CORRUZIONE IN TRIBUNALE, L’AMICA DEL GIUDICE ARRESTATA FORNISCE LA SUA VERSIONE

Giorgia Castriota
Giorgia Castriota

Accusati di corruzione ed induzione indebita: ascoltata anche l’amica del giudice di Latina Giorgia Castriota coinvolta nello scandalo del Tribunale di Latina

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia, Natalia Giubilei, oggi, giovedì 27 aprile, ha concluso gli interrogatori di garanzia ascoltando anche la terza persona coinvolta nel caso che portato agli arresti in carcere del giudice di Latina, Giorgia Castriota, assistita dagli avvocati Giuseppe Valentino e Paolo Zeppieri, e del consulente e coadiutore giudiziario, Silvano Ferraro, difeso dall’avvocato Leone Zeppieri e Gianluca Tognozzi.

Difesa dall’avvocato di fiducia Giulio Liscio, Stefania Vitto ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia Giubilei, fornendo la sua versione dei fatti e portando in essere alcune valutazioni che, secondo il legale della donna sottoposta agli arresti domiciliari, potranno essere di interesse per gli inquirenti. Presente all’interrogatorio anche il sostituto procuratore, Gennaro Iannarone, ma non il Procuratore Capo di Perugia, Raffaele Cantone.

Vitto ha confermato di essere amica di vecchia data del giudice Castriota e, tramite il suo avvocato, non ha chiesto esplicitamente una misura meno afflittiva dei domiciliari, rimettendosi al parere del Gip Giubilei la quale deve ancora pronunciarsi sulla richiesta di Castriota e Ferraro in merito alla sostituzione della misura cautelare in carcere con quella ai domiciliari. L’avvocato Liscio ha tentato di fornire elementi che possano far escludere per la Vitto – coinvolta nell’indagine perché nominata da Castriota come rappresentante legale delle società sequestrate all’imprenditore di Nettuno Fabrizio Coscione – la reiterazione del reato e l’inquinamento probatorio, ossia i motivi per cui anche per lei sono scattati gli arresti, seppur ai domiciliari a differenza dei suoi due co-indagati. Ecco perché Vitto si è dimessa dagli incarichi che aveva nelle società sequestrate, facendo cadere – questo il ragionamento alla base della sua strategia difensiva – la possibilità di inquinare prove e reiterare il reato.

La decisione del Gip Giubilei, che si è riservata anche sulla Vitto, arriverà con tutta probabilità per tutti e tre gli indagati nello stesso momento, avendo ora il quadro completo degli interrogatori e il punto di vista di ciascuno degli indagati.

Intanto, sia Castriota che Ferraro faranno ricorso al Tribunale del Riesame contro le misure cautelari.

Silvano Ferraro

Lunedì 24 aprile, sia Castriota che Ferraro, dal carcere di Rebibbia, hanno risposto alle domande del Gip Giubilei, fornendo la loro versione e respingendo gli addebiti nei loro confronti. Un interrogatorio durato per circa due ore, i cui verbali delle risposte sono stati secretati.

Ad ogni modo, pure se i verbali sono stati secretati, il Corriere della Sera edizione Roma, nell’edizione odierna (27 febbraio), ha pubblicato qualche stralcio delle risposte fornite dal giudice Castriota e dal commercialista Ferraro al Gip Giubilei.

Secondo Castriota, infatti, “non ci sono stati reati, solo comportamenti deontologicamente non corretti. Trai di noi – riferendosi al rapporto che aveva con Ferraro, il quale, secondo l’accusa, le pagava sfizi e le retrocedeva parte dello stipendio come coadiutore giudiziario (carica per la quale Castriota avrebbe favorito la nomina da parte dell’amministratore giudiziario, l’indagato Stefano Evangelista) – c’è vero amore ed è sbagliato dire che stavamo insieme per interesse“.

“Ho scelto di restare a vivere a Roma – ha proseguito Castriota nel suo interrogatorio, rispondendo alle accuse di una vita al di sopra delle sue possibilità economiche – per stare vicino a lui (nda: Ferraro), tanto che condividevamo la stessa colf”. E Ferraro di rimando ha confermato: “Era normale che dessi una mano con le spese di casa, dato che guadagnavo di più”.

Sia Ferraro che Castriota hanno ribadito che i gioielli o l’orologio di lusso erano regali fatti nell’ambito della loro relazione sentimentale e che non c’è mai stato accordo corruttivo né tangenti. Ferraro, tramite i suoi legali, ha già presentato ricorso al Tribunale del Riesame.

LE INDAGINI PERUGINE – Le indagini avviate dalla Procura di Perugia – coordinate dal sostituto procuratore Gennaro Iannarone e dal Procuratore Capo Raffaele Cantone – sono state delegate ai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Perugia ed erano in corso, da parecchi mesi, nel massimo riserbo.

I reati contestati a Castriota, Ferraro e all’altra amica del giudice, Silvana Vitto, a vario titolo, sono quelli di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari ed induzione indebita a dare o promettere utilità.

Il procedimento penale trae origine dalla denuncia presentata dal rappresentante legale pro tempore di diverse società, tutte riconducibili al medesimo gruppo operante nel settore della logisticasottoposte a sequestro nell’ambito di un procedimento incardinato per reati tributari, presso la Procura della Repubblica di Latina. Nello specifico, l’imprenditore, Fabrizio Coscione di Nettuno (che pochi giorni fa è stato destinatario, insieme ad Antonio Geracitano, di un sequestro milionario eseguito dalla Guardia di Finanza di Latina) lamentava irregolarità e condotte non trasparenti che vi sarebbero state nella gestione dei compendi aziendali sequestrati e che, secondo quanto da lui prospettato, sarebbero state poste in essere dagli amministratori giudiziari e dal coadiutore, con l’avallo del giudice per le indagini preliminari.

Secondo quanto emerso dalle investigazioni, il conferimento degli incarichi nelle società sequestrate a Vitto e Ferraro (compagno-amante di Castriota) sarebbe avvenuto al di fuori di qualsiasi criterio oggettivo e soprattutto in contrasto con il decreto legislativo n. 159/2011, il quale stabilisce il divieto di assumere il ruolo di amministratore giudiziario e coadiutore da parte di coloro che hanno, con il magistrato che conferisce l’incarico, una “assidua frequentazione”, intendendosi per tale “quella derivante da una relazione sentimentale o da un rapporto di amicizia stabilmente protrattosi net tempo e connotato da reciproca confidenza, nonche il rapporto di frequentazione tra commensali abituali“.

Gli approfonditi accertamenti svolti hanno disvelato — cosi come espressamente sottolineato dal Gip del Tribunate di Perugia, Natalia Giubilei, nell’ordinanza cautelare – “attraverso le intercettazioni telefoniche ed i riscontri documentali acquisiti un quadro granitico di gravità indiziaria” facendo intravvedere “un chiaro quadro di accordi corruttivo e di vendita della funzione, nel quale soggetti nominati [dal giudice] all’interno dell’amministrazione, già legati da rapporti personali pregressi, retrocedevano al magistrato, sotto forma di contributo mensile ed altre regalie, parte del denaro… [che lo stesso giudice]…liquidava loro per l’adempimento degli incarichi“.

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Al termine dell’interrogatorio, gli avvocati degli indagati hanno chiesto sia per Castriota che per Ferraro la misura più lieve dei domiciliari. Il Gip Giubiliei si è riservata di decidere.

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