DA CORI IL MANIFESTO CONTRO IL REGIONALISMO DIFFERENZIATO

Volantini distribuiti a Cori dall'associazione Oltreconfine

Alla fine della scorsa Legislatura alcune Regioni italiane (Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte) hanno deciso di avviare il percorso del c.d. regionalismo differenziato così come previsto dall’art. 116 ult. comma della Costituzione. A queste richieste ha dato riscontro il Governo, con la stipula di “Accordi preliminari”, sottoscritti dal Sottosegretario per gli Affari regionali e le autonomie (Gianclaudio Bressa) evidentemente con il placet della Presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni, cui questo ministero è sottoposto, trattandosi di un Ministero senza portafoglio. A questo punto spetta al Parlamento approvare con Legge nazionale il contenuto degli accordi Governo-Regioni trasferendo parte delle proprie competenze a queste ultime.

IL “NO” DALL’ASSOCIAZIONE OLTRECONFINE

La scorsa settimana l’associazione di Cori e Giulianello Oltreconfine, aderendo all’iniziativa promossa dal laboratorio politico nato a Napoli di Futuro Prossimo, ha rivolto una lettera a tutti i sindaci della Provincia, al Presidente Carlo Medici e al Presidente della Regione Nicola Zingaretti in cui si mettono in evidenza tutte le criticità che deriverebbero dall’attuazione del progetto di Regionalismo differenziato.

LA TENUTA DELL’UNITÀ NAZIONALE A RISCHIO

Nel documento si afferma che il regionalismo differenziato non rappresenterebbe l’attuazione del concetto di autonomia previsto e garantito dagli articoli 5, 116, 117 e 119 della Costituzione, bensì la pietra tombale dell’idea di unità nazionale e dei principi fondamentali del nostro ordinamento. Ma non si tratterebbe solo di una questione di natura giuridica.

LA RICCHEZZA SOPRA LA PARI DIGNITÀ

Sempre secondo l’associazione ad essere violati sarebbero anche i principi fondamentali che, sanciti nella nostra carta costituzionale, sorreggono la nostra convivenza e l’azione del nostro Stato. Innanzitutto, a essere calpestato sarebbe il principio della pari dignità e delle medesime opportunità sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Non potrebbe essere garantito se viene anteposta all’uguaglianza la ricchezza di una determinata regione a scapito di altre.

SANITÀ E SCUOLA A DOPPIA VELOCITÀ

Di seguito dal manifesto si evince anche che il sistema sanitario e quello scolastico ne risulterebbero completamente stravolti. Smantellando la centralità dello Stato, nessun livello minimo sarebbe più realmente garantito e a pagarne le spese sarebbe chi ha difficoltà ad arrivare a fine mese e non può rivolgersi all’offerta del settore privato. Il ricco che andava dal medico privato continuerà ad andare dal medico privato. Al povero non resterebbero che file sempre più lunghe e servizi sempre più ridotti. I poveri di una regione povera ne risentirebbero maggiormente. Oltre che una secessione dei ricchi, si tratterebbe di una marginalizzazione di chi è in difficoltà. I nati in una regione dal basso reddito pro capite, donne, uomini e soprattutto bambini non avrebbero le stesse opportunità di studiare e curarsi dei loro concittadini veneti, lombardi o emiliani. 

FINANZE DIFFERENZIATE

Successivamente nella lettera si denuncia che molte regioni, in quanto prive di vere politiche di crescita e sviluppo, già vedono i migliori cervelli emigrare all’estero per realizzare i propri sogni. L’autonomia differenziata non farebbe che accentuare il divario: alcune regioni sarebbero ancor più le locomotive d’Italia, mentre altre arrancherebbero ulteriormente. L’autonomia differenziata punterebbe a far sì che ogni regione finanzi determinati servizi con le proprie entrate.

LA REGIONE LAZIO

Ancora secondo Oltreconfine la regione Lazio potrebbe beneficiare del regionalismo differenziato, ma ad un prezzo elevato che a pagare sarebbero i cittadini delle aree più svantaggiate d’Italia. Cadere nell’egoismo regionale, vortice in cui questa “autonomia differenziata” vorrebbe risucchiarci, rendendoci partecipi di minare seriamente l’unità nazionale. Siamo una grande regione, che per crescere non ha bisogno di egoismi e che ha il dovere di essere in prima linea nel salvaguardare la Repubblica, una e indivisibile. Il regionalismo differenziato è dunque una questione di giustizia sociale, non di territorialità.

L’APPELLO AI SINDACI DELLA PROVINCIA DI LATINA

L’associazione corese invita infine le istituzioni locali e territoriali a far fronte comune per combattere il disegno eversivo di chi vuole un’Italia divisa e iniqua: ogni Comune, ogni Provincia e ogni Regione ha la possibilità di fare la propria parte. Ci vuole la massima unità tra chi vuole difendere ciò che è sancito nella nostra Costituzione e c’è bisogno di condurre una lotta a tutti i livelli istituzionali. Il tempo che ci rimane è assai poco: il rischio è che le enormi e molteplici disuguaglianze di questo Paese vengano sancite dalla legge fra non molto.

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