Corruzione in Tribunale a Latina, come atto dovuto il Csm ha sospeso dal servizio in magistratura il giudice Giorgia Castriota
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota, è stata sospesa dal servizio dal Consiglio Superiore della Magistratura. Il provvedimento, ad ogni modo scontato, andrà di pari passo con la misura cautelare a cui è soggetta il giudice, arrestata per via dell’indagine della Procura di Perugia e alla quale sono stati concessi i domiciliari dal Riesame.
Il Riesame, infatti, ha sostituito con la una misura cautelare meno restrittiva per i due indagati principali: sono passati, infatti, dal carcere agli arresti domiciliari il giudice di Latina Giorgia Castriota e Silvano Ferraro, collaboratore nell’ambito di procedure di amministrazione giudiziaria, finiti in carcere nell’ambito della stessa indagine della Procura di Perugia nella quale sono stati contestati a vario titolo i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari ed induzione indebita a dare o promettere utilità. Anche l’altra indagata, l’amica del giudice, Stefania Vitto, si è rivolta al Riesame di Roma per chiedere una misura meno afflittiva rispetto ai domiciliari.
Sia Castriota che Ferraro, dal carcere di Rebibbia, avevano risposto entrambi alle domande del Gip del Tribunale di Perugia che ha firmato l’ordinanza di arresto, Natalia Giubilei, fornendo la loro versione e respingendo gli addebiti nei loro confronti. Un interrogatorio durato per due ore, i cui verbali delle risposte sono stati secretati.
Le indagini avviate dalla Procura di Perugia – coordinate dal sostituto procuratore Gennaro Iannarone e dal Procuratore Capo Raffaele Cantone – sono state delegate ai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Perugia ed erano in corso, da parecchi mesi, nel massimo riserbo.
Il procedimento penale trae origine dalla denuncia presentata dal rappresentante legale pro tempore di diverse società, tutte riconducibili al medesimo gruppo operante nel settore della logistica, sottoposte a sequestro nell’ambito di un procedimento incardinato per reati tributari, presso la Procura della Repubblica di Latina. Nello specifico, l’imprenditore, Fabrizio Coscione di Nettuno lamentava irregolarità e condotte non trasparenti che vi sarebbero state nella gestione dei compendi aziendali sequestrati e che, secondo quanto da lui prospettato, sarebbero state poste in essere dagli amministratori giudiziari e dal coadiutore, con l’avallo del giudice per le indagini preliminari.
Secondo quanto emerso dalle investigazioni, il conferimento degli incarichi nelle società sequestrate a Vitto e Ferraro (compagno-amante di Castriota) sarebbe avvenuto al di fuori di qualsiasi criterio oggettivo e soprattutto in contrasto con il decreto legislativo n. 159/2011, il quale stabilisce il divieto di assumere il ruolo di amministratore giudiziario e coadiutore da parte di coloro che hanno, con il magistrato che conferisce l’incarico, una “assidua frequentazione”, intendendosi per tale “quella derivante da una relazione sentimentale o da un rapporto di amicizia stabilmente protrattosi net tempo e connotato da reciproca confidenza, nonche il rapporto di frequentazione tra commensali abituali“.
Leggi anche:
LE IMBECCATE DI CASTRIOTA SU GIUDICI E PM: IL PROCURATORE DE FALCO VOLEVA SEGNALARLA AL CSM