Variante Q3, nuovo ribaltone per il centro commerciale: il Riesame di Latina ha confermato il dissequestro
La nuova sezione del collegio dei giudici del Riesame di Latina, chiamata a giudicare di nuovo sul dissequestro del centro commerciale in Q3, a Latina, così come disposto dalla Cassazione a ottobre scorso, ha confermato il provvedimento del medesimo dissequestro previsto dai colleghi dell’altro collegio. In sostanza il centro commerciale torna a tutti gli effetti un bene dissequestrato.
Il nuovo giudizio era chiamato a valutare il sequestro del complesso commerciale-edilizio di Via del Lido eseguito il 13 gennaio 2024, noto a tutti come quello dell’area Q3. Il Riesame di Latina ha quindi annullato il decreto con cui il giudice per le indagini preliminari aveva stabilito il sequestro del centro. Decreto contro il quale erano ricorsi le società titolari.
I giudici del Riesame, nella pronuncia disposto lo scorso 28 gennaio, hanno evidenziato però che “tutte le unità immobiliari sono poste all’interno di una struttura funzionalmente unitaria articolata lungo un percorso pedonale di accesso comune sul quale si affacciano, configurandosi come un insieme unitario della offerta commerciale e dei servizi connessi, organizzato in superfici coperte e a cielo aperto, presentandosi all’utente come quadro integrato d’insieme unitariamente fruibile.
E l’unitarietà della progettazione riguarda anche il sistema di parcheggio, la viabilità carrabile e l’accessibilità pedonale che presentano caratteristiche di beni comuni richiedenti una gestione unitaria assimilabile a quella condominiale, che non appare venir meno solo in ragione di una intestazione diversificata delle utenze. La mera delimitazione numerica dei parcheggi per ciascun esercizio commerciale non elide la sostanziale unicità dell’area destinata a parcheggio, non risultando delimitato fisicamente l’accesso e la mobilità tra le aree di riferimento”. Inoltre i due ingressi ulteriori rispetto a quello autorizzato “insistono su proprietà privata di terzi destinata a verde pubblico e non risulta acquisito alcun nulla osta da parte dei terzi”. Tuttavia, secondo i giudici del Riesame “alla luce degli atti acquisiti, non risultano in concreto elementi per affermare l’esistenza di un effettivo e serio aggravamento del carico urbanistico idoneo a fondare l’attualità del periculum in mora rispetto all’opera realizzata e ormai ultimata”.
A ottobre, la Corte di Cassazione di Roma aveva invece accolto il ricorso presentato dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano e aveva annullato il dissequestro stabilito dall’ordinanza del Riesame di Latina, composto dai giudici Coculo-La Rosa-Trapuzzano, disposta il 29 febbraio 2024.
Gli ermellini avevano messo in discussione la decisione del Riesame di Latina stabilendo, contrariamente a quanto specificato dal Riesame, che il complesso, fatto di tre unità di medie dimensioni e un un’unità di vicinato, è un vero e proprio centro commerciale, così come ipotizzato da Procura di Latina e Carabinieri Nipaaf.
L’indagine penale, invece, è stata chiusa con l’avviso di conclusione per i reati di lottizzazione abusiva in concorso e violazioni paesaggistiche: a dover rispondere sono il titolare della Green Building, la società che ha realizzato il centro commerciale in Via del Lido, Luigi Corica (51 anni); la progettista Viviana Anagni (46 anni); l’ex dirigente del Suap (attività produttive) del Comune di Latina, Stefano Gargano (64 anni); infine, il funzionario comunale del Suap, Mario Petroccione (50 anni).
Nel frattempo, dopo il primo dissequestro stabilito a febbraio 2024, hanno aperto tutte e tre le attività commerciali, con il lasciapassare del Comune di Latina il quale, alle prese con una possibile rivalsa milionaria dei privati, aveva ceduto su tutti i fronti, certificando la validità delle autorizzazioni e risolvendo la questione viabilità con un colpo di mano.
Eppure la Cassazione era stata lapidaria sull’annullamento del dissequestro del Riesame di Latina, stabilendo che “è sufficiente osservare come l’illegittimità del progetto presentato fosse talmente evidente e macroscopica da poter essere rilevata anche da non addetti ai lavori“.
Rimessi in discussione, quindi, i titoli unici 13/2021 e 6/2022 dell’ufficio Suap del Comune di Latina che autorizzano due superfici di vendita rispettivamente di 1374 metri quadrati e di 1900 metri quadrati. Per la Cassazione si tratta di un vero e proprio centro commerciale delle dimensioni di oltre 5.000 metri quadrati realizzato nel centro urbano di Latina e posto tra Via del Lido e Via F. Ferrazza. Il Riesame di Latina non aveva invece preso in esame il fatto che il centro è sorto su aree classificate a verde pubblico le quali non rientrano nel perimetro della “variante Q3” – quest’ultima approvata sempre dal Comune di Latina e che permetteva la realizzazione di destinazioni commerciali – sia su aree dove risulta presente un vincolo di inedificabilità assoluta derivante dalla fascia di rispetto della Strada Statale 148 “Pontina”; nonché, in relazione agli accessi (passi carrabili) al centro commerciale, è stata riscontrata l’assenza dei preventivi nulla osta rilasciati dall’ANAS Spa quale ente gestore della strada pubblica (complanare Via F.Ferrazza).
Una tesi completamente a 180 gradi rispetto a quella del Riesame di Latina che aveva stabilito che “non appare affatto condivisibile la classificazione dell’intervento edilizio quale “centro commerciale”.
Secondo i giudici di Latina – che avevano accolto il ricorso presentato (in realtà all’inizio erano due, successivamente riuniti dallo stesso Tribunale del Riesame) da Mario Borrelli di “Eurospin Lazio”, Luigi Corica di “Latina Green Building srl e Mauro Fusano di “Punto Immobiliare srl, assistiti dagli avvocati Luca e Giuseppe Ciaglia, e Massimo Tamburrini – gli indagati non avrebbero concorso tra loro nella realizzazione dell’intervento edilizio, mancando un accordo pregresso.
In sostanza, il Riesame sottolineava che dopo il rilascio dei tre titoli autorizzativi rilasciati nel Suap tra il 2021 e il 2022 (due di essi), il privato ha agito di conseguenza avendo il lasciapassare alla realizzazione dell’opera in Via del Lido. “In presenza di un atto della pubblica amministrazione che autorizzi il privato ad agire e in mancanza di una macroscopica illegittimità dell’atto – si leggeva nel provvedimento del Riesame – deve essere compiuto un accertamento più approfondito in ordine alla sussistenza di una condotta quanto meno colpevole del privato”. Quindi, mancando “la prova di una collusione illecita tra il pubblico funzionario che rilascia il titolo abilitativo e il privato che lo esegue, si deve dare conto delle ragioni per Ie quali può escludersi che iI privato sia in corso in un affidamento incolpevole”.
L’unica “macroscopica illegittimità”, così come la definivano i giudice del Riesame, poteva ravvisarsi nella realizzazione del centro commerciale, ossia in ciò che è principalmente contestato dagli inquirenti. In questo modo, infatti, vi sarebbe stata l’illegittimità di non aver coinvolto, come da normativa, la Regione Lazio (e le parti sociali) adibita a valutare la liceità dei titoli edilizi.
Il Riesame considerava l’assunto del centro commerciale unico non riscontrabile nella documentazione trasmessa al Tribunale e nella planimetria; si sarebbe trattato, invece, di tre distinte attività commerciali (Eurospin, Maury’s e McDonald’s).