, ormai solo un vecchio mito del passato, abbia pesato soprattutto l’efferato omicidio di Antonio Orelli nel 1976. Un pensionato trovato con 35 coltellate in prossimità della rotonda della Valle della Culla, i cui assassini non furono mai trovati.

Torrente Brivolco all’altezza dei Casali in prossimità del vecchio depuratore (foto Vincenzo Serra).

IL BOOM ECONOMICO DEGLI ANNI ’60

Del boom economico italiano della fine degli anni ’50 inizi anni ’60 beneficiano a Sezze soprattutto i casalesi che da braccianti e spigolatori evolvono in carpentieri, muratori e piastrellisti. Tra Roma e la Pianura pontina si costruisce molto e gli abitanti dei Casali partono dalla collina a bordo delle due ruote, in un secondo tempo delle quattro ruote, in cerca di lavoro.

IL MATTONE DIVENTA L’ORO DEI CASALESI

La loro specializzazione nell’edilizia torna utile anche nel tempo libero nella costruzione delle proprie abitazioni. Sono gli anni in cui le vecchie capanne e baracche diventano spaziose residenze in cemento. Spuntano belle ville come i funghi, ma la loro distribuzione è disordinata e al di fuori di ogni Piano Regolatore. Da qui un dedalo di viuzze spesso senza uscita che trasformano i Casali in un vero labirinto di stradine costeggiate da villini residenziali che persiste tuttora. Il film di Vittorio De Sica presentato al Festival di Cannes del ’56 “il Tetto” può ben rappresentare quanto avvenne.

LA PICCOLA STALINGRADO DEL P.C.I.

Una contrada di operai che alle elezioni amministrative e politiche esprime la propria preferenza votando con percentuali “bulgare” per il P.C.I. Nella Sezze “rossa” la piccola Stalingrado, la roccaforte del consenso, risiede ai Casali. Quegli stessi manovali tra gli anni ’80 e gli anni ’90 diventano tuttavia titolari di piccole imprese edili. Nasce il rinomato ristorante il “Faraone”, non una trattoria: i proletari sono divenuti piccola e media borghesia. 

DA PROLETARI A “PADRONCINI”

Continuare a votare a sinistra (prima PDS poi DS) ha senso alle amministrative, se c’è un punto di riferimento del luogo come Armando Uscimenti che raccoglie le istanze e la domanda di migliori servizi pubblici (dalla manutenzione delle strada alla raccolta dei rifiuti), ma alle Politiche e alle Europee si vota Forza Italia sin dalla metà degli anni ’90. È la fase di massimo benessere per i casalesi: un vero e proprio “Nord-Est” dentro i Lepini. L’occupazione è quasi totale, i meno fortunati sono rimasti tutt’al più dipendenti nel settore privato e “le teste calde” di cui si parlava ancora negli anni ’80 non esistono quasi più.

Il ponte sulla Valle della Culla e il bar storico dei Casali

DALLE FESTE SPONTANEE AGLI EVENTI ORGANIZZATI

Eppure quegli anni ’80 vengono ricordati con grande nostalgia da chi nei Casali non risiede: le feste nelle case private dei compagni di scuola, un certo spirito scanzonato dalla battuta facile tipico della zona. Una sorta di età della serenità che attestava come lo spettro della povertà fosse ormai alle spalle. Quelle feste spontanee si trasformano in veri propri grandi concerti organizzati a partire dal 1992.

Umberto Nardecchia ciclista dei Casali primo della corsa di San Martin a Malta nel 2014.

I GRANDI CONCERTI TRA GLI ANNI ’90 E IL PRIMO DECENNIO DEI 2000

Nasce l’Associazione della Festa della Gioventù che porta tra Crocevecchia e i Casali a cantare prima “i Cugini di Campagna”, successivamente i Ricchi e Poveri (1994), Luca Barbarossa (1995), Toto Cutugno (1996), Loredana Bertè (1997), Marco Masini (2000), Enrico Ruggeri (2001), Ron (2002), Nino D’Angelo (2003) e Anna Tatangelo (2004). Per un quindicennio Casali l’estate è il territorio d’attrazione di migliaia di persone da tutta la Provincia. Alla fine quella generazione di ragazzi dei Casali si stanca di organizzare eventi e tutto si perde.  

LA NORMALIZZAZIONE DEI CASALI

L’epoca dei concerti e delle feste organizzate è anche quella in cui si vedono sfrecciare per i Casali Mercedes, BMW e “fuori-strada” da far impallidire tutto il resto della popolazione setina. Nel 2007-2008 arriva la crisi per tutto il “mondo occidentale”, la normativa fiscale diviene più rigida sui beni di lusso e anche i casalesi sono costretti a tornare ad automobili familiari e di piccola cilindrata più consone al periodo di “austerity”. Dall’epoca degli eccessi si passa agli anni, quelli attuali, della normalizzazione della contrada.

Via dei Casali

QUEI FIGLI COSÌ POCO CASALESI

Tutti hanno un lavoro, ma devono tener d’occhio il portafoglio. I figli di medi e piccoli imprenditori dell’edilizia, questi ultimi per lo più fermi alla terza media, si diplomano tutti e spesso conseguono anche la Laurea. Quei figli, che hanno letto qualche libro in più dei padri e che non hanno seguito a livello lavorativo le orme dei genitori, vengono frequentemente impiegati nel terziario e si trovano al tempo stesso un portafoglio molto più sottile rispetto a quello della precedente generazione.

SINISTRA ALLE AMMINISTRATIVE, SALVINI ALLE EUROPEE

Alle amministrative si mette la croce sul PD e si esprime la preferenza per Uscimenti, più di 500 voti a quelle del 2017 di cui 380 provenienti dalle sezioni 14 e 15, ma alle scorse europee Salvini ha fatto incetta di voti attestandosi intorno al 51/52%. Uscimenti rassicura sul fatto che alle prossime comunali i dati delle precedenti verranno confermati confidando di non aver alcuna paura della Lega.

LE ISTANZE PASSANO PER “WAPP”

Il suo segreto? Un decennio poteva essere quello di stare su piazza e ascoltare le lamentele e i bisogni della gente del posto, negli ultimi anni tutto passa su WhatsApp. Sì perché c’è una chat a cui possono aderire tutti i residenti ed esporre i propri problemi. Dal sacchetto della spazzatura non raccolto dall’azienda municipalizzata SPL passando per le interruzioni del servizio idrico fino alla strada mal asfaltata. Uscimenti raccoglie le istanze della chat e se ne fa portatore in Comune.

LA PERDITA DELL’IDENTITÀ CASALESE

I fatti di cronaca “nera” che quarant’anni prima sembravano riguardare prevalentemente i Casali, oggi sembrano interessare tutta la Provincia fuorché questo quartiere. Se ancora trent’anni fa un forestiero veniva “squadrato” con curiosità dai più anziani che gli domandavano di chi fosse figlio, oggi si entra e si esce dai Casali nella più assoluta indifferenza. L’ultima generazione casalese, italiana o romena che sia, non si distingue in nulla da quella di tante altre parti. Non parla il dialetto e utilizza con gli amici o i compaesani solo qualche frase di sezzese all’occorrenza, magari per suscitare l’ilarità degli interlocutori, orecchiata dai nonni.

Circolo sportivo “Daniele Protani” a Via Quarto La Macchia

CIRCOLO SPORTIVO “DANIELE PROTANI”

Ai giochi per i bambini e alle infrastrutture sportive i casalesi però non hanno rinunciato. Nel 2015 i genitori di Daniele Protani, ragazzo prematuramente scomparso, realizzando il desiderio del figlio hanno inaugurato col supporto dei residenti un bel centro sportivo con campi di calcetto e giochi per bambini. Segno che i Casali riescono a trasformare ancora ogni tragedia in memoria ed energia produttiva.

L’INFINITO SULLA PIANURA PONTINA 

Nel comporre l’ Infinito Giacomo Leopardi immaginava l’eterno oltre il colle di Monte Recanati Sempre caro mi fu quest’ermo colle, / E questa siepe, che da tanta parte/Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude/Ma sedendo e mirando, interminati /Spazi di là da quella, e sovrumani/Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo/. Ma i sezzesi che bisogno hanno di immaginare? Andassero sull’Antignana e ammirassero l’immensità del mare e della Pianura Pontina…sempre attenti però ai problemi di questo paese, che sono tanti e non si possono ignorare. 

Articolo precedente

LATINA: ROGO TRA VIA EZIO E PANTANACCIO. A FUOCO ANCHE RIFIUTI

Articolo successivo

CLAUDIO DURIGON, DA ROMA LADRONA A ROMA PIACIONA

Ultime da Focus