Corruzione al Tribunale di Latina: presentate al Riesame le istanze delle difese del giudice Giorgia Castriota e del consulente Silvano Ferraro
Il Tribunale del Riesame di Perugia si è riservato di decidere in merito alla richiesta di revocare la custodia cautelare in carcere nei confronti del gip di Latina Giorgia Castriota e del collaboratore assegnatario di procedure di amministrazione giudiziaria, nonché compagno-amante della donna, Silvano Ferraro.
Il collegio del riesame perugino, nel corso dell’udienza di oggi, ha preso in carico le istanze presentate dagli avvocati Leone e Paolo Zeppieri, Gianluca Tognozzi e Giuseppe Valentino.
Come noto, l’inchiesta della Procura di Perugia ha fatto finire agli arresti Castriota, Ferraro e, ai domiciliari, l’amica del giudice, Stefania Vitto. Alla base delle accuse la corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari ed induzione indebita a dare o promettere utilità.
Per Castriota e Ferraro, i legali hanno chiesto l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere o comunque una misura cautelare meno afflittiva. Il responso è attesto nei prossimi giorni, al più lunedì prossimo.
Lunedì 24 aprile, sia Castriota che Ferraro, dal carcere di Rebibbia, avevano risposto alle domande del Gip Giubilei, fornendo la loro versione e respingendo gli addebiti nei loro confronti. Un interrogatorio durato per circa due ore, i cui verbali delle risposte sono stati secretati.
Entrambi, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia che per loro ha dato esito negativo, dal momento che il Gip di Perugia, Natalia Giubilei, ha confermato le misure in carcere, hanno ribadito che i gioielli o l’orologio di lusso erano regali fatti da Ferraro a Castriota nell’ambito della loro relazione sentimentale e che non c’è mai stato accordo corruttivo né tangenti in cambio degli incarichi nelle società sequestrate all’imprenditore di Nettuno, Fabrizio Coscione.