DA OTTOBRE ALMENO 3 GRANDI CASI DI CAPORALATO A TERRACINA: IL PUNTO DI EUROPA VERDE

CAPORALATO

Europa Verde Terracina condanna fermamente il recente brutale atto di violenza contro un ragazzo di origine indiana, da parte di due imprenditori agricoli terracinesi, e rivolge un appello a tutte le forze sane della Città e della Provincia per un impegno concreto contro lo sfruttamento e il caporalato nelle campagne e in tutti i settori economici

LA NOTA – È notizia di ieri lunedì 18 maggio che la squadra di Polizia del Commissariato di Terracina ha dovuto contestare a due imprenditori di Terracina F.T., 52enne, e D. T. 22enne, rispettivamente padre e figlio, entrambi titolari di un’azienda agricola, reati di estorsione, rapina, lesioni personali aggravate a danno di un 33enne di origini indiane finito al pronto soccorso dell’ospedale di Terracina per le loro percosse dopo aver chiesto la giusta paga e adeguati dispositivi di protezione. 

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Questo grave fatto, fa, purtroppo, seguito ad un altro brutale atto commesso ad ottobre scorso sempre e ad altri episodi denunciati a marzo scorso sempre a Terracina.

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Episodi che, evidentemente, rappresentano solo la punta del iceberg e testimoniano, a differenza di quanto alcune forze politiche vorrebbero far credere, che non è ancora in atto alcun reale processo di integrazione corretta, civile e virtuosa, nella nostra provincia e che anzi è assolutamente necessario rafforzare l’azione di controllo dell’ispettorato provinciale del lavoro e una maggiore sorveglianza a tutti i livelli. 

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Europa Verde Terracina ha inserito, già nel suo atto di fondazione del 5 febbraio scorso, la legalità e la lotta ed il contrasto alla criminalità, al caporalato e allo sfruttamento, che spesso va a braccetto con tutte le forme di agromafie presenti nel territorio pontino, come punto qualificante del suo programma.

Grazie al grande lavoro fatto, in questi anni, dal sociologo Marco Omizzolo che ha portato allo storico sciopero, dei braccianti Sikh, del 18 aprile 2016 a Latina, sono ormai decine i procedimenti pendenti davanti al Tribunale di Latina per i reati consumati in danno di lavoratori stranieri, soprattutto indiani, dove viene contestato anche il reato di riduzione in schiavitù e dove spesso alle violazioni contrattuali si aggiungono minacce, sottrazione dei documenti di identità, violenza sessuale sulle donne, lesioni causate dall’uso di pesticidi illegali. L’Associazione Stefano Cucchi, per tutto questo lavoro, ha conferito il Premio Diritti Umani 2019 alla comunità Sikh di Latina, premiando una dura battaglia per i diritti dei lavoratori, tra grandi difficoltà e soprattutto in assenza di un’efficace rete di controlli.

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In tempi di Covid-19 le aziende devono fare i conti con le difficoltà di accedere al credito e di reperire manodopera a prezzi concorrenziali, mentre i lavoratori sono costretti ad accettare più facilmente condizioni d’irregolarità. In questo contesto di crisi si rischia che le organizzazioni criminali dell’Agro Pontino si propongano anche come i nuovi centri per l’impiego di manodopera malpagata e sfruttata. A rimetterci sono proprio i lavoratori “invisibili” e “senza protezione” che diventano in tempi di emergenza pandemica, ancora più precari e potenziali irregolari. 

Questa visione, purtroppo problematica, non viene però assolutamente condivisa da molta della politica locale di destra (e anche di certa sinistra) che addirittura parla – e in modo del tutto controcorrente rispetto a quanto riportato da anni di dati e statistiche – di un “modello virtuoso di integrazione” come successo in un rapporto recentemente presentato in un convegno organizzato con la massima ufficialità nella sede della Provincia di Latina all’inizio di febbraio dal titolo “Agro Pontino: un’impresa di lavoro e libertà. Tutti i numeri e le (vere) storie di un’integrazione riuscita”, corredato da un retorico video, che parte dalle bonifiche di mussoliniana memoria per arrivare fino ai giorni nostri, per evidenziare, cedendo alla facile propaganda,  come i lavoratori agricoli indiani di oggi siano i felici e appagati eredi “dei pionieri” dell’Agro Pontino, e candidando l’Agro Pontino addirittura al Premio Sakharov per la libertà di pensiero, istituito dal Parlamento europeo nel 1988 allo scopo di premiare personalità od organizzazioni che abbiano dedicato la loro vita alla difesa dei diritti umani e delle libertà individuali. 

Una visione, del tutto unica nel suo genere, che racconta di una realtà completamente diversa da quella descritta nei fatti, non solo dall’autorevole sociologo Marco Omizzolo autore del recente libro “Sotto padrone”, edito dalla Fondazione Feltrinelli, punto di riferimento imprescindibile per le lotte contro il caporalato nell’Agro Pontino e per questo oggetto di gravi ed assurde minacce; ma anche da quella di Amnesty International che in un rapporto sullo sfruttamento dei lavoratori migranti nel settore agricolo italiano cita espressamente le gravi forme di sfruttamento dei lavoratori migranti provenienti da paesi dell’Africa subsahariana, dell’Africa del Nord e dell’Asia, impiegati in lavori poco qualificati, spesso stagionali o temporanei, per lo più nel settore agricolo delle province di Latina e Caserta; da quella di Hilal Elver, Special Rapporteur ONU sul Diritto al Cibo che a gennaio di quest’anno ha invece denunciato la presenza di molte aziende agricole anche dell’Agro Pontino fondate sullo sfruttamento, senza protezioni sociali e legali adeguate, con orari lavorativi eccessivamente lunghi e salari bassissimi; o quella descritta da Federico De Siervo, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Roma, che proprio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario all’inizio dell’anno ha definito come “allarmante” il fenomeno del caporalato, denunciando la situazione di moltissimi lavoratori stranieri, per lo più indiani, impiegati in condizioni di grave sfruttamento nei lavori in agricoltura.

“Casi come questi di Terracina ci preoccupano assai perché denotano oltre che un senso di irresponsabilità anche di impunita’ che nasce da un brodo di coltura “malato” e fanno pensare a reti omertose di protezione di questi inqualificabili e pericolosi comportamenti che devono essere prontamente individuate e perseguite. Europa Verde Terracina, nel condannare fermamente questi gravi episodi, ribadisce il proprio fermo impegno contro lo sfruttamento e il caporalato, lanciando un appello per una grande alleanza tra tutte le forze sane di questa Provincia, e cioè tra le Amministrazioni, le organizzazioni politiche di qualsiasi colore che mettono al centro delle proprie azioni il rispetto dei diritti umani, le associazioni di volontariato sociale e ambientale, le tante imprese sane e rispettose dei diritti dei lavoratori e dei consumatori, i sindacati di categoria, le associazioni datoriali. Un’alleanza che, anche tenendo conto del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020-2022) del Ministero del Lavoro e incentrato su quattro assi strategici: prevenzione, vigilanza e contrasto, protezione e assistenza, reintegrazione socio-lavorativa, deve concretizzarsi in un impegno serio e in atti veri, come quello ad esempio di costituirsi parte civile nei processi, di promuovere e diffondere una cultura del rispetto dei diritti e delle regole, incentivando e premiando le imprese che invece rappresentano un modello virtuoso, di promuovere processi di integrazione basati sul dialogo, sulla conoscenza delle culture e sul rispetto. 

Un ringraziamento doveroso va alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine, con particolare riferimento al Commissariato di Polizia di Terracina, per lo straordinario lavoro. Dobbiamo tutti contribuire a rafforzare una cultura del rispetto delle regole e dei diritti e della sicurezza sul lavoro e pretendere maggiore controllo e sorveglianza da parte degli Enti preposti come l’Ispettorato del Lavoro, e soprattutto in questi tempi di crisi non possiamo tollerare che la produttività possa prescindere dalla tutela della salute e dei diritti di chi lavora.

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