CLAN DI SILVIO: FIGLIA E NUORA DI “LALLÀ” CI RIPROVANO COL REDDITO DI CITTADINANZA. DENUNCIATE

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Indagini per reddito di cittadinanza indebito: sorprese ancora una volta la figlia e la nuora di Armando “Lallà” Di Silvio

Il Nucleo Carabinieri ispettorato del lavoro di Latina, a conclusione di prolungati accertamenti, aveva già denunciato ad inizio dicembre 2020 Angela Di Silvia e Sara Genoveffa Di Silvio, entrambi appartenenti alla nota famiglia criminale del capoluogo pontino, i cui componenti sono stati destinatari di misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta della Direzione Distrettuale antimafia di Roma denominata “Alba pontina”.

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Le due donne, la prima, Angela, nuora di Armando detto Lallà e moglie di Samuele, la seconda, Sara Genoveffa, figlia del boss di Via Muzio Scevola, avevano chiesto ed ottenuto il reddito di cittadinanza, omettendo nell’istanza di indicare che tutti i membri di età maggiorenne della famiglia erano sottoposti in atto a misura cautelare detentiva, motivo ritenuto per legge ostativo alla concessione del beneficio stesso. Inoltre, per presentare le domande presso un patronato del capoluogo, le menzionate erano anche evase dal luogo dove usufruivano degli arresti domiciliari qual forma di beneficio alternativo alla detenzione in carcere, concessa dal giudice del Tribunale di Roma a conclusione dell’operazione di polizia “Alba Pontina.

Le donne del Clan Di Silvio coinvolte nell’operazione Alba Pontina

Le due donne, che avevano richiesto il contributo per il rispettivo nucleo familiare, sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria pontina, e con comunicazione all’I.N.P.S., ente erogatore del beneficio, è stato revocato il beneficio percepito indebitamente da novembre 2019 a novembre 2020, per un totale di oltre 10.000 euro per ciascun nucleo.

Le donne avevano presentato nuove domande, rispettivamente nei mese di ottobre e dicembre 2020, per la concessione di un ulteriore reddito di cittadinanza.

Tali istanze contenevano le medesime precedenti dichiarazioni mendaci, con le quali è stato omesso di comunicare le misure cautelari a cui erano sottoposti i familiari, facendo sì che le stesse venissero ulteriormente approvate dall’I.N.P.S., che autorizzava nuovamente il beneficio. Nel contesto, una delle istanti percepiva effettivamente il contributo indebito, mentre una tempestiva segnalazione all’ente erogatore da parte del Nucleo Carabinieri ha impedito che fosse versato anche l’altro.

Entrambe le Di Silvio sono state nuovamente denunciate alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina ed è stato di nuovo formalmente revocato loro il reddito di cittadinanza.

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