CASO MARCHESELLI: IL SINDACO CHE IGNORA QUEL PASSATO IMBARAZZANTE

Matilde Celentano
Matilde Celentano

L’ufficializzazione della nomina di Agostino Marcheselli a direttore generale del Comune di Latina: quando l’ex capo di gabinetto era intercettato dai Carabinieri

La pantomima inscenata dalla sindaca Matilde Celantano per la nomina ufficiale di Agostino Marcheselli quale direttore generale (già direttore generale in pectore dall’inizio del mandato della sindaca, quando senza alcun titolo operava all’interno del Comune) si è finalmente conclusa.

Iniziata con il bando balneare pubblicato il 22 luglio scorso, la vicenda è terminata il 6 ottobre con la conferenza stampa della sindaca, che ha annunciato (ma sarebbe forse più giusto dire confermato) la nomina di Marcheselli. 

Inutile ripercorrere le tappe, per certi aspetti al tempo stesso farsesche e sconcertanti, di questa storia che trasuda opacità da tutti i pori, in quanto l’opposizione ha fatto vari interventi sul punto e presentato interrogazioni consiliari.

Molto più interessante può essere, invece, cogliere lo spunto per fare qualche considerazione generale. 

IL PENSIERO DI PAOLO BORSELLININO SUL RUOLO DELLA POLITICA

Al partito di “Fratelli d’Italia”, di cui Matilde Celentano è un esponente, piace ricordare che da giovane il giudice Paolo Borsellino fu iscritto al FUAN, l’organizzazione universitaria del Movimento Sociale Italiano. 

Il problema, però, è che molti esponenti del partito, che si mettono la medaglietta di Borsellino sul petto, non si ricordano quello che il giudice ha detto più volte in numerosi convegni pubblici, di cui esistono resoconti e filmati.

Il pensiero di Borsellino era molto chiaro nel distinguere i compiti della magistratura e quelli della politica.

L’aspetto penale e quello etico/politico non devono sovrapporsi e non vanno confusi.  

La responsabilità penale può essere accertata soltanto da sentenze dei giudici che acquisiscono autorità di cosa giudicata. La responsabilità etica, ma anche politica, deve essere fatta valere in sedi separate rispetto alle aule di giustizia e indipendentemente dall’esito di inchieste e processi. 

Secondo Borsellino, che nell’esporre il proprio pensiero faceva anche degli esempi concreti, confondere piani diversi è strumentale a giustificare l’assenza di responsabilità politica, a creare confusione nell’opinione pubblica e a scrollarsi dalle spalle responsabilità, decisioni e scelte che dovrebbero essere il pane quotidiano della politica.   

Ebbene,

  • al netto della presenza in Comune di Marcheselli prima che partecipasse al bando;
  • al netto della mancanza di criteri prestabiliti per l’effettuazione della selezione da parte della Commissione, che aveva il compito di sceglierne cinque per il colloquio finale con la sindaca, che, all’esito del colloquio, avrebbe poi scelto il direttore generale;
  • al netto delle polemiche relative alle modalità di costituzione della Commissione stessa 

Si può senz’altro affermare che la sindaco Celentano non ha capito granché dell’insegnamento di Paolo Borsellino.

Tra i trenta candidati (di cui ventinove comparse) e i successivi cinque selezionati dalla Commissione (di cui quattro comparse), la sindaco ha individuato come il miglior direttore generale possibile per il Comune di Latina Agostino Marcheselli, il cui nome è finito in una inchiesta del Nucleo Investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Latina, avente ad oggetto gravi reati contro la pubblica amministrazione riguardanti il Comune di Latina (periodo 2008 – 2009).

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Nonostante l’indagine sia stata al tempo affossata e quindi rimasta nascosta, le relative carte giudiziarie, costituite anche da inequivocabili intercettazioni, a distanza di anni sono state pubblicate in due libri (entrambi editi dalla casa editrice “Il Levante”): il primo uscito a luglio del 2021 (“Storie nascoste di Latina”); il secondo uscito a giugno 2022 (“Storie nascoste di Latina Parte II – Le altre carte giudiziarie”).

Marcheselli non è mai stato indagato per alcun reato, ma il suo comportamento all’epoca si contraddistinse per opacità e mancanza di etica nello svolgimento delle sue funzioni di capo di gabinetto del Comune di Latina. Eccone alcuni esempi.

NOI FACCIAMO TUTTI PARTE DEL GRUPPO IL CUI CAPO È IL SINDACO

Venuto a conoscenza dal sindaco dell’epoca che il vice sindaco era indagato per la richiesta di una tangente ad un imprenditore (tangente documentata inequivocabilmente da una intercettazione), Marcheselli non ha alcuna remora a recarsi preso lo studio del mazzettaro (dove non pensava di essere intercettato) per rassicurarlo sulla questione. 

Queste le sue parole “Noi facciamo tutti parte del gruppo, il cui capo è il sindaco”.    

Lo tranquillizza dicendo che il capo ha i suoi rapporti a Roma, a Latina e con il Procuratore Capo della Repubblica di Latina . 

Insomma, il fatto che un assessore chieda una tangente sembra che a Marcheselli non faccia né caldo né freddo, anzi se fa parte del gruppo va tutelato.

IL TELEFONO DELLE MOGLI 

Altro aspetto inquietante dell’inchiesta dei carabinieri è che questi ultimi scoprono che spesso il capo di gabinetto Marcheselli e il sindaco per parlare al telefono utilizzano le utenze cellulari dei coniugi. 

Tale circostanza si inquadra perfettamente nella rappresentazione dei vertici del Comune di Latina che scaturisce dall’indagine (affossata)dei carabinieri di Latina: una sorta di covo dove venivano tessute trame nell’ambito di un sistema che andava oltre le mura del Palazzo comunale. 

LA RISATA DI MARCHESELLI

Il capo di gabinetto è al telefono con il sindaco, il quale, consapevole di essere intercettato e altrettanto consapevole della propria impunità, si riferisce così ai carabinieri: “Quegli stronzi che stanno intercettando”. La risposta del capo di gabinetto è una bella risata.

LA SCELTA DI MATILDE CELENTANO

Approdata alla politica come consigliera comunale nel 2016, e quindi dopo gli intrecci e gli intrighi degli anni di Zaccheo sindaco e dopo Maiettopoli, è diventata sindaca anche perché non apparteneva in alcun modo a quel passato. 

Nominando Agostino Marcheselli la sindaca non ha scelto solo il direttore generale, ma ha fatto una scelta ben più importante. 

Ha scelto da che parte stare. Ha scelto il passato, imboccando una strada ben diversa da quella tracciata dall’insegnamento e dal pensiero di Paolo Borsellino. 

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