L’inchiesta Smokin’ Fields che ha riempito le cronache locali e nazionali nasce dalla riunione di sei procedimenti già pendenti in Procura scaturiti dalle denunce dei cittadini dell’area, da sempre in protesta contro gli impianti di compostaggio di Pontinia, Sep e Sogerit (entrambe sotto sequestro da ieri l’altro).
L’unione dei fascicoli ha consentito “di fornire un quadro completo ed esaustivo dell’attività svolta dall’impianto SEP e della spregiudicata condotta dei proprietari Vittorio e Alessio Ugolini supportati e consigliati nella attività illecita dai consulenti tecnici” come Mario Reali di Catania e i titolari di laboratorio Sergio Mastroianni del laboratorio OSI di Isola del Liri e Mario Uniformi del laboratorio AGRO-BIO-ECO di Pomezia che hanno effettuato le analisi sul compost prodotto dall’impresa.
L’unione dei fascicoli ha consentito “di fornire un quadro completo ed esaustivo dell’attività svolta dall’impianto SEP e della spregiudicata condotta dei proprietari Vittorio e Alessio Ugolini supportati e consigliati nella attività illecita dai consulenti tecnici” come Mario Reali di Catania e i titolari di laboratorio Sergio Mastroianni del laboratorio OSI di Isola del Liri e Mario Uniformi del laboratorio AGRO-BIO-ECO di Pomezia che hanno effettuato le analisi sul compost prodotto dall’impresa.
C’è però un altro personaggio messo in evidenza dalla magistratura e che rappresenterebbe il sesto uomo su cui giravano i destini dell’attività del compost fumante. È Luca Fegatelli, ex direttore dell’Area Rifiuti della Regione Lazio, e oggi dirigente dell’area tecnica presso l’Ente Parco Regionale dell’Appia Antica. Arrestato nel 2014 con Manlio Cerroni, per una presunta associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti nel Lazio, alla fine è stato assolto e reintegrato in Regione Lazio.
Per la Direzione Distrettuale Antimafia, Fegatelli “si appalesa” rispetto agli affari degli Ugolini “come un vero socio occulto”. Non un bello spot per un dirigente così importante, dal momento che gli Ugolini sono descritti come “perfettamente consapevoli della reale natura del prodotto” adottando un “modus operandi consolidato“, ossia “quello di interrare i rifiuti e ricoprire il materiale con il terreno per limitare i danni conseguenti allo spandimento di sgradevoli olezzi“.
Fegatelli e Alessio Ugolini (il figlio del patron Vittorio), il quale si premurava di far bonificare l’auto in cerca di cimici (microspie), sospettando indagini a suo carico, o di pensare di pagare un pastore che aveva visto troppo nella discarica di Via Canestrini a Roma (Adrastea srl, anch’essa sotto sequestro), si concentrano sugli aspetti inerenti alle emissioni maleodoranti. Le loro preoccupazioni si limitano, però, solo agli aspetti delle emissioni e non a quelle ben più gravi del traffico illecito di rifiuti.
Il personaggio di Luca Fegatelli, in realtà, sembrerebbe avulso dal contesto: non ricopre alcun ruolo ufficiale all’interno dell’organigramma delle società riconducibili agli Ugolini, tuttavia dal tenore delle conversazioni telefoniche, scrivono i magistrati, emerge che è assolutamente organico agli Ugolini, fornendo loro suggerimenti tecnici nella gestione illecita dell’azienda.
Fegatelli avvisa gli indagati dei controlli in corso e si confronta con il consulente esterno Sep, Reali, sul modo con cui “occultare” la scellerata gestione della azienda. C’è di più.
Dalle intercettazioni, si capisce che il dirigente del Parco regionale vanta un sostanzioso credito nei confronti di Vittorio Ugolini pari a circa 500-600 mila euro, sebbene non si comprenda quale sia la fonte della somma.
Dalle intercettazioni, si capisce che il dirigente del Parco regionale vanta un sostanzioso credito nei confronti di Vittorio Ugolini pari a circa 500-600 mila euro, sebbene non si comprenda quale sia la fonte della somma.
Nel corso delle indagini, osservando alcune situazioni poco chiare, i pm ipotizzano una incrinatura nel rapporto tra gli Ugolini e Fegatelli, e ciò si evince da alcune conversazioni intercettate a bordo dell’auto di Alessio Ugolini il quale, discutendo con un conoscente, fa capire che sono in corso trattative per il pagamento del debito verso l’alto dirigente regionale.
Ma, allora, quali sono i rapporti tra Fegatelli e gli Ugolini?
Gli Ugolini e Fegatelli, per la DDA, hanno in comune affari in Moldavia.
“Voi mi dite come mi volete da’ i soldi, io tramite altre persone ti faccio le
fatture, mi paghi le fatture e a me quei soldi mi rientrano così” – così dice Fegatelli a Ugolini. Eppure un importo così rilevante non si riesce proprio a capire a che titolo debba essere reso, se per consulenza, collaborazione o altri motivi.
Ma che genere di business hanno insieme Ugolini e Fegatelli? Qui gli inquirenti si fanno più dubbiosi ma non rinunciano a descrivere un certo di tipo di questioni, di natura immobiliare, tra un signore dei rifiuti, Vittorio Ugolini, e un dirigente regionale che ha già avuto problemi con il Supremo dei rifiuti, Cerroni. I due, a quanto si apprende dalla DDA romana, avrebbero affari di natura immobiliare in Moldavia, con relativa compravendita di immobili e attività nel Paese dell’est Europa.
La presenza di Fegatelli e del suo debito preoccupa il figlio del patron, Alessio Ugolini il quale sostiene, in una conversazione con Francesca Neri (dipendente SEP, anche lei indagata), che i soldi da corrispondere a Fegatelli non devono essere più sborsati. In luogo di essi, Fegatelli si ”prenderebbe” il 10% della SEP.
Ma Fegatelli non è l’ultimo arrivato in questo campo. Consiglia, si preoccupa, critica Ugolini, suggerisce come muoversi rispetto agli enti preposti ai controlli come Arpa. Il contributo di Fegatelli alla politica gestionale della SEP è palese in molti ambiti, e spesso il consulente esterno Reali conversa con lui per sapere cosa deve fare, come deve agire, quali accortezze effettuare.
C’è una telefonata in cui Fegatelli avverte Vittorio Ugolini del controllo che la provincia dovrà effettuare il giorno seguente, nella quale viene espressamene detto di dover prendere i dovuti accorgimenti per far sì che la situazione sia sotto controllo. In quel caso si trattava della SO.GE.RI.T., la società dirimpettaia della Sep che, nel video a seguire (girato a febbraio), Ugolini definisce come ideale per pre-trattare il rifiuto umido da cui sottrarre una spremuta d’arancia, così da ridurre la frazione liquida dei rifiuti.
C’è un’altra conversazione in cui si sente Fegatelli suggerire a Reali di “inventarsi i dati relativi al tracciamento dei rifiuti (in particolare la lavorazione delle biocelle, che tra l’altro rappresentava uno degli adempimenti richiesti dall’Arpa), che la Forestale aveva a più riprese chiesto alla ditta“.
Ma Fegatelli, a differenza del vulcanico Vittorio Ugolini, cerca sempre di ponderare le parole e difficilmente si lascia andare, come invece capita con maggior frequenza soprattutto a Mario Reali e agli Ugolini.
Sono gli inquirenti a dire che “proprio per questa sua scaltrezza” Fegatelli è “ancor più pericoloso”.
GLI STRANI FATTI
Fegatelli si dimostra parte attiva nel cercare di modificare dati che potrebbero dimostrare che l’attività della SEP stia migliorando notevolmente. ·
L’8 giugno del 2018, infatti, la SEP trasmette una comunicazione, con proprie osservazioni, alla Procura della Repubblica di Latina, al NIPAAF e all’Arpa Lazio, sezione di Latina, facendo presente che, dal punto di vista dei dati inerenti le cosiddette unità odorigene (le puzze), il dato ”ufficiale” che viene comunicato è che l’impianto conta 140 u.o., a fronte di un limite massimo di 300 u.o quindi apparirebbe in effetti un sensibile miglioramento.
In una conversazione del 19 aprile 2018 Fegatelli, che mostra di essere pienamente all’interno della gestione societaria utilizzando persino la prima persona plurale in riferimento agli affari della Sep, critica le modalità di gestione di SEP e in particolar modo di Vittorio Ugolini.
Fegatelli vorrebbe un cambio di direzione nella gestione dell’impianto di Mazzocchio ma, poi, concludono amaramente gli investigatori, questa cosa non solo non avviene ma vieppiù si accresce la sua quota di responsabilità per tutto ciò che riguarda tracciabilità dei rifiuti, esami e valori contraffatti.
Fegatelli vorrebbe un cambio di direzione nella gestione dell’impianto di Mazzocchio ma, poi, concludono amaramente gli investigatori, questa cosa non solo non avviene ma vieppiù si accresce la sua quota di responsabilità per tutto ciò che riguarda tracciabilità dei rifiuti, esami e valori contraffatti.