Raggiunto da un nuovo ordine di arresto lo scorso novembre 2024, uno dei due leader del sodalizio tra Fondi e Latina ha scelto di collaborare con la giustizia
Ha scelto di collaborare con lo Stato, il 44enne di Fondi, Johnny Lauretti, conosciuto negli ambienti criminali con più soprannomi: “Zio”, “Paesano”, “Zezze” o “Pazzo”. Lo scorso novembre, Lauretti è stato arrestato di nuovo come capo, insieme al sodale di Fondi, Massimiliano Del Vecchio (41 anni), del gruppo che da Fondi aveva esteso i suoi tentacoli anche a Latina, assumendo come luogotenenti i pluri-pregiudicati Alessandro Artusa e Roberto Ciarelli, e altri centri della provincia e oltre. La maxi operazione gestita dalla Direzione Distrettuale Antimafia è stata eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, dai colleghi della Compagnia di Terracina e dalla Squadra Mobile del capouogo.
L’ultima conferma alla voce che si rincorreva da giorni nelle aule di Tribunale di Latina è arrivata in un processo minore in cui Lauretti è imputato insieme ad Alberto Di Vito dinanzi al giudice monocratico Mario La Rosa. Lauretti non era presente in video-collegamento e il suo avvocato Oreste Palmieri ha fatto presente di aver ricevuto la revoca dell’incarico.
Lauretti, volto noto a forze dell’ordine e cronache giudiziarie, si è trovato da solo, in quanto Del Vecchio è riuscito a eludere l’arresto, tanto che è tuttora latitante. È probabile che, vistosi in questa situazione, con l’amico di crimine fuggito, Lauretti abbia scelto di collaboratore con lo Stato, in ragione del fatto che l’indagine dell’Antimafia è molto solida, con tanto di intercettazioni e chat decrittate, e gli contesta l’associazione per delinquere dedita al narcotraffico. Una prospettiva di una pena esemplare che probabilmente spinto a scegliere la collaborazione con la giustizia.
Lauretti, insieme ai gemelli Del Vecchio e altri arrestati, è accusato di avere costituito, promosso e organizzato un’associazione per delinquere finalizzata al procacciamento, al trasporto, alla detenzione a fine di spaccio, alla vendita e alla cessione di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marjuana ed hashish, radicata a Fondi ed operante nell’ampio contesto geografico del territorio pontino, avendo la disponibilità di armi.
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Il 44enne con i Del Vecchio è considerato dalla DDA come colui che ha costituito, diretto, organizzato la consorteria. I tre fondani sono esponenti di vertice in ordine a tutte le attività illecite poste in essere dall’associazione, con il ruolo di fornitura della sostanza stupefacente ai distributori intermedi operanti sul territorio e di direzione di tutte le attività finalizzate al procacciamento dello stupefacente da destinare allo spaccio e alla successiva attività di rifornimento, cessione e vendita, mantenendo un costante collegamento tra gli associati, anche nei periodi di detenzione, attribuendo a ciascuno specifici ruoli, dando disposizioni ai partecipi sulle modalità di realizzazione delle condotte di cessione, trasporto e distribuzione dello stupefacente nonché delle estorsioni e sulla distribuzione dei profitti, gestendo la cassa ed i contrasti tra i sodali e ripartendo i profitti fra gli associati nonché attraverso l’uso della violenza nei confronti dei gruppi criminali operanti nella città di Fondi.
A dicembre 2023, Lauretti è stato raggiunto da una nuova misura di sorveglianza speciale. La misura, già comminata in una prima fase nel 2019, aveva subito delle interruzioni dovute ai periodi detentivi che avevano interessato il pregiudicato, ed era prossima alla scadenza. Lauretti, nonostante le condanne detentive e le prescrizioni restrittive imposte dalla misura di prevenzione personale, – secondo i poliziotti del Commissariato di Fondi che hanno proposto di nuovo la misura – non aveva modificato la sua condotta, continuando a frequentare altri pericolosi pregiudicati, spesso ostentando le sue frequentazioni allo scopo di rafforzare la sua immagine pubblica di soggetto dedito al crimine.
L’episodio recente più significativo della sua efferatezza si verificava nel 2021 quando, per intimidire un tossicodipendente che aveva accumulato debiti per l’acquisto di stupefacente da uno spacciatore del medesimo sodalizio, non aveva esitato a sparargli, attingendolo alle gambe con dei colpi di pistola, simulando un’esecuzione, per spingerlo ad estinguere al più presto il debito. Per tale episodio, Lauretti si trova tuttora a processo.
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La collaborazione di Lauretti con lo Stato, con molta probabilità gestita dai Carabinieri, apre a diversi scenari investigativi, dal momento che si sta parlando di un capo e non di un semplice affiliato a una banda che ha saputo imporre il proprio codice non solo a Latina, ma anche nella Formia dei Bardellino. Sinora, a collaborare con lo Stato, per quanto riguarda l’area fondana, sono stati due personaggi delle retrovie – Alessandro Simonelli e Salvatore Iannicelli – le cui dichiarazioni hanno avuto un peso sia per la maxi indagine di novembre 2024 che per quella dell’aprile dello stesso anno quando ad essere sgominato è stato il gruppo rivale fondano di Del Vecchio-Lauretti, ossia quello capeggiato da Alessio Ferri e Andrea Pannone (operazione Jars).
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A dicembre scorso, invece, un’altra importante operazione dei Carabinieri Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina, diretto dal tenente colonnello Antonio De Lise, con il supporto tecnico dei Carabinieri della sezione anticrimine del ROS di Roma, dei Carabinieri del Nucleo Artificieri del Reparto Operativo i Roma e dell’unità cinofila antiesplosivo della Compagnia Carabinieri P.M. A.M. di Ciampino, ha permesso di rinvenire tra Fondi e Ardea (dove Lauretti si era trovato in una comunità) un arsenale, con tanto di munizioni e un ordigno.
Il pentimento di Lauretti potrebbe portare alla rivelazione di altri equilibri nel mondo del crimine pontino e oltre. Finora, il 44enne era detenuto nel carcere di Civitavecchia, in seguito alla scelta di collaborare con lo Stato è stato trasferito, come si conviene in questi casi, in altra struttura. La scelta potrebbe rappresentare una vera svolta soprattutto per ricostruire gli intrecci che si celano dietro al narcotraffico pontino.