Crac Midal: si conclude il processo per bancarotta fraudolenta che contestava l’aggravante dell’ingente danno patrimoniale
Il collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, dopo le repliche del Pm Andrea D’Angeli in riferimento alle arringhe difensive formulate nella scorsa udienza di dicembre, ha emesso la sua sentenza. Condannati i maggiori imputati del processo: 8 anni e 6 mesi per Rosanna Izzi, 4 anni per Sergio Gasbarra e Sandro Silenzi, 3 anni e 6 mesi per Paolo Barberini e Giacomo Pontillo. Assolti Stefano Pisanu e Antonio e Piero Bova, mentre è stata dichiarata prescritta la posizione di Giuseppe Piscina. Non più imputato il dirigente Ivo Lucarelli poiché deceduto. Gli imputati – Barberini, Silenzi, Gasbarra e Pontillo – sono stati condannati al risarcimento del danno a favore delle parti civili, che sarà stabilita in sede civile. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Archidiacono, Zeppieri, Biasillo, Coppi, D’Angelo, Perlini e Bongiorno.
Disposte anche le pene accessorie: inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale e incapacità di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per 5 anni a carico di Pontillo, Silenzi e Barberini. Per 10 anni, invece, a carico di Izzi. Inoltre, interdizione dai pubblici uffici in modo perpetuo sempre per Izzi, mentre per 5 anni a carico di Silenzi, Pontillo, Barberini e Gasbarra.
Nel processo, come noto, sono stati giudicati per fatti avvenuti tra il 2005 e il 2011 i vertici, i dirigenti e i controllori dell’ex colosso della distribuzione: il gruppo Midal, andato in dissesto anche a causa di operazioni volte a distrarre dall’attivo della società importanti somme di denaro a detrimento dei creditori. Si tratta di oltre 10 milioni andati in fumo, oltreché al bagno di sangue per i lavoratori (alcuni di loro erano presenti in aula oggi, 11 gennaio) che sono parte offesa e parti civili al processo. Queste ultime sono assistite dagli avvocati Raso, Sassu, Cardarello e Macor.
Secondo l’accusa, che contestava la bancarotta e l’accesso abusivo al credito, sarebbero stati gli imputati fin dal 2005 a dissimulare lo stato di insolvenza, anche attraverso la falsificazione dei bilanci, culminato nel crac del 2012. Nel corso del processo, è stata depositata agli atti anche una transazione da 4 milioni di euro per la curatela fallimentare Midal da parte del principale imputato, l’ex manager dell’azienda, Paolo Barberini. Un transazione che ha chiuso tutte le pendenze civili.
Prima della requisitoria del Pm, per un processo che scaturisce da un’ordinanza di custodia cautelare datata 2013, hanno rilasciato spontanee dichiarazioni Pietro Gasbarra e Rosanna Izzi la quale ha utilizzato parole durissime nei confronti di Barberini “di cui – ha detto l’ex Presidente della Midal – faccio fatica a pronunciare anche il nome”.
Gasbarra ha dichiarato di essere venuto a conoscenza delle vicende societarie che hanno segnato poi il destino della Midal solo a cose fatte. Tuttavia, è stata Rosanna Izzi a dichiarare nettamente la sua presa di distanza da Barberini descritto come “un manovratore”, una persona che secondo l’ex Presidente del Consiglio Midal avrebbe tradito i principi di onestà e trasparenza con i quali era stata da sempre gestita la società. Izzi, pur essendo al tempo Presidente, ha dichiarato la sua ignoranza in fatto di amministrazione societaria sottolineando invero che era Barberini a prendere le decisioni e che nessuno del consiglio di amministrazione le ha mai saputo dare risposte laddove lei avrebbe formulato domande per chiarire una situazione che si presentava precaria; e che poi è completamente esplosa con le indagini della magistratura tra fatture false, operazioni fittizie e società estere, così come evidenziato dal Pm D’Angeli durante la sua requisitoria.
Nello specifico, il Pm D’Angeli aveva chiesto 10 anni di reclusione per Rosanna Izzi (prescritti, invece, due capi d’imputazione); 6 anni per Paolo Barberini (assoluzione per un capo d’accusa); 7 anni e 6 mesi per Sergio Gasbarra (assoluzione per un capo d’accusa); 7 anni per Sandro Silenzi; 3 anni e 4 mesi per Giacomo Pontillo. Aveva chiesto, invece, l’assoluzione per Pietro Gasbarra e Stefano Pisanu. Bova oltreché a quella di Giuseppe Piscina.
Le arringhe difensive del collegio composto dagli avvocati Archidiacono, Zeppieri, Biasillo, Coppi, D’Angelo, Perlini e Bongiorno.