CONDANNATO IL PENTITO DELL’OMICIDIO DI “MONCHERINO MACKAY”

Gaetano Marino, detto Moncherino MacKay
Gaetano Marino, detto Moncherino MacKay

Ha patteggiato sei anni e otto mesi di carcere Pasquale Riccio, detto ‘o palluso, il pentito di camorra che prese parte all’assassinio del boss degli Scissionisti Gaetano Marino, avvenuto a Terracina nel 2012.

Gaetano Marino
Gaetano Marino

Pasquale Riccio, divenuto collaboratore di giustizia, ricostruì nel dettaglio, a febbraio scorso, i particolari dell’omicidio camorristico di Gaetano Marino, detto Moncherino MacKay (il boss, in vita, aveva perso le mani a causa di uno scoppio di un ordigno che stava piazzando lui stesso), che, ad agosto del 2012, fu crivellato di colpi in pieno giorno a Terracina nei pressi dello stabilimento “Il Sirenella”.

A emettere la sentenza la prima Corte d’assise d’appello di Roma che ha emanato la decisione in accoglimento di un concordato di pena tra procura generale e difesa.

In primo grado, nel novembre 2018, i magistrati condannarono Riccio a 10 anni di reclusione dopo il processo col rito abbreviato che riconobbe l’attenuante della collaborazione con la giustizia. Dopodiché hanno riconosciuto al pentito le attenuanti generiche prevalenti sull’aggravante della premeditazione contestata.

L’OMICIDIO DI MONCHERINO MACKAY

L’agguato avvenne il 23 agosto 2012. Agì un solo killer che si affrettò a fuggire lungo viale Circe a Terracina in direzione Roma, saltando a bordo della Punto ferma in seconda fila e protetto da una seconda auto che si era messa di traverso per bloccare il traffico. Marino, il boss scissionista dai Di Lauro che era andato anche in tv, nell’ambito del programma televisivo Canzoni e Sfide su Rai Uno ad applaudire la figlia che si esibiva cantando una canzone a lui dedicata, restò a terra esanime tra i bagnanti nel panico.

Il Sirenella
Dall’alto, un’immagine de Il Sirenella sul litorale di Terracina dove, il 23 agosto 2012, il camorrista Gaetano Marino è stato ucciso da un commando rivale

La vittima fu identificata in Gaetano Marino, fratello di Gennaro Marino, ritenuto elemento di spicco di un clan camorristico. All’epoca Gennaro era detenuto in carcere per associazione mafiosa e omicidio. E fu coinvolto in uno scontro violento all’interno dell’ala scissionista.

Le indagini sull’omicidio del boss delle Case Celesti portarono a una serie di arresti. Secondo l’accusa, Riccio ebbe l’incarico di attendere l’esecuzione dell’omicidio per ripulire l’abitazione utilizzata come base logistica e nascondere le armi. 

Riccio raccontò di come Terracina fosse terreno fertile per i clan di Secondigliano, una vera e propria base logistica su cui investire e, persino, regolare i conti come, infatti, avvenne in quella terribile estate del 2012.

I LEGAMI COL MONDO DELLO SHOWBITZ

La vedova di Gaetano Marino, Tina Rispoli, e il cantante neomelodico Tony Colombo
La vedova di Gaetano Marino, Tina Rispoli, e il cantante neomelodico Tony Colombo

Ma Moncherino Mackay non è solo un boss freddato nelle dinamiche di ammazzamenti interni alla camorra napoletana. Da tempo, infatti, la sua vedova, Tina Rispoli, è diventata molto nota, ospitata sulle reti Mediaset e chiacchierata per il matrimonio in pompa magna con il neomelodico siciliano Tony Colombo
Tina Rispoli, pur negando con veemenza la sua vicinanza alla camorra, è legata alla sua famiglia, i Rispoli, definiti da inquirenti e boss come legatissimi al nucleo originario del clan Di Lauro (per intenderci il clan da cui si origina la saga televisiva di Gomorra e dei Savastano). 
Secondo Roberto Saviano e la bella inchiesta-video di Fanpage, il matrimonio tra Rispoli e Colombo si è celebrato in un rinnovato clima di unità camorristica, interrotto a suo tempo dal primo matrimonio della donna che sposò un boss scissionista come Marino.

Carmine Mosca
Carmine Mosca

È l’ergastolano Tommaso Prestieri, l’impresario camorrista di cantanti, trafficante di droga e feroce killer, ma sopratutto braccio destro del capo Paolo Di Lauro, a sostenere – tesi confermata dagli investigatori di Latina che non hanno mai avuto la sua collaborazione – che la Rispoli è una donna ancora legatissima agli ambienti da cui proviene.
A parere di Carmine Mosca, l’ex capo della Squadra Mobile di Latina, il fatto che la Rispoli non abbia mai cercato la Polizia, dopo l’efferato omicidio del marito nella canea di Terracina 2012, significa che si sentiva: “donna di mafia, camorrista“. 

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