CASO PALAMARA: AZIONE DISCIPLINARE PER UN GIUDICE DI LATINA

Luca Palamara

Caso Palamara: 27 i magistrati per i quali la Procura generale della Corte di Cassazione ha già esercitato l’azione disciplinare per “i fatti emersi da chat e intercettazioni”: tra di loro un giudice del Tribunale di Latina

A renderlo noto è stato il Procuratore Generale della Cassazione Giovanni Salvi. Saranno quindi in totale 27 i giudici che, finiti nelle intercettazioni con Luca Palamara, il magistrato che il 9 ottobre scorso il Consiglio superiore della magistratura ha rimosso dall’ordine giudiziario, dovranno rispondere dell’azioni disciplinare ai quali li sottopone la Suprema Corte.

A squarciare il velo, sulle trattative tra le correnti delle toghe per distribuire incarichi e ruoli nella nomenclatura delle Procure e dei Tribunali italiani, è stato il trojan inoculato nel cellulare di Palamara dalla Procura di Perugia che ha captato i colloqui che intercorrevano tra magistrati.

A finire nelle intercettazioni con l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara anche l’ex pm della Procura di Latina Gregorio Capasso, ora Procuratore Capo a Tempio Pausania.

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Ma a dover rispondere dell’azione disciplinare sarà l’attuale giudice del Tribunale ordinario di Latina, Sezione Civile, Stefano Fava, ex sostituto procuratore a Roma. Venerdì prossimo, infatti, comincerà il suo processo disciplinare poiché è accusato di aver esposto a Palamara i contenuti di una nota trasmessa al Csm e di avergli consegnato alcuni allegati “pur nella consapevolezza che sarebbero stati utilizzati dal suo interlocutore per gettare discredito” sull’allora Procuratore Capo di Roma Giuseppe Pignatone e sul suo aggiunto Paolo Ielo.

Fava, calabrese come Palamara e suo amico da molti anni, era, infatti, il magistrato della Procura capitolina che aveva presentato un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura (a marzo 2019) in cui evidenziava gli incarichi professionali conferiti dall’avvocato Pietro Amara, ex legale esterno dell’Eni sotto inchiesta a Roma in un’intricata vicenda di mazzette e petrolio, al fratello dell’ex procuratore della Capitale Giuseppe Pignatone, Roberto professore associato di Diritto tributario con studio a Palermo, e al fratello del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo. Vicende che sono state ritenute irrilevanti dalla Procura di Perugia.
Fava è accusato dai magistrati umbri di aver rivelato a Palamara i motivi per i quali era indagato dalla procura di Perugia. 

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