CORRUZIONE AL PORTO DI GAETA: REGALIE E SOLDI IN CAMBIO DI APPALTI, 3 GLI INDAGATI

Corruzione al Porto di Gaeta: avviso conclusione indagini ai due dipendenti dell’Autorità portuale del Tirreno Centro Settentrionale e all’imprenditore casertano

I Finanzieri del Gruppo di Formia, guidati dal Comandante Luigi Galluccio, nella mattinata del 6 dicembre scorso, al culmine di un’articolata attività d’indagine coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica di Cassino, Alfredo Mattei, hanno provveduto a notificare a tre soggetti, due funzionari pubblici dell’Autorità di Sistema portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale sede di Gaeta e un imprenditore edile, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

Guido Guinderi

Uno dei due funzionari raggiunto dall’avviso di conclusione indagine è l’ingegnere 63enne Guido Guinderi, responsabile dell’ufficio lavoro portuale ed autorizzazioni dell’Autorità portuale, coinvolto anche nell’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere emersa a ottobre (leggi link di seguito): in merito alla indagine di Santa Maria Capua Vetere, Guinderi è stato trasferito a Civitavecchia per decisione del Presidente Musolino. L’altro funzionario destinatario dell’avviso notificato dalla GdF di Formia si chiama Salvatore Ciccolella, 43 anni; insieme ai due, l’imprenditore già coinvolto in altre indagini come quella degli appalti al porto di Formia denominata “Portobello”: si tratta del 63enne Carlo Amato, imprenditore di San Cipriano d’Aversa, che all’epoca delle indagini “Portobello” si muoveva con una società basata a Minturno, oggetto di interdittiva antimafia: Icem srl.

La Icem srl, con sede a Minturno, fu oggetto dell’interdittiva antimafia emessa il 21 novembre 2013 dalla Prefettura di Latina, su richiesta della Prefettura di Crotone, in ragione delle indagini svolte dai Carabinieri sui lavori per il porto in località Le Castella, nel Comune di Isola Capo Rizzuto. I militari avevano appurato che ad eseguire i lavori da 960mila euro non era la società di Minturno, ma esclusivamente personale e macchine da cantiere di società calabresi ritenute riconducibili a cosche di Crotone e della provincia calabra.

Le autorità ritennero che la Icem, subappaltando i lavori, aveva consentito alla criminalità organizzata di condurre i lavori e portare a compimento l’affare. La Icem, in sostanza, fu ritenuta contigua alla ‘ndrangheta e per questo fu ravvisato il pericolo di infiltrazione mafiosa. Un’interdittiva pesante che fece perdere all’azienda l’appalto per i lavori al porto di Anzio e quello per la sistemazione del litorale di Minturno. Lavori di peso; tuttavia la società non dovette rinunciare ai lavori a Formia per il “completamento e ammodernamento della darsena del Porto Caposele” e quelli per la “sistemazione della banchina del porto ed interventi di adeguamento e messa in sicurezza della zona portuale, anche con la creazione di un punto di pronto soccorso .

Leggi a anche:
PORTO DI GAETA: L’INDAGINE PER CORRUZIONE, COINVOLTI DUE DIPENDENTI DELL’AUTORITÀ

Tornando all’indagine odierna, le investigazioni, eseguite tra il 2021 ed il 2022, si inseriscono nell’ambito dell’attività del Corpo in materia di spesa pubblica e hanno interessato in particolare la regolarità delle procedure relative ai lavori per la messa in sicurezza del porto di Gaeta.

Porto di Gaeta (foto da www.logisticanews.it)
Porto di Gaeta (foto da www.logisticanews.it)

“La condotta ipotizzata a carico dei tre indagati – spiega in una nota la Guardia di Finanza – è quella di concorso nel reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e riguarda l’affidamento di un pubblico appalto del valore di circa 103.000 euro, relativo alla manutenzione straordinaria della pavimentazione della “Banchina di Riva della Darsena dei Pescherecci di Gaeta”.

Secondo l’ipotesi investigativa, i pubblici funzionari interessati avrebbero ricevuto dall’imprenditore casertano tangenti e regalie in cambio dell’aggiudicazione dell’appalto in questione: tra cui il trasporto e l’installazione di una piscina presso un B&B di Formia.

Inoltre, le Fiamme Gialle hanno potuto constatare come già in epoca antecedente allo svolgimento della gara d’appalto, ovvero nella fase di sorteggio delle ditte partecipanti al bando, fossero state ammesse ben sette società su dodici di fatto riconducibili all’imprenditore edile, destinatario, tra l’altro, di misure interdittive antimafia.

Proprio in ragione dell’ultimo provvedimento, l’appaltatore aveva provveduto ad intestare fittiziamente a parenti e/o prestanome le varie società, pur di poter partecipare ugualmente ai bandi di gara indetti dalla Pubblica Amministrazione. Alla fine l’appalto fu vinto dalla società riconducibile ad Amato, Socem Costruzioni Edili e Marittime srl.

“L’azione di servizio, svolta in stretta sinergia con l’Autorità Giudiziaria, – conclude la nota della Guardia di Finanza – testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza a presidio della sicurezza economico-finanziaria del Paese e nel contrasto alla corruzione ed ai reati contro la Pubblica Amministrazione, condotte che oltre a consentire indebiti vantaggi a chi le commette, sottraggono alla collettività pubbliche risorse, a discapito dei cittadini e imprenditori onesti che rispettano le regole”.

Ciò che emerge è uno spaccato di una pubblica amministrazione abituata a dei modus operandi orientati prevalentemente alla corruttela. I tre coinvolti avevano adottato un sistema di partecipazione agli appalti in modo tale da simulare una concorrenza; in realtà, le imprese, come detto, erano riconducibili a un solo imprenditore. Tra le regalie date da quest’ultimo ai due funzionari anche beni e somme di denaro.

Anche con quest’indagine che vede un sottobosco di funzionari che hanno in mano gare d’appalto rilevanti, torna di nuovo il fondamentale tema che è quello dei controlli interni necessari – soprattutto in tempi di fondi Pnrr – senza i quali la pubblica opinione si ferma solo ad aspettare l’azione repressiva degli organi inquirenti.

Per quanto riguarda l’indagine conclusa dalla GdF di Formia, gli investigatori hanno messo in piedi un lavoro certosino, complesso sotto il profilo probatorio, e peraltro riguardante diversi aspetti tanto è che i Finanzieri hanno dovuto confrontarsi con più autorità giudiziarie, tra cui la Direzione Distrettuale Antimafia.

Articolo precedente

QUALITÀ DELLA VITA: PROVINCIA DI LATINA ALL’80ESIMO POSTO NELLA CLASSIFICA DE “IL SOLE24ORE”

Articolo successivo

“INCROCI D’ARTE” PER IL 90ESIMO DELLA FONDAZIONE DI LATINA

Ultime da Cronaca