Corruzione: rinviati a giudizio dirigente della Regione Lazio sospeso, dipendente e imprenditore di Fondi
È stato rinviato a giudizio per la seconda volta in pochi mesi l’ormai ex dirigente area decentrata agricoltura Frosinone della Regione Lazio, Luciano Massimo, dopo il primo rinvio a giudizio per corruzione incassato, a dicembre, insieme a un imprenditore di Ceccano, dal Tribunale di Cassino. L’ex manager regionale, residente a Terracina, dovrà affrontare il processo nel Tribunale ciociaro, ma avrà anche un processo davanti al primo collegio del Tribunale di Latina che inizierà il prossimo 2 luglio.
A deciderlo è stato il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Morselli, dopo che stamani si è svolta la discussione con gli avvocati difensori Massimo Frisetti, Gaetano Marino, Adelindo Maragoni e Vincenzo Galassi.
Massimo, che a maggio 2024 è stato sospeso dal servizio, era indagato nel filone pontino di una articolata indagine che vedeva tra i coinvolti anche il senatore di Forza Italia, Claudio Fazzone.
A finire a processo con Massimo, a Latina, anche l’imprenditore agricolo di Fondi, Massimo Cialeo, la figlia Maria Pia Cialeo e il dipendente della Regione Lazio, Giuseppe La Rocca.
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Le indagini, espletate dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (N.I.P.A.A.F.) del Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone, sono iniziate nel 2020 con il coordinamento della Procura della Repubblica di Frosinone per poi transitare per competenza presso la Procura della Repubblica di Cassino e anche in quella di Latina.
Le attività investigative hanno avuto ad oggetto l’erogazione di fondi europei per lo sviluppo rurale (PSR), di competenza della Regione Lazio. In tutto sono stati accertati 6 episodi, con la denuncia di 10 soggetti, tra imprenditori del settore agricolo e funzionari della Regione Lazio, per il reato di corruzione per l’esercizio della funzione. In particolare l’ipotesi di reato verte sull’attività del Dirigente Regionale che, in cambio di utilità consistenti in forniture di generi alimentari, rifornimenti di carburante per l’auto personale, assunzione di una figlia e promessa di assunzione per un altro figlio, si adoperava a favore dei soggetti richiedenti i contributi europei.
In un primo caso, secondo gli inquirenti, il Dirigente riceveva dall’imprenditore, a cui sono riferibili diverse società che si occupano di allevamento di bufale e di produzione di generi alimentari bufalini, numerosi prodotti alimentari, nonché diversi rifornimenti di gasolio per la sua auto, a fronte dell’emanazione di atti del suo ufficio a favore delle aziende. In altro caso il Dirigente, al fine di favorire la celere definizione di una pratica relativa ad un finanziamento richiesto dall’amministratore di un’azienda agricola con sede in Romania, ma con un’unità locale nel frusinate, riceveva generi alimentari, bottiglie di vino nonché un pranzo presso un noto ristorante del Cassinate.
In un terzo episodio il Dirigente si impegnava alla pronta risoluzione delle problematiche inerenti le pratiche di finanziamento da una società cooperativa agricola con sede nel pontino, ottenendo in cambio l’assunzione della figlia presso tale società. In un quarto caso il Dirigente era disponibile alla pronta risoluzione delle criticità che potessero rallentare la chiusura di un procedimento relativo ad un finanziamento chiesto da un imprenditore agricolo del Cassinate, anche intercedendo presso i funzionari che materialmente si occupavano delle pratiche, ricevendo in cambio il rifornimento di carburante per la sua auto. In un quinto episodio il Dirigente si è fattivamente adoperato sia per la promozione dell’attività di un noto imprenditore del cassinate, sia per la celere definizione della procedura volta a ottenere un finanziamento richiesto dalla ditta di cui l’imprenditore è titolare, nonché offrendogli rassicurazione sulla veloce risoluzione di ogni problematica, ottenendo in cambio la promessa di assunzione del figlio.
In un ultimo caso il Dirigente si interessava attivamente dei procedimenti che interessano un imprenditore titolare di un’azienda olearia, informandolo sullo stato di avanzamento dei procedimenti stessi e rassicurandolo sui tempi di erogazione del finanziamento, incaricando i funzionari istruttori; in cambio il Dirigente otteneva continui rifornimenti di carburante per la sua auto e diverse forniture di olio.
Da uno dei filoni d’indagine era partita quella, condotta dal Procuratore Capo di Latina, Giuseppe De Falco, e dal sostituto Valentina Giammaria, a carico del senatore originario di Fondi e coordinatore regionale di Forza Italia, Claudio Fazzone. Il senatore, al momento Presidente della Commissione Ambiente al Senato della Repubblica, risultava indagato per corruzione impropria o per l’esercizio della funzione. Fazzone, secondo gli inquirenti, avrebbe contattato, ingerendo nei suoi confronti, il dirigente della Regione nel periodo del lockdown da Coronavirus in modo che gli istituti scolastici I.S.A.S “Alberto Soccodato”, collegati all’università Unicusano, ottenessero una proroga per un corso sull’agricoltura.
Una proroga da ottenere in cambio dell’interessamento del senatore per una raccomandazione della figlia del dirigente in merito a un posto di lavoro. Inoltre, il senatore, per un altro episodio, si sarebbe relazionato con il poliziotto e l’albergatore per alcuni lavori da fare in casa. A dicembre 2023, il Gup del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, aveva deciso che parte di alcune delle intercettazioni che interessavano Fazzone avrebbero potuto essere utilizzate dagli inquirenti, sebbene la magistratura dovesse comunque chiedere il consenso al Senato della Repubblica.