CISTERNA: VOTATA MOZIONE PER LE DONNE IRANIANE

Dal Consiglio Comunale votata all’unanimità la mozione per le donne iraniane, vittime di violenza e sopraffazione

Il Consiglio comunale di Cisterna, nell’ultima seduta, ha votato all’unanimità una mozione per le donne iraniane. Subito dopo l’approvazione del verbale della seduta precedente, la mozione di solidarietà a favore delle donne iraniane, vittime di violenza e sopraffazione nel loro paese, ha trovato il favore di tutti i consiglieri di maggioranza e di minoranza presenti in aula.

Il testo è stato esposto dalla consigliera Aura Contarino, a cui hanno fatto seguito gli interventi delle consigliere Federica Agostini e Federica Felicetti.

Nelle premesse della mozione si legge che: “Da molto tempo, ormai, il popolo iraniano, donne e uomini lottano per il riconoscimento dei loro diritti e per la fine del regime teocratico che ha limitato in modo diffuso e trasversale le libertà individuali e collettive con particolare riferimento alla popolazione femminile libera e democratica; numerose sono le proteste in corso contro le restrizioni esistenti in Iran, nonché interventi sul tema da parte di personalità note che hanno espresso la propria indignazione per questi abusi e violenze di un regime autoritario e teocratico degli ayatollah e della relativa polizia morale che creano un forte disagio culturale e sociale alle donne iraniane; le proteste di questi ultimi mesi sono culminate con la morte della giovane donna di origini curde, Mahsa Amini, 23 anni, che ha fatto esplodere la rabbia delle donne iraniane trascinando la protesta popolare nelle piazze; Mahsa Amini si trovava in vacanza a Teheran, quando ha subito l’arresto dalla polizia morale motivato dal fatto che alcune ciocche dei capelli non erano correttamente coperte dal velo come indicato dalla religione del luogo; all’arrivo nella caserma, la ragazza ha subito una violenza inaudita da parte della polizia del luogo, è stata brutalmente picchiata e, a seguito delle violente percosse e torture subite, la ragazza è caduta in coma, versando in uno stato di incoscienza profonda senza essere più in grado di muoversi o reagire in alcun modo, dopo alcuni giorni di stato comatoso, è stato comunicato ufficialmente il suo decesso; la repressione del regime è stata ed è tutt’ora durissima: le morti, le persone ferite e gli arresti si susseguono.

A pochi giorni dalla morte di Mahsa, un’altra ragazza simbolo della protesta, Hadis Najafi, 20 anni, è stata uccisa durante una manifestazione a Teheran. Ma le donne iraniane non si sono arrese ed hanno riempito le strade e le piazze trascinando giovani e uomini al loro fianco, trasformando la protesta per le violenze subite in una denuncia contro la repressione delle libertà individuali, contro la corruzione dilagante e contro gli aumenti dei prezzi e dell’inflazione che hanno ridotto in povertà milioni di famiglie”.

“Tenuto conto che è necessario avviare un processo globale di tutela della libertà e dei diritti individuali della donna, soprattutto rivolto all’attuale situazione in Iran – si legge ancora nella mozione bipartisan – che il popolo iraniano non sta chiedendo solo pane o lavoro, ma libertà; di fronte ad un tale grido abbiamo il dovere politico di esprimere sostegno e solidarietà alle donne iraniane e al popolo iraniano, ribadendo il nostro impegno e azione in Italia, in Europa e nel mondo per l’affermazione della autodeterminazione delle donne, della democrazia, dei diritti civili, sociali, economici e culturali universali fondamentali per la convivenza, il benessere, la sicurezza e la pace; ovunque i diritti delle donne vengono calpestati strumentalizzando usi, costumi e religioni, c’è bisogno di una risposta forte e decisa. Ancora oggi, e a vari livelli, la guerra si combatte sul corpo delle donne e sono proprio quest’ultime che con coraggio si fanno avanti per contestare il potere illiberale così come hanno fatto le giovani di Teheran tagliandosi i capelli o manifestando senza velo. O come hanno dimostrato le combattenti curde che con Mahsa condividevano l’etnia. O ancora come le studentesse afghane private della loro libertà dal regime talebano; è dovere imprescindibile esprimere vicinanza e sostegno alle famiglie di Mahsa Amini, Hadis Najafi, e alle famiglie di quante/i sono stati uccise/i, ferite/i e arrestati/e, e alle donne che stanno combattendo in prima linea la battaglia dei diritti e dell’autodeterminazione; una forte attenzione a livello di opinione pubblica a livello internazionale e soprattutto una concreta pressione politica da parte dei governi nazionali e dell’Unione Europea possano indurre il governo iraniano a smettere di ignorare le richieste del suo popolo, quindi, a dare seguito alle richieste di rispetto dei diritti umani e dei diritti civili, sociali, economici e culturali universali fondamentali per la convivenza, il benessere, la sicurezza e la pace; le democrazie possono dirsi tali, a ogni latitudine quando la laicità delle istituzioni permette la libera espressione della convivenza democratica”.

Premesso tutto ciò, il Consiglio comunale “nell’esprimere la propria solidarietà a sostegno delle donne iraniane e al popolo iraniano, chiede al nostro Paese, nelle sue articolazioni istituzionali più alte, di impegnarsi per far cessare la repressione iraniana a partire dai diritti delle donne e invita il sindaco e la giunta comunale a valutare di promuovere iniziative di solidarietà al fine di valorizzare la necessità di una democrazia paritaria, con il dovere di scelta individuale che ogni essere umano dovrebbe avere, senza più violenze e abusi di genere attraverso un processo di consapevolezza dei diritti soggettivi inviolabili a prescindere da obblighi religiosi che ledono le libertà individuali; di intervenire, con estrema urgenza, presso il Governo nazionale e presso la sede dell’Unione Europea presente a Roma, per sollecitare l’impegno degli Organismi e della Comunità Internazionale, affinché possano contribuire e sensibilizzare le autorità iraniane, l’Ambasciatore dell’Iran in Italia, al fine di vedere garantiti i diritti e rilasciate le persone arbitrariamente arrestate durante le manifestazioni di protesta, dopo la morte di queste giovani donne”.

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