Si è concluso da poco l’incontro tra i vertici dell’azienda chimico-farmaceutica Corden Pharma, le organizzazioni sindacali, Unindustria e la Regione Lazio.
In scadenza erano i termini per la procedura inerente gli esuberi. Sul lato dei sindacati – presenti FILCTEM CGIL, FEMCA CISL, UILTEC/UIL, UGL Chimici e CONF.A.I.L – era fondamentale impedire i licenziamenti con un accordo.
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Dopo una lunga discussione – come sostengono fonti sindacali – è stato possibile “congelare” i licenziamenti grazie ad altri 6 mesi di cassa integrazione previsti dalla normativa vigente. L’accordo prevede la sospensione della polizza grandi interventi per un anno e l’eliminazione di alcuni elementi inerenti le polizze che risultavano doppioni in termini di coperture. Inoltre l’intesa propone di ridiscutere, alla riapertura della nuova procedura, 75 giorni prima del termine della cassa integrazione attuale, riguardo alla possibilità di attuare una proroga nella reintegra della quattordicesima mensilità rispetto alla data attuale.
L’importanza di questa intesa – sostengono fonti sindacali – risiede nell’avere guadagnato tempo per portare in azienda dei nuovi progetti che incrementino il fatturato. Un aspetto fondamentale per il proseguo della vita dell’azienda.
All’incontro, oltreché ai sindaci, erano presenti i vertici di Corden Pharma a cominciare dall’amministratore delegato Filippo Rolando. L’azienda di Sermoneta ha ribadito che sono attualmente in corso gli investimenti relativi all’Api Ceph, ed in fase di ultimazione quelli relativi a “Onco 2”. In corso di valutazione altre progetti mentre per “ONCO R&D” sono stati effettuati i lavori di bonifica.
Inoltre – come si evince dal verbale di accordo firmato oggi 7 ottobre – si sta completando il trasferimento di quattro nuovi progetti presso lo stabilimento della Società che hanno ad oggetto prodotti oncologici iniettabili sterili. Per quel che concerne i finanziamenti, non ricorrono i presupposti per il contratto di sviluppo e l’accordo di programma sia perché lo stabilimento della Corden Pharma Latina si trova in un’area, Sermoneta, non inclusa nella carta degli aiuti sia perché la Società è “grande impresa” e l’investimento dovrebbe essere industrialmente distinto dalle attività svolte dalla Corden Pharma Latina.
La società ha quindi sottolineato, nel corso dell’incontro, che la gravità della situazione aziendale non consentirebbe di ricorrere ad una ulteriore proroga della CIGS e che, ad oggi, la cessione della piattaforma ecologica non è stata ancora perfezionata a causa dei ritardi burocratici nel rilascio delle autorizzazioni amministrative.
Al che, sul punto della cassa integrazione straordinaria, le sigle sindacali hanno ribadito la loro contrarietà ai preannunciati licenziamenti insistendo sulla opportunità di ricorrere alla proroga della CIGS per crisi aziendale, per un periodo di 6 mesi. Una proroga – hanno sottolineato – che permetterebbe da un lato di gestire in maniera non traumatica gli esuberi e dall’altro di sollecitare anche l’intervento del MISE sulle opportunità di sviluppo nel mercato dei vaccini dell’azienda.
Poteva sembrare un punto di rottura ma le ragioni dei sindacati hanno trovato sponda dalla Regione Lazio e anche l’apertura della Corden Pharma la quale ha fatto presente che il Consiglio di Amministrazione, riunitosi il 6 ottobre, ha espresso parere favorevole a discutere della proroga della CIGS a condizione che vengano previsti contenimenti del costo del lavoro.
La Regione Lazio si è resa disponibile ad attivare, nell’ambito delle proprie competenze, alcuni percorsi di politica attiva del lavoro a favore dei lavoratori sospesi in CIGS per una loro riqualificazione, così da favorire l’interlocuzione con il Mise circa la possibilità di ricorso a strumenti di finanziamento per le aziende in crisi ovvero al Fondo salva azienda con l’entrata di Invitalia nel capitale sociale.
È così che si è pervenuti all’accordo che proroga per altri sei mesi la Cigs, per evitare, nell’immediatezza, il licenziamento dei lavoratori dichiarati in esubero e gestire in modo non traumatico e non conflittuale gli esuberi stessi.
Ad ogni modo, a chiusura dell’incontro, le parti – sia azienda che Sindacati che Regione – danno reciprocamente atto che, in considerazione dello stato di crisi aziendale della società, dopo il 10 aprile 2022 (fine della proroga pattuita oggi 7 ottobre), non sarà possibile rinviare ulteriormente il definitivo ridimensionamento del personale e che, pertanto – come si legge nel verbale di accordo della Regione Lazio – “ove nonostante la politica di incentivazione all’esodo, prevista dalla Società sino al 31 gennaio 2022, dovessero residuare ancora esuberi, sarà avviata una nuova procedura di riduzione di personale nei termini di legge“.